Il Covid corre. L’emergenza anche, perché, durante la pausa che ci ha concesso il nemico invisibile, c’era chi pensava alle elezioni regionali e non poteva permettersi di diventare impopolare obbligandoci a restrizioni in tempo di tregua.
Adesso il panico dei politici, fomentato da scienziati che lanciano disastrose previsioni ogni cinque minuti in tv, lusingati da tanta inaspettata celebrità mediatica, non ha più argini. E si ricorre a decreti del governo, già consapevoli che il lockdown sarà totale. Mentre la cultura langue sotto il colpo inferto da rinnovata chiusura di cinema e teatri, il turismo è annientato, il campo della ristorazione logorato dalla falce degli orari dimezzati e lo sport quotidiano della gente comune viene messo al tappeto.
In tanta confusione generata dalla perdita di certezze e lavoro, la poesia regala un raggio di bellezza nel flash mob organizzato a Napoli domani, sabato 31 ottobre, dal Collettivo Sentieri poetici. Per sostenere l’editoria e la scrittura.
Ci si dà appuntamento in un luogo magico e suggestivo, nel cuore antico napoletano, piazza San Domenico maggiore. Alle 12, sotto il tetto di una frase semplice, ma piena di promesse creative: Io sono un poeta. Per inondare di speranza le persone e restituire la luce del futuro che la pessima gestione della pandemia ha tolto a tutti, tagliando il passo alla cultura considerata un bene non essenziale.
Per affermarne invece il primario valore sociale, per far emergere la forza delle parole e la necessità di proteggere i talenti artistici creando spazio e sbocchi per la loro professionalità, si va in strada disciplinati, a oltre un metro di distanza, con mascherina, portando con sé un leggio, un libro, una poesia, uno scritto che testimonia l’importanza di respirare arte, pensieri, dignità.
Si leggerà un comunicato per sottolineare la necessità di valorizzare le potenzialità del linguaggio nel Paesedi Dante, Petrarca, Boccaccio, Leopardi e tanti altri ancora…
Risuoneranno nell’aria anche versi del poeta turco Nazim Hikmet (Salonicco, 20 novembre 1901 – Mosca, 3 giugno 1963) che così inneggiava alla vita: La vita non è uno scherzo. /Prendila sul serio/ ma sul serio a tal punto/che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,/o dentro un laboratorio/col camice bianco e grandi occhiali,/tu muoia affinché vivano gli uomini/gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo/ che nulla è più bello, più vero della vita.
Un faro di saggezza nella notte di chi è arroccato al potere del proprio egoismo e calpesta il bene comune.
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