Nell’attuale disorientamento, che riguarda evidentemente anche il campo artistico, è una guida, per gli artisti, avere un argomento, un tema da svolgere. Cos è opportuna l’idea, probabilmente del critico Achille Bonito Oliva, che ne è il curatore, della serie di mostre, diffuse in tutta Italia, di quaranta alberi della cuccagna, ognuno realizzato da un differente artista. Ed è interessante notare le diversit di carattere e di cultura che i diversi autori esprimono nella realizzazione del loro albero.
A Napoli, la presentazione dell’albero di Luigi Ontani al Museo Archeologico segue quella di Paul Renner alla Vigna San Martino. Il personaggio Renner si presentava come esuberante, sorridente e socievolmente comunicativo. Il suo albero era l’esaltazione della cuccagna come abbondanza, grasso che cola, sembrava quasi la rappresentazione di una grande abbuffata e del senso di chamade che ne segue. Oppure poteva sembrare, simbolicamente, la rappresentazione di una societ opulenta ormai decadente.
Tutto diverso l’albero di Ontani, che lo ha chiamato AlnusThaiAurea, con chiaro riferimento al suo cognome. L’alnus aurea, infatti, è il nome di un grande ontano. L’aggiunta Thai richiama il viaggio di Ontani in Thailandia, ovvero le sue lunghe permanenze in Oriente. All’Oriente si riferiva anche un’altra sua mostra, nel 2013, al Museo Archeologico napoletano.
Ontani, infatti, è noto per il suo interesse all’arte orientale, ma anche per le sue performance, di cui è stato regista ed attore e per i molti suoi autoritratti nelle vesti di famosi personaggi. In genere, si dice che gli artisti siano un po’ narcisi, forse lo si può dire anche di lui. Il suo albero della cuccagna è piantato al centro di una composizione circolare di grossi petali colorati (naturalmente finti) distesa sul pavimento. Ai rami, nodosi e attorcigliati, sono appese delle maschere, visi umani.
Non conosco il significato delle maschere thailandesi, ma siccome qui ci troviamo in un museo archeologico siamo autorizzati a pensare che queste maschere siano piuttosto ispirate a quelle dell’antico teatro greco, visibili anche nella sala accanto a quella dove è stato opportunamente allocato l’albero di Ontani. D’altronde, per i visitatori, istintivamente, le installazione prendono senso dal luogo dove sono alloggiate. Le maschere appese ai rami dell’albero sembrano rappresentare i vari tipi umani, nati dall’albero della vita, discendenti da Adamo ed Eva. Formano un insieme di vivaci colori su cui si impone il fortissimo rosso di una testa dai lineamenti negroidi.
L’albero di Paul Renner si notava per la sua immediatezza. Invece la forma dell’albero creato da Ontani, costruito con materiali artificialmente lavorati, appare curata e obbediente a un progetto ben definito ed è stilisticamente apprezzabile. Si può anche pensare, come suggerisce il titolo, che le curve sinuose che Ontani ha dato ai rami del suo albero richiamino forme thailandesi, (che solo alla lontana possiamo immaginare). Ma più propriamente richiamano alla mente del visitatore attento le volute dei serpenti dipinti nella sala del Museo Archeologico attigua a quella dove è esposto quest’albero della cuccagna.
C’è anche un serpente attorcigliato a un albero, dipinto accanto al dio Serapide. Interessante. Perch Serapide è il dio introdotto in Egitto, agli inizi del terzo secolo avanti Cristo, dal faraone greco Tolomeo Primo. A quei tempi l’Egitto da poco è diventato greco. Alessandria è una nuova citt , greca nella pianta e nello stile, ed è abitata da molti greci. Come fare accettare agli egiziani Serapide, questa nuova divinit dalle sembianze greche e cos simile a Giove? Rendendola una personificazione del dio egizio Osiride.
Luigi Ontani afferma di essersi ispirato nelle sue opere alle teorie di James Frazer, l’antropologo ottocentesco studioso della natura e degli alberi (cito genericamente), riconoscendovi un rapporto con la magia e con i miti protostorici ed ellenistici, soprattutto con i riti misterici di Osiride, Demetra e Dioniso.
Quindi Ontani propone di attribuire al suo albero (foto), strano oggetto colorato, quasi totemico, il fascino di una misteriosa e misterica magia.
Per saperne di più
cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale