Caravaggio 409 anni dopo. Continua a far parlare di sé e la fascinazione nei suoi confronti può solo aumentare.
Ovviamente tutti sanno che Michelangelo Merisi aveva “qualche problemino con la legge”, una vita spericolata e, per usare un termine contemporaneo, molto rock ‘n roll. Giulio Mancini, uno dei biografi dell’artista, suo contemporaneo, affermava che le stravaganze del pittore erano dovute al suo calore e spirito così grande.
Tuttavia al Pio Monte della Misericordia, presentando il suo libro, Nella bottega di Caravaggio edito da Colonnese, sottolinea di aver voluto tradurre in narrativa la cultura e la sensibilità sociale del pittore espressa tramite il realismo nelle sue opere, e quindi allontanare l’idea comune di lui come uomo violento e ignorante.
Messina propone nel suo libro una fedele ricostruzione storica del periodo napoletano del Merisi, riscontrabile perfino nella cura dettagliata della descrizione di polveri e colori utilizzati dal maestro e si concentra soprattutto sulla composizione delle Sette opere di Misericordia. Ciò nonostante fa anche notare come il suo lavoro non sia solo il frutto di uno studio puramente storico.
Citando Aristotele, l’autore si è avvalso della facoltà dei poeti di raccontare ciò che sarebbe potuto accadere illuminando i punti bui e misteriosi della biografia di Caravaggio, e in particolar modo quel vissuto che fa capo all’arco temporale del 1606 e 1607.
Napoli è lo scenario, e tra i vari luoghi dell’azione vi è il Pio Monte della Misericordia, istituzione benefica nata nel XVII secolo che ospita una chiesa seicentesca dove è conservata proprio la tela delle Sette Opere della Misericordia e dove si è discusso del volume.
Un luogo suggestivo e affascinante che permette di poter cogliere i segni della presenza e dell’operato di Caravaggio a Napoli, il lascito culturale e l’impatto che ha avuto su questa città.
L’occhio di un artista non toglie nulla alla realtà, anzi aggiunge e la impreziosisce.
Così anche Caravaggio, tramite le sue tele, i colori e i soggetti ha contribuito all’arricchimento di Napoli.
Lui stesso si sentiva molto ispirato dalla città, tanto da affermare che non esisteva una mattina in cui non riuscisse a scorgere per strada un suo quadro.
Così Raffaele Messina ha ravvivato la consapevolezza della ricchezza sia nascosta che svelata di Napoli, raccontando ciò che è Napoli nella sua magmatica essenza.
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