Ancora una volta il talento campano sbarca all’estero. Questa volta tocca a Raffaella Barbato portare alto il valore nostrano fuori casa. lei infatti la curatrice della mostra collettiva “Come le lucciole”, che si inaugura domenica 20 dicembre al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rijeka, candidata a citt  della Cultura Europea 2016. La mostra nasce come momento di confronto e riflessione critica su incalzanti emergenze contemporanee ed è ispirata ad un saggio di G. Didi Huberman – storico dell’arte e filosofo francese, teorico della “Dialettica dello Sguardo” da cui prende il nome. L’autore partendo da una rilettura di Pier Paolo Pasolini – scrittore, regista, poeta italiano- , analizza attraverso la metafora delle lucciole il sempre più incalzante status di crisi culturale, l’odierno – fenomeno – di genocidio culturale.
Parlare di lucciole alla luce di quanto analizzato dai due letterati – equivale a parlare di valori e memorie storiche (culturali) che si stanno perdendo a causa dei processi di global-esistenzailismo. Le lucciole sono insetti che a causa delle alterazioni del sistema – ecologico – tendono a scomparire; allo stesso modo i grandi valori e la ricerca culturale, con l’avvento del neocapitalismo. Ecco che in questa ottica Dibi Huberman ci parla di uomini-lucciole, parole-lucciole, saperi-lucciole; di una luce fioca ma pur sempre resistente. Nato dalla collaborazione tra la curatrice, Raffaella Barbato, e lo spazio indipendente di ricerca croato Siz Gallery, il progetto ospita opere provenienti da differenti realt  geo-sociali e geo politiche internazionale.
Protagonisti saranno Maria Jose Arjona (Colombia), Francesca Capasso (Italy), Jota Castro (Perù), Nemanja Cvijanović (Croatia), Oppy De Bernardo (Switzerland), Regina Josè Galindo (Guatemala), Fokus Grupa (Croatia), Devrim Kadirbeyoglu (Turkey), Domenico Antonio Mancini (Italy), MaraM (Italy), Salvatore Manzi (Italy), Rosy Rox (Italy), Maria Evelia Marmolejo (Colombia), Pier Paolo Patti (Italy), Ciro Vitale (Italy), Mary Zygouri (Greece). Caratteristica del progetto è costituita anche dalla dimensione itinerante della mostra di volta in volta saranno scelte locations di particolare interesse sociopolitico-culturale in cui sviluppare le successive tappe espositive del progetto e workshop integrativi.

Di Raffaella Barbato abbiamo gi  parlato, in occasione di altre manifestazioni a cui ha collaborato. Critico e curatore indipendente, si è laureata con lode in Conservazione dei beni culturali con una tesi in Enologia delle Culture Mediterranee.
Dopo una specializzazione in riorganizzazione di fondi archivistici e gestione museale ha iniziato una pluriennale collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, lavorando a mostre e progetti culturali di rilievo internazionale tra i quali l’istituzione del Museo Archivio/Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch. Interessata ai rapporti tra pratica artistica e dimensione socio-politica e antropologica, pone particolare attenzione alle istanze tra arte e “femminile” e ai linguaggi performativi; ha al suo attivo un nutrito numero di cataloghi, recensioni e curatele di mostre personali e collettive.

L’esposizione sar  aperta fino al 15 gennaio 2016
e ha ricevuto il Matronato del Museo Madre di Napoli, oltre ad avvalersi del supporto organizzativo dal BAD Museum (Bunker Art Division di Giuseppe Buonanno) e da Di.St.Urb (Distretto di Studi Urbani in tempo di Crisi); e del supporto tecnico di TEKLA srl. Tanta Napoli, insomma, in Croazia, per un inverno artistico e dal sapore mediterraneo.

Nelle foto, opere di Galindo (in alto) e Mancini

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