Sognare gli d la libert di scrivere. O meglio, costruendo un finto sogno può abbandonarsi al suono della scrittura senza limiti, curando la malattia da scrittore che lo ha colpito qualche anno fa. Dalle 5 di mattina fino alle 8, catturato dai tasti del computer, si lascia guidare dalla melodia delle parole con una missione precisa quella di far ridere. Poi, smessi i panni dell’autore, Enrico Careri torna alla seriet del docente universitario che insegna musicologia alla Federico II e del direttore che guida il centro studi della canzone napoletana alla Fondazione Murolo.
Ed è cos, che nel giro di poco tempo ha pubblicato due romanzi “Adesso altre pecore” e “Manuelito se ne va” (ma in realt nel cassetto ne ha ben di più) e una recente raccolta di racconti “Piccoli ciclopi e altri sogni” (ad est dell’equatore, apgg.195, euro 14) dove di ciclopi non si parla, ma il titolo è venuto da s per la passione degli anagrammi (ha letto tutti quelli contenuti nel dizionario Zanichelli). E giocherellando con frasi e con storie (anche se d’ora in poi ha deciso che queste ultime saranno eliminate a favore della musicalit linguistica), nel suo cammino d’autore, ha sempre avuto cavie umane su cui per testare l’effetto del prodotto, in primis la madre, lettrice attenta e divertita dai suoi intrecci.
All’incipit delle favole “c’era una volta” sostituisce la formula onirica “Io sono”… Zorro, per esempio, eroe per eccellenza, mito dei bambini da generazioni. Ma è un cavaliere avvizzito, preda della collera facile e assassina. Anche Biancaneve se la passa male e ha una crisi d’identit , tanto da confondersi con qualcuno dei nani, Brontolo o Pisolo mentre la sorella di Napoleone, Paolina Borghese, se la spassa con Canova che ne scolpisce la statua. Invece il principe azzurro rivaluta le sorellastre di Cenerentola che definisce due gnocche; i fratellini Hansel e Gretel trapassano con il coltello del pane il cuore della perfida mammina, lasciandone il cadavere sotto un frassino; infine, il lupo di Cappuccetto rosso è sconfitto dall’astuzia dei tre porcellini.
Tutto allora si muove nel regno dell’inconscio? Assolutamente no. Le pagine si sfogliano con curiosa avidit , fino all’ultima, mentre un sorriso di soddisfazione si stampa sulla faccia di chi legge. Una specie di ghigno appagante determinato da un pensiero che l’autore smantelli i luoghi comuni e metta a nudo tutte le debolezze di un mondo nascosto nella trincea delle ipocrisie e nel castello delle categorie buoni/cattivi. Careri si diverte a sovvertire le regole, dando una lezione di stile. Chiss che un giorno Kafka non gli si pari davanti durante le ore della febbre letteraria mattutina per dirgli «Complimenti, mi hai battuto. La tua critica alla societ è più feroce della mia. Ma almeno tu ti sei divertito…».
Nella foto, la copertina del libro