Appuntamento con la grande musica sinfonica al San Carlo alla bacchetta di Jeffrey Tate sono stati affidati il Concerto per orchestra di Witold Lutoslawski e la II Sinfonia di Anton Bruckner.
Echi (meramente strutturali) di B rtok, richiami a temi popolari della Masovia e una tessitura decisamente contrappuntistica caratterizzano la pagina del musicista polacco, che fu richiesta non troppo difficile da Witold Rowicki, perch la giovane Orchestra Filarmonica di Varsavia facesse sfoggio delle sue capacit esecutive. L’Orchestra del San Carlo ha fedelmente seguito il direttore musicale del teatro, Jeffrey Tate, in una lettura convincente quanto a quadrature ritmiche, attacchi, conclusioni, ma un po’ algida, tuttavia, anche nelle citazioni di melodie popolareggianti, rigidamente inserite nel tessuto narrativo, senza rilievi particolari. Una scelta, si dir ; sicuramente, Tate non affida nulla al caso, è consapevole delle sue scelte interpretative, anche se spesso appare distaccato e, a tratti, freddo.
Decisamente su un piano più basso l’esecuzione della II Sinfonia di Bruckner, che ha visto il direttore intento a riprodurre in copie conformi cellule ritmiche e melodiche, di cui è stata annientata, di fatto, la potenza germinativa, che si è diluita in ripetizioni alquanto stanche di frasi e incisi. Il Moderato con cui si apre la sinfonia è stato proposto alquanto lento, con la conseguenza che tutto, compreso la sferzante conclusione, è stato diluito e impoverito della sua carica espressiva, che è emersa soltanto a sprazzi, come, per esempio, nel II movimento. Il sinfonismo di Bruckner è paragonabile a un affresco, nel quale si affollano tanti piccoli particolari, tutti significativi e dotati di vita propria. Nella lettura di Tate sulle parti prevale l’insieme, che risulta compatto s, ma ben lontano da letture come quella di Solti o di Karajan, che lasciando l’Auditorium di via Marconi, non possiamo non rimpiangere.
In alto, un momento del concerto