Paola Risoli alla Shazar Gallery, spazio artistico partenopeo in via Pasquale Scura,8. Atto originale è il titolo dell’esposizione allestita fino al 23 dicembre: un progetto artistico multimediale, costruito attraverso video, fotografie e installazioni site specific. È il punto di partenza di una ricerca più ampia, dal titolo I choose knowledge, a cui Paola Risoli si dedica sin dal 2014, e tuttavia, pur essendo parte di un progetto più esteso e complesso, questa mostra può essere visitata e letta in una dimensione assolutamente autonoma e compiuta.
Classe 1969, l’artista milanese vive e lavora tra Torino e Ivrea. La sua ricerca artistica più recente è ricca di progetti multimediali e le sue sculture tendono, invece, a diventare installazioni che partono dall’utilizzo di materiali poveri e di recupero, diventando scrigni di interni simbolici, costruiti con luci e scarti.
Atto originale mette in mostra la scelta della conoscenza. Osservando le opere esposte e ripensando al titolo risulta immediato il riferimento alla Genesi, ad Eva nell’atto di addentare la mela, quello che sarà conosciuto poi come peccato originale. Con questo atto Eva dà inizio alla Storia e alla dualità della realtà che la conoscenza inevitabilmente comporta, è necessario scegliere fra bene e male, noto e sconosciuto, luce e ombra.
All’inizio del percorso di visita il pubblico viene accolto dal trittico fotografico Incipit in cui un’anziana suora, proprio come Eva, morde la mela. Paola Risoli racconta la conoscenza come intenzione e scelta, come azione coraggiosa, come introiezione. Nell’opera Incipit non datum troviamo, invece, la censura sulla scelta della conoscenza. L’anziana suora è poi paragonata, nel gesto, ad una giovane donna nel video Thanks Eva. Come la stessa artista ci racconta: «La scelta di conoscenza è un atto volontario agito con intenzione, coraggio di sguardo. La conoscenza piena, non puramente mentale, necessita il corpo, la sua fisicità, le sue sensazioni intime».
Atto originale è legata alla figura del filosofo Giambattista Vico. Come ricorda Angela Madesani nel testo critico che accompagna la mostra: «L’artista è interessata al pensiero di Vico da tempo e il frangente della vicinanza fisica della galleria con il suo luogo natale l’ha spinta a trovare un collegamento con il suo pensiero. Così è nata l’installazione realizzata nella prima stanza, che consiste nella scrittura, senza soluzione di continuità, sulla parete della galleria di una serie di pensieri, di brevi testi sulla conoscenza del bene e del male, ancora una volta il riferimento è al pensiero biblico. Ci troviamo qui di fronte a un’unica linea scritta, come un flusso della coscienza, in cui i pensieri di tutti sono uniti in una sorta di comune partecipazione e solidarietà».
Gli 850 metri di distanza tra la casa del filosofo e la Shazar Gallery vengono percorsi a piedi nudi nel video Contact, questo pellegrinaggio notturno si configura come atto iconico di conoscenza e ne sottolinea una doppia essenza, è libertà ma, allo stesso tempo, rischio.
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In foto, frammenti della mostra
Per saperne di più
https://www.shazargallery.com/