Marco Bolognesi al Pan, Palazzo delle Arti Napoli, dopo Merano e Bologna, con sue opere nella mostra “Sendai City. Alla fine del futuro” curata da Valerio Dehò e Massimo Sgroi. Sendai City è la citt del futuro che vive nell’universo fiabesco di Bolognesi. Citt postmoderna abitata da organismi cibernetici, mutanti, robot umani riprodotti in laboratorio, valchirie belle statuarie aggressive quasi nude (foto).
Il tema è la trasformazione dell’umanit dovuta al progresso, variazione di usi e costumi, globalizzazione, tecnologia imperante, dominio delle multinazionali, progressiva distanza dell’uomo, vittima del consumismo, da cultura, arti, etica.
Spiega Bolognesi «Si sta realizzando quella strada che gli scrittori cyberpunk avevano profetizzato il controllo dell’energia, acqua, le multinazionali, mercato dei dati».
Per Dehòil progetto di Sendai City ci restituisce un’utopia e un incubo «il sogno dell’uomo di liberarsi dalla sua carnalit e dalla morsa del tempo e la paura di non più usare la coscienza per distinguersi dai robot e dalle macchine.
Sottolinea Sgroi «La concezione estetica della Sendai Corporation dimostra la capacit visionaria di Bolognesi. Un mondo di spettacolo, sesso e morte. E’show puro elevato alla ennesima potenza dell’immagine Fake laddove la fascinazione si trasforma in orrore e l’orrore nell’estrema forma di seduzione».
Artista film-maker, Bolognesi a vent’anni realizza le prime opere video per la RAI e poi presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Lascia Bologna, sua citt natale, per Londra. Vince “The Artist in Residence Award”. Realizza la mostra “Woodland” che viene poi edito come libro fotografico. Autore del cortometraggio “Black Hole”, del libro monografico “Dark Star”, “Protocollo” edito da Einaudi, del progetto “Genesis”, dell’installazione “Mack-up”, “Humanescape” mostra e libro al festival Fotografia Europea di Reggio Emilia a cui partecipano Bruce Sterling e Jasmina Tesanovic. E’ invitato alla collettiva “What made us famous” con Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas.
E’ un artista poliedrico, dotato di cultura italo-inglese, opera fondendo arte e tecnologia, musica cinema e teatro. I suoi plastici sono giocattoli fantascientifici costruiti con materiali riciclati. I colori dominanti sono rosso blu e grigi nelle molteplici loro gamme e sfumature. Le modelle diventano maschere teatrali, Pierrot, pupi siciliani, marionette, di spettacoli del futuro, soldati per guerre interplanetarie combattenti tra le stelle.
La mostra è fino al 28 giugno al Pan in via dei Mille n.60. Ingresso libero.