Rosencrantz e Guildstern pendono dalle labbra del principe Amleto. Silenziosi, forse troppo. Non sanno come ci sono finiti nella tragedia di Shakespeare. Da spettatori, nella sala Assoli dei quartieri Spagnoli dove va in scena lo spettacolo Wrong play, my Lord!, sono stati ribattezzati dai tre attori (Arturo Muselli, Margherita Romeo, Alessio Sica) cortigiani del principe di Danimarca. Coinvolti in una potente sfida teatrale proporre al pubblico napoletano la rielaborazione di uno dei pezzi forti dell’inossidabile William, in inglese
A raccontarlo è Arturo, spiegando anche tutti gli eventi che hanno anticipato l’idea. A soli sedici anni la sua passione per il teatro lo conduce sul palcoscenico. Una scelta maturata dall’incontro con la regista sarda Maria Benoni che viene dalla scuola parigina di mimo fondata da tienne Decroux. Improvvisamente, gli si spalancano le porte di un mondo da esplorare attraverso workshop internazionali.
Londra, il suo grande amore. Per istinto e conoscenza. Gi da piccolo, all’asilo, è abituato a parlare inglese. E la capitale gli va incontro familiare, suadente, materna. Non si sente mai straniero sotto la torre del Big Ben dove approda anche dopo la laurea in lettere moderne alla Federico II (raggiunta nel 2007). In cerca della propria identit di attore che ha gi accumulato un bel po’ di esperienza lavorando per la pubblicit o per serie televisive come La squadra e Un posto al sole, riuscendo persino ad agganciare una parte nella fiction “incantesimo”, mai accettata per non farsi distrarre dagli studi universitari, quasi agli sgoccioli.
Sulle rive del Tamigi frequenta un centro per attorie perfeziona il gioco teatrale di stare dentro e fuori dal personaggio. Imparando la semplicit e la concretezza britannica del mestiere, dove conta il sentimento della condivisione, del lavorare tutti insieme per creare emozioni e bellezza, un po’ distante dal costante bisogno di protagonismo made in Italy.
Di ritorno a Napoli, dove poco si muove sul piano professionale, rivede la regista Ludovica Rambelli (ideatrice dei “Tableux vivants” di Caravaggio sullo sfondo del Museo diocesano di Napoli) che indossa l’immancabile cappello, e chiacchierando, in un bar, riafferra con lei il trasporto evergreen per il Bardo, contagiando anche altre persone incontrate sul suo cammino da attore. Nasce cos, la compagnia teatrale “The hats”, nel nome della comune e irresistibile attrazione per i copricapi ma anche perch basta cambiare cappello (e accento) per dare vita a un ruolo diverso, pure se si è in tre sulla scena.
Palazzo de’ Liguoro, aristocratica dimora nel cuore del popolare rione Sanit , è il luogo del debutto per il loro Amleto, dopo un Otello proposto alle scuole salernitane. Ed è subito successo. Per arrivare poi alla sala Assoli nell’aprile di quest’anno e, in estate, alla rassegna Benevento Citt Spettacolo con una performance ispirata a un altro dramma shakespeariano, Macbeth.
Amleto (che ha il volto di Alessio) è spalleggiato dall’amico Orazio (Arturo, che d voce anche a Polonio, Laerte e re Claudio) insieme, riescono a restituire il sorriso legato a icone partenopee come Totò e Peppino (De Filippo) e a far emergere il lato comico della tragedia, sempre evaporato nella traduzione. Offrendo non poco all’arte dell’improvvisazione in lingua straniera, ma contemporanea, liberata dall’antichit . Proprio per non mollare l’attenzione degli spettatori, sorpresi continuamente dai bisticci linguistici di pronuncia capita che mother si confonda con murder e la fosca ombra dell’assassinio venga implicitamente legata alla figura della madre (interpretata da Margherita che si cala anche nei panni della giovane Ofelia amata dal principe, della regina Gertrude e dello spettro grazie al volteggiare della propria mano). Niente di più attuale e appassionante di un delitto in famiglia dove c’è sapore di vendetta e mistero il fantasma del padre spinge il figlio contro il fratello che lo ha ucciso per impossessarsi del trono e impalmarne la consorte, ormai vedova. E i “disastri scenici” diventano nuove battute. Succede, una sera, con l’improvvisa amnesia di Amleto che induce gli altri due a rassicurarlo «Tranquillo, sappiamo che stai passando un brutto periodo, pap è morto, tuo zio ha sposato tua madre…»
Recitano, divertendosi; la gente se ne accorge e li segue; non ha bisogno di sottotitoli italiani. Mentre Arturo, dopo lo spettacolo, spesso lo rivive nella mente come se fosse una fotografia, pensando alla luce e all’immagine che lui, da attore, insieme agli altri, offre alla platea. Una inclinazione naturale che lo ha avvicinato, gi da adolescente, alla macchina fotografica (nonostante da bambino timido detestasse l’obiettivo paterno puntato su di lui). Frequenta corsi di un’agenzia romana, dove tra i docenti incontra il reporter napoletano Luciano Ferrara. E affascinato dalle sue inquadrature di giornalismo ravvicinato comincia a collaborare con lui nel suo 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e studio/casa della citt antica, “officina” di eventi fotografici. Senza mai dimenticare il teatro. Dove, nel futuro prossimo, c’è un nuovo progetto. Romeo e Giulietta al festival di Edimburgo. Ancora una sintesi di due passioni che non si escludono mai.
Wrong play, my lord!
da Amleto di William Shakespeare
con
Arturo Muselli, Alessio Sica e Margherita Romeo
Regia Ludovica Rambelli
Aiuto Regia Victoria de Campora
Foto di Scena Anna Monaco
Sala Assoli, Vico Lungo Teatro Nuovo 110 – Napoli
Fino al 26 novembre
marted e mercoled sera (alle 19)
teatro Ghirelli di Salerno i primi di dicembre (dal 4 al 7) con rappresentazioni mattutine per le scuole
Per saperne di più
www.thehats.org
Negli scatti di Anna Monaco, scene da Wrong play, my Lord!. In basso, nella prima immagine da sinistra, Arturo Muselli