Napoli nel tempo che  fu.  Tra scandali, suicidi e omicidi che destavano scalpore e curiosità. Continua il nostro percorso nel passato. Ieri, come ancora avviene oggi,  il popolo napoletano si divideva tra schiere diverse: «E’ innocente»; «No è colpevole».  I bassi e i salotti borghesi anticipavano i televisivi format moderni.
Immaginiamo le nostre popolane caldeggiare l’una o l’altra opinione con un linguaggio napoletano arcaico che ci fa fare un tuffo nel Settecento. Riecco emergere quelle che abbiamo definito, nei nostri precedenti itinerari, le indimenticabili dimenticate, donne, divine, protagoniste dello spettacolo. Qualche volta legate anche a fatti di cronaca. Tra queste, la soprano napoletana Marianna Monti, che fu arrestata per la sua relazione con  il marchese di Gerace. Come tutte le donne celebri aveva amici e ammiratori facoltosi e furono proprio loro ad aiutarla, facendola trasferire in un convento, in seguito a un certificato di “onestà” grazie al  quale  fu messa in libertà. Tutto questo accadeva nel 1760. Poi tornò in auge, ma, alla fine, morì povera nella città dove era nata.
Ancor prima,  sulle prime pagine dei giornali e sulla bocca di tutti ci fu il nome di Caterina Aschieri,  conosciuta come “La Romanina”,  cantante che nel 1735 fu scritturata dal teatro dei Fiorentini di Napoli, dove si esibì nelle opere “Gli amanti generosi” di D. Sarro”, “Angelica e Orlando” di G. Latilla, “Il finto pazzo per amore “di G. Sellitti, “Il barone de la Trocciola “di G. Fischietti e “ I due baroni” di G. Sellitti.
Di lei ci sono poche notizie. Si sa che nacque a Roma intorno al 1710  ma  non si conoscono i particolari del suo debutto, né la data e il luogo della sua morte. Nel 1736 fu arrestata e espulsa dal Regno delle due Sicilie con tutta la  famiglia (la madre, Maria Mazzanti, un fratello e la sorella Albina,  anche lei artista) per “irriferibili motivi”. Supponiamo che qualche cronista scrivendo di “voli cosiddetti sublimi” si riferisse a comportamenti non proprio consoni alla morale dell’epoca. Non le restò altro che spostarsi al Nord.
Nel gennaio 1738 la troviamo tra Milano, Padova, Venezia in esibizioni che  le valsero a pieno titolo il ruolo di   affermata “prima donna”. Fino a raggiungere le vette di un successo internazionale nella  Vienna mitteleuropea. I suoi cachet erano esorbitanti  e balzarono fino alla cifra di 1744  luigi d’oro.
A dir la verità, dalla poche fonti storiche esistenti, emerge che non avesse una gran voce. Al contrario,  risuonava abbastanza flebile , ma grazie all’esercizio nella musica riuscì ad affinarla combinandola con una magnifica presenza scenica  che ammaliava gli spettatori. E si tolse la grande soddisfazione di  tornare  a Napoli nel 1748 Napoli dove la sua esibizione le valse 2963 ducati. Ma dopo  lasciò Partenope ancora  per il settentrione italiano, fino a ritirarsi definitivamente dalle scene nel 1757, quando avevo più o meno 50 anni.
Terminiamo con un  “delitto d’onore” fu quello di Rosa Albertini detta “Trentarossa”.  La giovanissima canterina fu uccisa con un colpo di archibugio davanti a casa sua. L’assassino se la cavò con una multa, beneficamente devoluta al restauro di un soffitto nel carcere della Vicaria. Ma tutti sapevano che  sicario era stato assoldato da Ceccia Greco, rivale della vittima sulla scena e nell’amore.

 

 

 

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