Il Palazzo delle arti di Napoli ci ha abituato negli ultimi anni a grandi mostre, da Warhol a Mirò, passando per street artist come Obey e Banksy e fotografi come Helmut Newton. Dalle Americhe all’Europa è un continuo rincorrersi di esposizioni.
In questo periodo post e contemporaneamente pre lockdown, con un’altra grande mostra particolare ci spostiamo in Oriente, nella Korea del Sud con l’artista Jeong-Yoen Rhee. Merito del gallerista Ken Kim che a New York, con la galleria d’arte Mizuma & Kips, organizza mostre di artisti asiatici negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Per la prima volta a Napoli, fino al 15 novembre, con la curatela di Paola De Ciuceis, l’artista sudcoreana presenta un’antologica con più di settanta opera di medio e grande formato.
Questa mostra rappresenta un ponte tra culture differenti, un gemellaggio, non solo spirituale, tra continenti,  l’Italia e Napoli come trait d’union tra Oriente e Occidente. In un periodo storico mondiale dove ci ritroviamo sempre più soli e chiusi nei nostri piccoli spazi vitali, un’artista dalla carriera pluriennale ci ricorda che siamo tutti collegati e uniti, facciamo parte di un unico solo pianeta, siamo universo, siamo natura.
Ogni nostro piccolo gesto o azione rientra in un sistema molto più complesso, diventa un tutto con il resto, siamo vita e non c’è differenza o distinzione con l’arte.


Nei dipinti di Jeong-Yoen, spesso tridimensionali, ritroviamo l’interesse e la conoscenza approfondita dello yoga, la meditazione e la pratica zen che da sempre accompagnano la sua vita e che lei trasforma in opere dove il confine tra l’astratto e il figurativo è labile. Ancora una volta è un ponte che unisce e non divide. 
Rappresenta il mondo che ci circonda, oggetti e piante, animali e fiori. Rievoca la terra come racconta la curatrice Paola De Ciuceis tra le sale della mostra.
La natura sembra essere il suo soggetto prediletto, dove tutto cambia e si trasforma per rinascere e morire e rinascere ancora, in un ciclo continuo che non si ferma mai e che racchiude l’essenza stessa dell’universo. È una riflessione costante sul senso della vita e sugli incontri casuali tra gli esseri viventi.  
Nei suoi lavori, spesso di grandi dimensioni, come a circondare lo spettatore e inglobarlo nel suo mondo, ritroviamo immagini che ricordano la terra, sono delle suggestioni, degli accenni a prugne e orchidee, al bambù tanto caro alla cultura orientale, ai fiori, alle piante e alla frutta. L’artista suggerisce più che descrivere con delicatezza e silenzio, sono paesaggi spirituali, metafore sull’esistenza e i suoi valori, gli unici che davvero contano.


Jeong-Yoen fa della sua vita una continua ricerca spirituale, si fa arte. Non c’è differenza tra la donna e l’autrice, tutto in lei confluisce in un unico segno, gesto che traccia nei suoi lavori come pennellate calligrafiche. Così come tutto è natura rappresentata, così sono natura i materiali che usa.
Non c’è traccia di prodotti industriali, tutto è in armonia con il creato. Terre, carboni e pietre, polveri di ossa e cenere vulcanica. Guscio d’uovo, madreperla e argilla rosa.
Pezzi di legno e conchiglie d’ostrica che danno rilievo ai suoi lavori donandogli colori tenui senza contrasti eccessivi. Come trovarsi in un bosco e ascoltare i suoni che ci circondano, lontano dalle grandi città. La natura si fa natura per rappresentare se stessa, per aprirsi a noi e svelarsi in tutta la sua forza, e per fare questo l’artista non usa altro strumento che non sia il suo corpo, senza intermediari, senza intercessioni. Le sue mani sono i suoi pennelli, il mondo la sua tavolozza, l’universo è la tela sulla quale dipinge.
I suoi sopporti, carte coreane e tele di canapa, sono realizzati a mano, come da tradizione. Donano al lavoro nuove suggestioni perché sono superfici ruvide, non levigate, presentano delle increspature spontanee che restituiscono un movimento che va in contrasto con l’opera stessa dove tutto è immobile.


Ancora una volta è la vita che Jeong- Yoen Rhee vuole rappresentare con tutte le sue mille sfaccettature, intesa come sistema complesso dove tutto confluisce e tutto si confonde fino a diventare un’unica cosa, l’unica opera perfetta che non è altro che la vita stessa. Tutto torna, come un cerchio perfetto, come in una sfera, come in un mandala.
©Riproduzione riservata 

Orari mostra e modalità di visita: 
dal lunedì al sabato : 10 –19 (ultimo ingresso 18)
domenica: h 10,00 – h 14,00 (ultimo ingresso h 13,00) Accesso: consentito solo previa prenotazione al link: http://ingressi.comune.napoli.it/
Ogni indirizzo può effettuare max 1 prenotazione a settimana.
Al momento della visita va fornito, in forma cartacea o elettronica, il codice di conferma riportato sul modulo di prenotazione.
Previa verifica della disponibilità è possibile prenotarsi anche prima di accedere al Pam, collegandosi al su indicato link e procedendo alla registrazione secondo le modalità su indicate



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