«Bisogna difendere i piccoli teatri che fanno un programma culturale e non commerciale» Oggi la cultura si muove controcorrente. La cultura di massa non è cultura; per incontrare la cultura vera bisogna muoversi ai margini, negli angoli della citt . Il Te.Co ironizza sul carattere marginale che la societ  relega oggi alla cultura gi  dal nome, Teatro di Contrabbando, come se l’arte fosse qualcosa da fare di nascosto, un atto illecito, che però fa bene ed è riservato a poche anime coraggiose.

La prima volta che sono entrata al Te.Co ho avuto l’impressione di essere in un mondo parallelo che si scontrava con quello originale,
e mi piaceva, era autentico, c’era quella follia e quell’allegria che solo un vivere artistico può darti, un mondo disegnato su misura per me, dove tutto si muoveva intorno a un sentimento puro e non c’era finzione, di intenzione e di contenuti.
C’è un forte valore espressivo, perch tutto questo microcosmo è stato pensato da ragazzi giovani, che amano l’arte e la vita. Vera. L’Arte è vista come una missione da diffondere, come un messaggio da mandare. In tutti gli spettacoli che ho visto al Teco ho sempre incontrato una fetta di Vita che si elevava a qualcosa di assoluto, e diventava universale.

In scena, ho sempre ammirato storie coraggiose che esploravano i sentimenti più autentici di ognuno ma lo facevano senza filtri ne pretese.
Ci vuole coraggio per fare del teatro Vero, oggi, un teatro di sentimenti che non si pieghi alla risata facile o ai meccanismi di vendita. Ci vuole coraggio per diffondere la cultura senza filtri. Ci vogliono persone che amino ciò che fanno. Bisogna pensare al fatto che a farlo siano giovani della nostra citt . Questi sono i teatri che vanno difesi e questa è la cultura da scegliere ogni giorno.
*Giornalista di Eroica Fenice

In foto, una scena di "Malammò"

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