Attivo a Napoli negli anni d’oro della belle poque, che vanno dalla fine dell’Ottocento alla prima met del Novecento, lo scultore Francesco Jerace, nativo di Polistena (Calabria), testimoniò con la sua straordinaria arte un mondo napoletano in espansione, fertile di cultura, scolpendo busti di personaggi di rilievo europeo che spesso elessero la citt a dimora definitiva, ma anche volti significativi del popolo, profonda anima di Napoli.
Le opere di Francesco Jerace, di propriet del Comune di Napoli e conservate nel Museo Civico di Castel Nuovo, sono oggetto, insieme ad altre di altrettanti illustri autori, tra cui il genio assoluto Vincenzo Gemito, della bellissima e palpitante mostra Il Bello o Il Vero. La scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento – inaugurata lo scorso mese di ottobre – a cura della professoressa Isabella Valente, progettata da DATABENC distretto ad Alta tecnologia per I Beni Culturali, promossa dal Comune di Napoli, dall’Universit degli Studi di Napoli "Federico II" e ospitata nel Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore fino al 31 maggio (tutti i giorni dalle ore 11,00 alle 19,00, ingresso 5 euro), assolutamente da non perdere.
Quarantadue opere dello scultore, napoletano d’adozione, sono state fotografate ed esposte nella successiva mostra fotografica Sguardi su Francesco Jerace di Silvio Russino, prefazione di Isabella Valente, inaugurata lo scorso 12 marzo nella Sala Capitolare del Complesso di San Domenico Maggiore.
«Le quarantadue fotografie che Silvio ha selezionato per la sua prima mostra sono il risultato di una sperimentazione condotta in molti più scatti. La sua scelta è condizionata non soltanto dalla sua sensibilit di artista, ma anche dalla sua capacit di lettura dell’opera, sviluppata grazie alla formazione universitaria e agli studi compiuti sull’arte. I dettagli dei volti che lo hanno particolarmente colpito sono chiaro/scuri, sono pieni/vuoti. Silvio gioca con le luci e con la forma. Del resto che cos’è la scultura se non forma, luce e materia? », spiega la storica dell’arte Isabella Valente nel testo introduttivo del catalogo della mostra.
Per Silvio Russino, laureato in beni culturali, realizzatore di progetti still-life, specializzato nei ritratti (in particolare ai beni artistici e culturali), ultimamente nella fotografia di paesaggio, questa è la prima personale e, bisogna subito rimarcare, di assoluta fascinazione.
Le opere di Jerace vengono restituite in rigoroso bianco e nero in tutta la loro profondita e bellezza.
Russino le fotografa con tagli particolari, giochi di chiaroscuri, di pieni e di vuoti, appunto, e ne coglie, attraverso la sua personale lettura, il sentire profondo che Jerace vi aveva infuso.
Busti di uomini e donne, illustri e non, fotografati nella loro fierezza intellettuale, ieratica nobilt o densa malinconia, fino ad arrivare all’incarnazione di una femminilit arcaica che recupera le proprie radici in un tempo mitico, come Nosside di Locri, Myriam o Mistica, la celebre Victa, o, ancora, la bellezza femminile sospesa tra realt e poesia, come la struggente Era di Maggio, ispirata alla celebre canzone del poeta e scrittore coevo Salvatore Di Giacomo, oppure quella più strettamente popolare come La donna discinta con spallina.
Scatti d’autore intensi che, una volta di più, sottolineano la grande arte di Jerace, artista forse fino ad oggi poco celebrato, ma di sicuro uno degli scultori più importanti della sua epoca, che ha lasciato una produzione importante, ancorchè monumentale in campo europeo, non solo napoletano. Per restare nel nostro ambito, esempi straordinari sono la statua di Beethoven allocata al centro del giardino del Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, oppure il momumento funerario alla celebre matematica Mary Somerville, all’interno del cosidetto Cimitero acattolico degli Inglesi, nel giardino della chiesa di Santa Maria della Fede, che si trova antistante la zona cittadina del Borgo di Sant’Antonio Abate, infine tutta la mirabile collezione di busti, allocata nel Museo Civico di Castel Nuovo, che oggi è possible ammirare nell’ambito della mostra Il Bello o il Vero, nel Complesso di San Domenico Maggiore, come si diceva.
Figlio e fratello di pittori e scultori, Francesco Jerace si può definire di certo il cantore di un epoca di grandi e importanti mutamenti per Napoli e l’Italia, di primati culturali e nuove scoperte scientifiche. Scolp teste possenti e importanti, riprodusse attraverso le sue sculture un mondo straordinario che sarebbe definitivamente mutato dopo la tragedia della prima Guerra mondiale. Sue opere sono presenti a Londra, Varsavia, Berlino, Dublino, Vienna e in tutta Italia, nella perfezione dei volti, nel mutare degli sguardi, nella contemplazione dell’attimo. Jerace diede a tutte le sue opere il piglio superbo dell’artista di razza.
La mostra di fotografie di Russino (foto) apre il programma di eventi e mostre alla ris 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B coperta dell’800 napoletano proposti da Databenc (Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali) presso il Complesso di San Domenico Maggiore in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, ideati anche come “Un’opportunit per la citt di Napoli e la Campania per proporre, in occasione di Expo 2015, una prestigiosa offerta culturale e turistica”, come sottolinea il comunicato stampa Databenc.
Per saperne di più
www.ilbellooilvero.it/san-domenico-maggioresguardo-contemporaneo-su-francesco-jerace-maestro-dell800