Festa di Bacco spettacolo musicale ideato dalla Piet de Turchini, a Villa Pignatelli, è stato il primo cenno della conclusione dei 100 eventi vissuti a Napoli, organizzati da Wine & the City, nei Musei, gallerie d’arte, boutique, ville, alberghi. La commedia musicale in lingua napoletana del 1722, scritta da Francesco Antonio Tullio con musiche di Leonardo Vinci, musicista caro a Metastasio, ha celebrato solennemente il culto dei contadini di ogni comune della Campania nel produrre gustose e varie qualit di vini e spumanti noti nel mondo.
Il vino nettare degli dei in Grecia, presente nella cultura latina, è la bevanda che il napoletano ha in tavola con la pasta, pesce, cozze, frutti di mare e con la pizza. Nella zona vesuviana e a Ischia sono ancora presenti vigneti di origine greca. La fantasiosa vivace ironica commedia fu presentata al teatro Fiorentini nel 1722 e al Teatro Nuovo a Toledo nel 1732.
Lo spettacolo, nella ampia veranda in stile rinascimentale sobrio e raffinato, luogo di feste danze concerti con nobili ospiti del principe Pignatelli Cortes d’Aragona, ha avuto lariscrittura drammaturgica di Filippo Morace, interpretato da studiosi del barocco diretti da Stefano Demicheli, col mezzosoprano Giuseppina Bridelli, Filippo Morace basso, i Talenti Vulcanici di Piet de’Turchini, su progetto di Paologiovanni Maione, revisione partiture di Giacomo Sances.
Autore e musicista ideano nel 700 una commedia con personaggi popolari in netto contrasto con le opere scritte nello stesso periodo che esaltano eroi mitologici. Torna in auge la drammaturgia delle Atellane di et repubblicana romana. Va in scena il popolo contadino di Pianura e Soccavo, due borghi napoletani, con Pomponio, Senobbia, Ciulla, Luzeio, Ninfa, Rajemo, Perna, Giangrazio. Sono giovani, vecchi, belle fanciulle, zitelle.
E’ un intreccio fitto come un canestro di passioni, tradimenti, intrighi, delusioni, sogni, gioiose risate, scappatelle amorose notturne, voglia di trovare marito. Emergono detti popolari l’augelluzzo quanno cova, sento no speretiello, soscompute le pene, voglio vedere mprimmo, Peo de furie, scatenate, Sine figlio pigliatella, Io traduto, lo peccerillo, da cca a nn’autro tantillo, ora son contento, o chisto, o la morte.
A rendere partecipe il folto pubblico alla Festa la bravura di Morace, Bridelli, orchestra con Monika Toth primo violino. Il primo, in abiti da Bacco, ha narrato i vari passaggi della storia; Bridelli, esibendosi in più ruoli, ha reso, con mimica gioiosa ironica e gamma variopinta di tonalit vocali, in particolare il personaggio della giovane contadinella esuberante innamorata ora di uno e poi di un altro; l’orchestra come in altri concerti ha mostrato la professionalit di meticolosi musicisti. La serata si è conclusa tra ripetuti applausi dopo le vivaci note della Tarantella dalla Serenata “l’Astrea placata” di Francesco De Majo e degustazioni di vini della tenuta Cavalier Pepe, azienda irpina in Campania.
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Nella foto, un momento della serata