Tocchiamo Terra. Dalla sua energia, la libertà di esistere pensando al futuro che non può fare a meno di un ambiente pulito. Da trattare bene, coccolare e preservare. Insieme ai sentimenti, alla semplicità dei gesti e delle abitudini che, dopo la quarantena generata dall’emergenza Covid, diventano importanti. Basta futilità, pensiamo a ciò che è essenziale.
E’ questo il messaggio lanciato dal titolo della mostra di Luciano Ferrara: il fotoreporter napoletano la propone da giovedì 10 (inaugurazione alle 11,30) fino al 27 settembre al Pio Monte della Misericordia (in via dei Tribunali 253), antica istituzione benefica napoletana che testimonia come le politiche sociali rivolte al benessere dei cittadini (oggi le chiamiamo welfare) esistessero già nel Seicento.
Due serie di scatti che si agganciano tra loro come in un gioco di specchi. Realtà differenti che richiamano, però, alla concretezza delle radici.
Al centro dell’imponente salone delle assemblee dell’associazione fondata nel 1602 da rappresentanti dell’aristocrazia partenopea, sono collocate le strisce stampate di immagini scattate nel suo Quartiere (Luciano abita in via dei Tribunali 138 a pochi passi dal Pio Monte della Misericordia) proprio nei giorni in cui il virus è esploso, imponendo il confinamento in casa.
Ogni giorno, il fotografo è uscito una volta dal suo studio/appartamento per
cogliere l’intimità di una paura vissuta rispettando rigorosamente le regole della sicurezza, tra via dei Tribunali, il Duomo e Forcella. Il fruttivendolo , munito di mascherina, davanti alla sua merce; bardati ugualmente con la benda anticoronavirus, altri commercianti e una nonnina novantenne dai passi un po’ incerti, guidata dal desiderio di comprare il giornale. Spunta nel deserto urbano, l’attrice napoletana Noemi Maria Cognigni. Singole sequenze assemblate in un unico racconto visivo.
L’altra metà dell’esposizione, adagiata con catene lungo le pareti della maestosa scalinata, svela istantanee realizzate in Calabria per l’azienda Amarelli. Una suggestiva documentazione in bianco e nero del prelievo della liquirizia. Un’operazione da effettuare con molta cautela per non danneggiare la pianta, nel corso dell’estrazione.
La terra come punto di riferimento, dunque. Che diventa simbolo di un’altra rinascita: quella della Quadreria del Pio Monte, dopo 180 giorni di chiusura. Le due esposizioni, infatti, segnano la riapertura della pinacoteca in un Pio Monte che durante il mese di agosto ha accolto i visitatori solo nella cappella custode del capolavoro di Caravaggio.
Spiega il soprintendente Alessandro Pasca di Magliano: «Siamo molto felici di aprire al pubblico nuovamente la Quadreria che per noi è un luogo storico e di grande rilevanza artistica. Riteniamo che sia importante riaprirla anche per la nostra città, che finalmente potrà ammirare di nuovo i capolavori che conserva. La vocazione del Pio Monte è sempre stata quella di dialogare con il territorio, con opere caritatevoli e facendo sentire la nostra presenza. Con la mostra di Luciano Ferrara, con cui collaboriamo da lunga data, abbiamo un’occasione in più per aprire un luogo prezioso per il Pio Monte, sempre pronto ad accogliere chiunque bussi alla nostra porta».
Di capolavori ce ne sono tanti. Anche le poetiche tele di Francesco De Mura e l’autoritratto di Luca Giordano che presto andrà a Capodimonte, temporaneamente, per il prossimo evento dedicato all’artista. Altrettanto bella la consistente collezione di opere contemporanee donate dai loro autori, tra questi Hermann Nitsch, Marisa Albanese, Giulia Piscitelli e Mimmo Paladino.
Così lo sguardo sull’arte illumina nuove prospettive di vita, dopo la pandemia. In un itinerario indicato dalle frecce, con un massimo di 50 persone alla volta. E gel a disposizione del pubblico. Per tutelare la salute di tutti.
LA MOSTRA
TOCCHIAMO TERRA
di Luciano Ferrara, dal 10 al 27 settembre
L’AUTORE
Fotoreporter free-lance, a partire dagli anni Settanta, documenta le lotte dei movimenti politici e sociali tra Napoli e il mondo, collaborando con i principali giornali italiani e stranieri.
Il bianco e nero frontale, la fiducia e l’empatia del soggetto rappresentano solo gli strumenti per portare avanti una ricerca visiva sulle minoranze. Per trent’anni frequenta e fotografa i femminielli di via Toledo, del Rettifilo, della Sanità.
In posa, gli occhi sfrontati in macchina, lo scatto scabro e senza artificio, la promiscuità prepotente della fotografia che appartiene alla storia e alla vita di Napoli.