Le note dell’Ave Maria di Cimmaruta riempivano il silenzio delle strade di Napoli, compostamente animate da una folla in attesa dell’arrivo del Papa. Mani, tante mani mani giunte in preghiera, mani che scandivano il ritmo dei canti, mani protese verso l’abito candido che si avvicinava, mani che applaudivano, mani che raccoglievano lacrime timide e poi copiose, liberatorie.
La Piazza grande pulsava di colori, di dolori, di speranze, di debolezze e di grandezze di un’umanit variegata, ma per una volta accomunata da un solo desiderio. Molti si sono chiesti che cosa succeder dopo la visita di Papa Francesco. Gi , molti guardano avanti, pochi però guardano oltre la sosta del pontefice è l’inizio di un cammino che deve superare le dimensioni della speranza e condurre alla misericordia, cardine su cui ruoter l’imminente Anno Santo straordinario.
Il pellegrinaggio di Francesco, mite e rivoluzionario, mira al primato dell’amore, della charitas paolina, della fratellanza globale e della misericordia universale. Nel 1938 Dietrich Bonhoeffer scriveva «Fatico a comprendere perch il Signore mi ami cos, perch io gli sia cos caro. Non posso capire come egli sia riuscito e abbia voluto vincere il mio cuore con il suo amore, posso soltanto dire “Ho ricevuto misericordia”».
Ispirata al Vangelo della liturgia del giorno, l’attesissima omelia ha scolpito parole profonde e inquietanti nei cuori dei presenti. Come un parroco che parla ai bambini, ha invitato tutti a esclamare «Gesù è il Signore», per poi giungere al tema fondante del discorso, che è l’amore «I veri beati sono i non violenti, i miti. Non c’è altra strada per cambiare il mondo». Si rivolge poi a coloro che vivono nelle periferie dell’esistenza.
Ricevere la parola di Dio è una grazia. «I Portare a tutti la misericordia, la tenerezza, l’amicizia di Dio» questo il monito di Papa Francesco, che invita tutti a portare avanti la rivoluzione dell’amore, della tenerezza e dell’amicizia di Dio, che è l’unica che può far risorgere l’umanit . «Sorridete alla potenza di Gesù risorto e porterete frutti di vita nuova in questa citt », dice ai giovani. Largo alla speranza suggestivo l’invito ai “cari napoletani” a non cedere alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti la corruzione d pane per oggi e fame per domani.
Nel mettere in guardia i giovani dal cinico commercio della droga, il tono si fa severo «La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella citt e la gioia del cuore napoletano».
Ai delinquenti rivolge l’invito a convertirsi, a essere consapevoli che Gesù li sta cercando. Ancora più accorato e pressante si fa il discorso, quando all’invito a mutare rotta il Papa aggiunge «Ve lo chiedono le lacrime delle madri di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori».
L’arrivo di Francesco coincide con l’inizio della primavera, che è «tempo di speranza», «tempo di riscatto per Napoli. Il futuro di Napoli non è ripiegarsi rassegnata, ma fare largo alla speranza. Sperare è resistere al male e scommettere sulla misericordia». Perfettamente equilibrata tra impegno civile e attenzione alla liturgia, il Papa conclude «Dio vive a Napoli»; e invita la piazza a gridare «Gesù è il Signore», per congedarsi con un inatteso «’a Maronna v’accumpagna».
La breve permanenza del Papa a Napoli e, particolarmente, la celebrazione della Messa in piazza Plebiscito, non potr restare un bell’evento per la citt sar per i napoletani una compagnia, una memoria, una profezia, come la teologia per Bruno Forte.
Le mani, tante mani, tornano ad alzarsi, ad applaudire, a raccogliere le lacrime, a protendersi verso la figura bianca che accarezzando bambini e ammalati si allontana, mentre un pallido sole, che si prepara a splendere biondo e forte sulle mille vite di Napoli, ci ricorda che la primavera è iniziata.
Nelle foto di Giovanna Sommella, momenti dell’evento in Piazza del Plebiscito dove il Pontefice ha celebrato la messa