Il mercato giapponese si è imposto fortemente in Italia. Ricordo che quando insegnavo alla scuola di Comix parecchi dei miei allievi manifestavano un’inarrestabile passione per i manga. Non ho mai tentato di estirpare questo loro modo di disegnare, ma ho cercato di fargli abbinare un tratto più realistico (peraltro indispensabile per lavorare nel mondo del fumetto italiano). La passione di questi ragazzi era talmente forte che gli spingeva a indossare gli stessi vestiti dei loro eroi.

Il cosplay è un fenomeno che certamente non disprezzo, ma lo vedo come qualcosa di puramente hobbystico, un simpatico fenomeno di costume che però, dal punto di vista pratico, non aiuta la vendita dei fumetti eccetto di quelli giapponesi. Cos, nel mercato attuale non ne vedo l’utilit .

Poi, certo, da disegnatore italiano ti può dar fastidio vedere che, a una manifestazione fumettistica, la maggior parte dei ragazzi ci va solo per travestirsi. Parlo da purista e penso, per esempio, al Comicon. Da una parte puoi visitare l’esposizione dedicata a grandissimi autori. Tavole, schizzi, bozzetti in cui è racchiusa la cultura del fumetto. Dall’altra, vedi migliaia di ragazzini in sgargianti costumi che nemmeno conoscono l’autore a cui l’esposizione è dedicata. Osservando come si abbinano queste due cose, ti può dare un po’ di fastidio. Certo, se creassero due eventi, Comicon cosplay e Comicon fumetti, il primo farebbe sfaceli e il secondo rischierebbe di essere visitato da un ristretto manipolo di appassionati.

Ecco… da purista non l’accetto, ma il mio animo commerciale….

*storico disegnatore napoletano di Brendon (tenebroso eroe nato dalla fantasia di Claudio Chiaverotti), ex insegnante alla scuola Comix di Napoli e ora letto (e visto) in Francia sulle pagine di “Tenerbas”, firmato con lo pseudonimo di Iko.

(Testo raccolto da Marco Prato)

Nella foto, una tavola di Brendon firmata Giuseppe Ricciardi

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