La Fondazione Valenzi ospita la mostra fotografica di Ferdinando Balzamo intitolata “tutto questo mare …”. Dal 10 ottobre e fino al 30 ottobre alla Fondazione Valenzi Maschio Angioino (dal lunedi al venerdi dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso gratuito)
Ferdinando Balzamo, architetto, dirigente di partito, uomo di sinistra, gi amministratore pubblico, con l’hobby della fotografia. Probabilmente “dentro” l’obiettivo prende le misure anche della sua vita. Carattere mite, uomo di relazioni, che preferisce il dialogo. Le sue foto parlano di un orizzonte, del mare, delle attivit ad esso collegate. Un mare che parla, che profuma, che produce, che ispira profondit , che rilascia inquietudini.
Ne parliamo con l’autore.
Lei racconta il mare in immagini…
Ogni volta che mi è capitato tra le mani, o ne ho intercettato una citazione, sono sempre rimasto colpito dalla straordinaria forza del titolo del libro di Annamaria Ortese “Il mare non bagna Napoli”. Una forza simbolica, metafisica. La negazione della presenza benefica, quasi salvifica, del mare, come paradigma dei limiti e delle contraddizioni della citt .
Il paradosso mi ha sempre impressionato anche per un altro motivo l’immagine che evoca, io non riesco a concepirla neanche in astratto. La presenza del mare è evidentemente per me un dato acquisito ed incancellabile. Forse è proprio per questo che avverto tutta la violenza, di cui quelle parole sono capaci.
Il mare e la citt . Due “oceani” di sensazioni, turbamenti, di passione.
A me piace raccontare storie ed emozioni con le immagini, e questa riflessione, ha nel tempo fatto crescere il bisogno di sfidare il paradosso, di verificarlo. Nel corso del lavoro mi è piaciuto pensare di aver trovato questo bisogno anche in un’altra esperienza letteraria, stavolta di Maurizio De Giovanni, che scrive
“A che serve tutto questo mare, me lo sapete dire? A che serve il mare?”.
Allora, andiamolo a cercare, guardiamolo questo mare, tutto e in tutti i suoi aspetti, testimoniamone la presenza; scopriamo se dietro la sua rappresentazione, spesso oleografica e apparentemente tranquillizzante, non è capace di raccontarci egli stesso, con la sua presenza invadente, la lacerazione tra splendore e bruttezza, tra amore e violenza, tra rispetto e disinteresse.
La citt , insomma. Con le stesse immutabili contraddizioni e inadeguatezze.
In che direzione va questo lavoro?
E’ sempre difficile rappresentare il senso del proprio lavoro; il mio è un invito, anzi un grido, a resistere, a rinascere.
Per chiudere, una terza citazione letteraria, voglio guardare il mare come “la Ginestra”, testimone critico, leopardianamente, delle vicende umane.
Perch in questa testimonianza, in questa resistenza, c’è la possibilit di sperare.
Le immagini, mi auguro, restituiscano questo diritto alla speranza, lasciando vedere, a volte solo immaginare, un paesaggio di infinita bellezza.
Nelel foto, quattro immagini in mostra