Ha spazzato via tante certezze, questo Covid19. Le ha sgretolate come cimeli di terracotta custoditi da Giganti d’argilla, annientati non solo dall’imprevisto del virus, ma anche dalle previsioni sbagliate. Che questo mostro invisibile avrebbe fatto a pezzi il Sud d’Italia.
La meravigliosa macchina dell’efficienza sanitaria del Nord (l’espressione sinistramente ricorda quella gioiosa macchina da guerra evocata dall’ultimo segretario del Pci Achille Occhetto polverizzata dalla discesa in campo del Berlusconi politico) è stata, invece, smantellata dall’avanzata implacabile del nemico, con un numero impressionante di vittime.
Al contrario, il Sud d’Italia ha retto (dobbiamo ammetterlo) grazie al piglio guascone del presidente della regione Campania De Luca, ma anche attraverso le decisioni di governatori come il pugliese Emiliano o la calabrese Santelli che hanno subito individuato l’insidia della contagiosa diffusione di chi tornava dalla Lombardia per riabbracciare i parenti, mettendone, però, a repentaglio la salute. Quarantena subito, per arginare il rischio.
Ebbene, il Sud ha ammortizzato l’urto pericoloso soprattutto mediante la pazienza dei suoi abitanti, abituati agli scossoni di una precaria quotidianità, molto più disciplinati di quanto non si pensi, rassegnati spesso a essere sottovalutati da ingiuriosi stereotipi di cui i media nazionali si fanno sempre trionfalmente portavoce.
Il popolo meridionale è avvezzo a rimboccarsi le maniche, affrontando le difficoltà di tutti i giorni. La scuola ha recitato la sua parte, così come il copione dell’emergenza dettava, con le lezioni a distanza, adeguandosi al cambiamento.
Anche a Napoli è successo. In quella Napoli dalla fama arruffona, approssimativa, anarchica, irrimediabilmente vocata al malaffare. Spiazzante, tuttavia,per quell’eccellenza dei suoi medici che si è manifestata sin dal’irrompere del nemico oscuro, arginandolo e salvando tante vite umane finite nel tunnel della rianimazione.
La scuola, presidio di legalità per quartieri come la zona Mercato, dove la vita non è semplice e scorre all’ombra di un marchio difficile da scrollarsi di dosso: quello di una illegalità fatta di abbandono, scippi, furti e paura seminata da violenza, spesso occasionale, ma non per questo meno subdola.
l’Istituto del campo del Moricino, da tempo, è un angolo di luce dove l’arte s’intreccia con i suoni e rischiara il cammino delle bambine e dei bambini sul solco della didattica, accompagnando la loro infanzia fino all’istruzione secondaria di primo grado, ovvero quelle che ancora comunemente chiamiamo le medi. Stimolandone il talento tra arte e musica.
Durante l’uragano Covid, abbiamo incontrato la nuova dirigente, Chiara Stella Serrato, già docente di Lettere alle superiori, al rione Traiano, e alla guida per anni del trentesimo circolo didattico di Secondigliano.
Al quarto piano del deserto plesso Umberto I, uno dei 4 edifici dell’istituto comprensivo, in Piazza Guglielmo Pepe, non molto lontano dalla barocca basilica del Carmine che ha svelato il commovente Cristo ligneo per allontanare lo spettro del male, come avvenne durante la peste nel Seicento.
E’ stato un anno scolastico non facile per la preside. Alle prese già con uno sgombero (ha dovuto disseminare la scolaresca negli altri tre plessi) determinato da un crollo nell’antico convento di San’Eligio che on il suo splendido chiostro avrebbe potuto accogliere gli studenti dopo la fine delle lezioni a giugno. Coinvolgendoli nei giochi e negli svaghi di un campo estivo.
Non è andata così… Tuttavia, la scuola si è attrezzata da subito con l’insegnamento a distanza anche degli strumenti musicali per i più grandi. Sembra lontanissimo il ricordo del concerto natalizio nella suggestiva chiesa di san’Eligio, con l’ensemble e le famiglie orgogliose di far parte di un pubblico attento. Affascinato dal talento di quelle ragazze e quei ragazzi che liberano le proprie emozioni suonando.
Adesso tutto si svolge da lontano: basta andare sul sito dell’istituto per rendersi conto che la scuola va, malgrado il virus. E che gli alunni, pur se hanno dovuto rinunciare alla rassegna Musica al Mercato (organizzata con realtà del territorio) che prevedeva 3 incontri di primavera nelle chiesa di sant’Eligio e nella basilica del Carmine, continuano ad appassionarsi agli strumenti che hanno scelto.
La musica, un linguaggio inclusivo che invita al rispetto delle regole. Chiara Stella Serrato ne è convinta. Che riesca a trasformare anche chi fatica a a inserirsi nel mondo scolastico in una persona pronta a volare in un microcosmo creativo universale al tocco di un violino.
Mentre in Francia le scuole riaprono i battenti per le materne e le elementari, dando un po’ di respiro a mamme e papà che riprendono a lavorare, in Italia i passi che separano le allievi e allieve dal ritorno scolastico sono ancora lunghi: un’assenza pesante per questo quartiere, ma gli insegnanti restano un punto di riferimento anche online, approdo contro le paure di un male con cui adesso si è costretti a convivere.
Eppure, nella quarantena soffocante per arginare il contagio, il canto ha spalancato le porte ai raggi luminosi di un coro formato virtualmente da settecento piccoli protagonisti (tra questi, allievi/e delle quarte di Sant’Eligio). Tutti insieme per intonare Nessun dorma dall’opera Turandot di Puccini su iniziativa dell’associazione Europa InCanto che ha invitato giovanissimi cittadini europei a unirsi in questo messaggio di speranza. Accompagnati dall’orchestra Eico e diretti dalla bacchetta di Germano Neri.
Peccato anche che l’onda musicale di maggio, formata dai ragazzi di 24 scuole guidati dai Maestri Gaetano Russo (Nuova Orchestra Scarlatti ) e Carlo Moretti (del Lirico napoletano), sia stata arrestata dalla pandemia e non abbia potuto inondare le piazze di Partenope (fino al Plebiscito), ma l’impegno artistico ormai è nel cuore di quei ragazzi. E difficilmente lo abbandonerà.
Ci auguriamo che i bambini tornino presto in classe, con tutte le protezioni del caso. A scuola, i ragazzi imparano ad alimentarsi grazie alla mensa che offre un un menù sano (le refezioniste ancora prima del virus arrivavano armate di mascherine, tute bianche e guanti), dove trionfano ortaggi e verdura, antidoto a eventuale obesità. E si allenano a differenziare la spazzatura nei quattro bidoncini di colori differenti.
Nei laboratori di disegno e ceramica., apprendono l’alfabeto di arte e bellezza. Oltre quell’arco di violenza trasmesso da (amati) giochi di guerra digitali. Intanto, maestre protettive, con occhi sorridenti, pieni di passione, compiono miracoli ogni giorno. Disposte ad aiutare le mamme, andando a prendere i loro figli a casa perché non perdano le lezioni.
Presto il ventinovenne street artist Jorit (Ciro Cerullo), famoso per aver dipinto sui muri del mondo i suoi guerrieri, eroi del quotidiano, lascerà il suo segno al’esterno del plesso Corradino: il ritratto del drammaturgo e attore Raffaele Viviani. In quell’occasione, o ragazzi si esibiranno in performance teatrali dedicate allo scugnizzo stabiese. L’appuntamento primaverile è stato rinviato a un periodo meno tempestoso.
L’importante, sottolinea la dirigente, è che ciascuna/o si senta accolta/o. Per condividere un’esperienza di garbo, mentre la creatività diventa strategia di vita.
All’orizzonte, chiaro e articolato, infine, si profila il progetto Polis Mercato di cui il Campo del Moricino è capofila, attraverso una fitta rete di partner. Tra questi, il Consorzio antiche botteghe tessili.
Il teatro s’intreccia con il turismo e altre attività imprenditoriali. Un faro contro le mani del riciclaggio che cercano di fare shopping tra le aziende devastate dall’epidemia. La cultura si propone come terapia forte per disegnare nuove economie. E sventare tentativi criminali organizzati.
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