Venticinque milioni di devoti al mondo. Punto di riferimento identitario. Un tesoro di 21610 capolavori di valore superiore perfino a quello della corona d’Inghilterra e dello zar di Russia. Ma che valore ha il tesoro di San Gennaro per i napoletani e perché ne difendono la laicità? Lo hanno spiegato Mariano Bruno, rappresentante della Deputazione e Paolo Jorio, direttore del Museo della Cappella dedicata al patrono (che conserva opere create esclusivamente per il Tesoro da artisti della miglior scuola partenopea), all’incontro “Segni e Disegni di San Gennaro”, primo appuntamento pubblico tra arte, cultura e passione che ha visto insieme l’associazione “EnterprisinGirls”, il museo del Tesoro di San Gennaro, la Deputazione e l’Hotel San Francesco al Monte (corso Vittorio Emanuele 328).
Un evento unico che lega la storia di Napoli e la sua creatività. «Lo scopo – sottolinea la egirl presidente, Francesca Vitelli – è quello di far comprendere quanto la cultura possa generare economia e come. Per questo abbiamo invitato degli imprenditori che, partendo dalla storia, dalla tradizione e dall’identità del territorio, hanno deciso di investire su di esso». Tra questi: il designer di gemelli da polso (a cui ha legato l’immagine del santo) Cristiano Barbarulo, che andrà al Pitti con i suoi gioielli e sta già pensando a un’altra produzione legata al museo Filangieri, e il giornalista Francesco Andoli, ideatore della vicenda popolare #GiùlemanidaSanGennaro, che entro settembre aprirà una bottega di enogastronomia con ristorante di fronte alla cattedrale, che si chiamerà “Ianuarius (San Gennaro in latino). Il miracolo del buon gusto”.
«La location e le storie scelte – continua Vitelli – non sono casuali. Il convento che oggi è l’Hotel San Francesco al Monte e ospita l’incontro è dello stesso periodo della cappella e al di là del panorama e della bellezza, è una testimonianza storica della città. Amato dai turisti di tutto il mondo è però poco conosciuto dai napoletani».
Ma a chi appartiene il tesoro e chi lo custodisce? «Il patrimonio -risponde Bruno- composto da gioielli, quadri dal valore inestimabile, per i napoletani ha un valore morale che affonda le radici nel 1527, quando un voto popolare eresse una cappella in onore di San Gennaro per lo scampato pericolo di un’eruzione del Vesuvio». L’istituto laico che ha lo scopo di difendere e promulgare il culto del santo è la Deputazione, composta da 12 membri eletti dai Sedili antichi (le attuali circoscrizioni), 10 retti dalle famiglie nobiliari e 2 riservati al popolo.
«La Deputazione -precisa Bruno- si è sempre retta sulle proprie forze con lasciti e donazioni che però ora si stanno assottigliando. L’unico contributo simbolico (30000 euro all’anno) che riceve, è quello offerto dal comune di Napoli che non basta neanche per pagare i dipendenti. Il ministero degli Interni, continua il Grande ufficiale, voleva riformare lo statuto del 1894, per inquadrare la Deputazione all’interno di uno strumento giuridico. Ci hanno assimilato a una fabbriceria – dice -, ente laico che gestisce i beni della curia. Il problema è che qui i beni sono della città. Abbiamo fatto ricorso e ora aspettiamo che il nuovo statuto venga approvato. Il percorso è lungo ma un punto fermo c’è».
«Il trapasso tra una mentalità antica e una giovane –prosegue Jorio- in questo momento è fondamentale per l’evoluzione e il mantenimento della cappella». Via Duomo racchiude la più alta concentrazione al mondo di strutture museali in meno di un chilometro. L’apertura del museo nel 2003 e l’attività che si è creata intorno (sono stati aperti 5 bar), stanno modificando l’economia di una via che stava morendo. «Abbiamo chiuso – annuncia il direttore del museo – un accordo con le altre strutture museali della zona e si chiamerà ‘Via dei Musei’».
Il direttore racconta un po’ di passato: «San Gennaro, decapitato in un vulcano attivo (la solfatara), è stato eletto patrono della città senza il parere della curia. Dal porto dell’Immacolatella, si è consumata una grande tragedia: l’emigrazione. A partire dal 1848 ma soprattutto con l’unità d’Italia, circa 30 milioni di italiani sono andati via. Alla cima del porto c’è una statua di San Gennaro. Tutti quelli che partivano si affidavano a lui e, una volta approdati nelle Americhe, ogni comunità ha creato delle piccole nicchie dedicate al patrono, continuando la tradizione».
San Gennaro non è soltanto un punto di riferimento per chi ha fede, ma rappresenta l’anima e la cultura di un popolo e c’è chi di questa identità ne vuol fare un punto di riferimento nella propria vita professionale, puntualizza la presidente dell’associazione, organizzatrice dell’evento. «La Deputazione – commenta – conserva un tesoro molto importante che è quello della meritocrazia. Prima di accettare un gioiello che possa far parte del tesoro c’è un vaglio. Questo ci piace poter portare in giro: l’esistenza di un organismo, espressione di Napoli, che possa tutelare il talento in ogni sua forma perché accolto in una casa laica che lo rispetta per quel che è in grado di esprimere e non per criteri altri. Pensiamo che la cultura e l’identità vadano interpretate da parte di ognuno di noi, perciò abbiamo immaginato un momento creativo, la collaborative painting session dal titolo ‘Il busto di San Gennaro con i tuoi colori’».
Guidati dall’art director Maria Siricio de “L’Arte di Creare” (bottega di via Crispi 69), gli appassionati potranno partecipare al progetto corale che prevede l’utilizzo della pittura e del colore in maniera bidimensionale e, grazie alla collaborazione con la ceramista Paola Conforti che preparerà il pezzo in ceramica, sarà possibile rivisitarlo insieme e decorarlo, fino a creare dei veri e propri oggetti d’arredo che le persone potranno personalizzare a loro piacere. «Un modo – osserva la pittrice – per avvicinare le persone a una materia nuova e scoprire passo dopo passo cosa si può creare». Possono partecipare tutti. «Le mani vanno libere -Conforti ne è convinta- e le persone impareranno la tecnica a lastra che permette di creare profili, piccole piastre intagliate e si presta a tante interpretazioni. Il soggetto è sempre lo stesso ma si mostra come da una sagoma qualunque si può arrivare ad avere l’unicità anche nella serialità».
EnterprisinGirls è un’organizzazione formata da imprenditrici e professioniste “di lava e d’acciaio”, forgiate dalla lava del Vesuvio e combattenti. «Questa è solo la prima iniziativa- conclude Vitelli. Stiamo lavorando con altri musei per portare avanti il lavoro di cultura, economia e artigianato, per far sì che ci sia una concretizzazione a tutto ciò. Ci sono artigiani, talenti indescrivibili. A noi il compito di farli conoscere».
Per saperne di più
eventi@hotelsanfrancesco.it
artedicreare@gmail.com
www.enterprisingirls.com