I ricordi, insieme dolci e malinconici, della giovinezza passata spesso sono associati alla memoria delle canzoni che hanno salutato un amore nascente, colmato i vuoti dell’esistenza, alleggerito il peso di una speranza svanita. La bella melodia napoletana, costituisce una fucina di emozioni che hanno cadenzato il ritmo della vita non solo dei napoletani, ma di quanti hanno subito fascino di queste indimenticabili poesie messe in musica e dei suoi grandi interpreti. La canzone napoletana vanta miriadi di estimatori, tra i quali il giornalista Carmelo Pittari, appassionato cultore e divulgatore di questo fenomeno culturale che ha esportato nel mondo la lingua, le tradizioni e i costumi di Napoli ma al tempo stesso l’identit e la storia di un intero paese. Fresco di stampa è il volumetto intitolato Le voci di ieri cantanti napoletani alla radio (Stamperia del Valentino, pp.143, euro 16), in cui raccoglie una serie di articoli da lui scritti circa una ventina di anni fa per le due maggiori testate cittadine, Il Mattino e il Roma. Lungi dall’essere una sequela di biografie e di curriculum, il lavoro di Carmelo Pittari, autore, tra l’altro di un’apprezzata Storia della canzone napoletana (ed. Baldini e Castaldi), si apre con un pezzo dedicato al mondo dei posteggiatori, i custodi e gli eredi della melodie del golfo “dotati di una memoria da cervello elettronico, in grado di ricordare all’istante, e senza spartito, qualsiasi canzone venga richiesta dal pubblico”. Un mestiere in estinzione, che tra i tavoli dei ristoranti tradizionali della citt fa rivivere ai turisti il folklore della Napoli passata. Sfogliando le pagine, seguono gli accattivanti ritratti degli artisti napoletani che esordirono negli anni ruggenti della radio per poi essere assegnati, dopo una dura gavetta, alle grandi orchestre del tempo e suggellare la loro fama con i festival di Napoli, le “Piedigrotte”, la televisione.
Carmelo Pittari conduce il lettore a ritroso nel tempo e gli presenta quelle le voci di ieri’ che hanno piacere di raccontarsi, svelando gli aneddoti poco noti ai più, i vissuti privati dietro la ribalta delle luci, gli sviluppi seguiti ai fasti del palcoscenico.
Ne parliamo con l’autore, raggiunto al telefono.
Come nasce questo libro?
Dall’insaziabile curiosit e dall’instancabile attitudine alla ricerca dell’avvocato Paolo Izzo, (editore della Stamperia del Valentino e curatore della collana I Cinquecento, cui appartiene il presente volume, ndr) che presso l’Emeroteca Tucci ha trovato un mio articolo e, dopo avermi contattato, mi ha esposto il progetto di editare i miei pezzi apparsi sul Roma e sul Mattino, dove curavo la pagina della cultura e degli spettacoli mentre seguivo le carriere di questi straordinari interpreti, che riscuotevano un enorme consenso tra il pubblico, di cui sono stato testimone diretto.
Quando ha incontrato questi big?
All’apice del loro successo e anche dopo il ritiro dalle scene, quando li ho incontri nelle loro case e mi hanno confidato vicende di carattere personale, familiare, curiosit e aspetti, dunque, poco noti, a volte amari, della loro carriera e della loro vita che, in molti casi, dopo il successo e i bagni di folla, prese altre strade. Penso, per citare solo qualche nome, a Franco Ricci, divenuto un apprezzato pittore specializzato nei falsi d’autore, Domenico Attanasio, che si interessa di un’attivit commerciale, Alberto Berri, che ha fatto esperienze da impresario prima di dedicarsi interamente alla musica classica e alla carriera concertistica del figlio Antonello, pianista di talento, Armando Romeo, che fa l’avvocato a Bordighera. Anche la compagine femminile è ben rappresentata: tra le altre, Eva Nova, che al ritorno dalla tourne in America abbandonò le scene, Vera Nandi, che si è ritirata a San Giorgio a Cremano in una serena solitudine dopo una carriera spesa tra canto e teatro, Miranda Martino che, dopo l’esperienza del carcere, si è impegnata nel sociale.
A chi è rivolto il volume?
Agli amanti della canzone napoletana che hanno vissuto quegli anni d’oro e vogliono addentrarsi nelle vite dei loro beniamini,
ma anche alle nuove generazioni, che conoscono molti dei cantanti solo di nome e attraverso i racconti di nonni e genitori, e hanno imparato a canticchiare canzoni senza tempo ormai impresse nella memoria.
Molto curata la veste grafica del testo…
Di questo ringrazio il mio editore, le cui pubblicazioni sono sempre di gran pregio. Il volume è corredato di foto d’epoca che ritraggono i cantanti nel fulgore della loro carriera, ma anche nella dimensione privata degli affetti.
Pazzariello. Mito napoletano
Dall’editore napoletano Stamperia del Valentino tre testimonianze preziose: Il Pazzariello. Contributo alla definizione di un mito (pp.126, euro 15) di Paolo Izzo, Napule ca se ne va. Ferdinando Russo in cartolina: visi e versi da una citt (pp.103, euro 12) di Ferdinando Russo a cura di Maria Russo Dixon, Le voci di ieri. Cantanti napoletani della radio. Aspetti inediti e momen 6 « o è è á « s pt L libri n e d d d d pG 7 e : E è H l è NO » OJ e
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î î è è î î ti straordinari della carriera e della vita (pp.143, euro 16) di Carmelo Pittari. Sono chicche dalla pregevole veste grafica che vanno ad arricchire la gi preziosa collana I Cinquecento, fitta di testi che strizzano l’occhio al lettore curioso di addentrarsi nei meandri della storia e della cultura partenopea per conoscere e approfondire aspetti e temi poco noti e mai trattati in maniera esaustiva, unendo, in tal modo, al piacere della lettura la scoperta di radici comuni, che rinsaldano il senso di identit e di appartenenza. Nella fattispecie Paolo Izzo, titolare della casa editrice, ha investigato la storia e il messaggio di una figura topica della antro-mitologia partenopea, il Pazzariello, uno dei tanti tasselli perduti della nostra identit passata. Istrionico banditore popolare che, a piedi nudi e in un’improbabile uniforme di ispirazione murattiana, pubblicizzava, da esperto di marketing ante- litteram, il vino nuovo, i maccheroni e le farine, divertendosi ad intrattenere i passanti con gag e frizzi. Non solo questi sono i prodotti reclamizzati al suon di trombette, putipù, tricche-ballacche, scetavajasse, zerri-zerri, ma anche una chianca (i.e.una macelleria) come si legge in Viviani oppure olio e mozzarelle, di cui parla Ungaretti, infine lo scopriamo banditore di maturi meloni nelle strofe del Ruocco.Grazie al minuzioso lavoro di ricerca condotto da Paolo Izzo, il fenomeno-Pazzariello diventa oggetto di una monografia, che si configura come un unicum nel panorama editoriale. L’autore, riesumando sparse testimonianze quali articoli da stampa periodica d’epoca, citazioni in testi che si situano tra il Cinquecento e la seconda met del Novecento, fonti iconografiche, qualche foto ma perlopiù incisioni, databili tra i primi dell’Ottocento e il secondo Novecento, intende salvare dall’oblio una figura che, nell’immaginario collettivo, è legata alla memoria visiva dei bei tempi andati e al riuso cinematografico in “Uomo e galantuomo” di Eduardo e nell’ “Oro di Napoli” ( “Il Pazzariello dell’Oro di Napoli è un’invenzione di Zavattini, De Sica e Totò!”). Nella prospettiva di Paolo Izzo non dimenticare il Pazzariello significa “conservare la coscienza di noi stessi e del nostro bagaglio identitario. La fuoriuscita del Pazzariello dalle nostre coscienze rappresenta la perdita di uno tra i tanti tasselli della nostra identit passata”. Un libro che, tra le righe, lancia un provocatorio appello per il ritorno del Pazzariello, che “per le vie di Boston, negli anni Settanta dello scorso secolo fu visto sfilare accanto ad americanissime e floride majorettes, inviato in seno ad una delegazione napoletana come paradigma di storia patria. America, terra di emigranti per i tanti Napoletani che, al tempo del tanto atteso Risanamento, (vana si rivelò la speranza!) erano costretti ad imbracciare la valigia di cartone e a separarsi dalle proprie radici in cerca di un futuro migliore. Nella prefazione del volume curato dalla prof.ssa Russo Dixon si legge che ” sulle banchine del porto di Napoli, dove dopo la visita medica e il visto del Delegato si ammassano dormendo sui loro stessi bagagli i migranti, di giorno girano i primi imprenditori dell’immagine, quei fotografi che offrono un ritratto con alle spalle il fumante Vesuvio”. Agli inizi del Novecento l’editore Ragozino decise di pubblicare una serie di cartoline fotografiche, che ritraevano scene di genere e tipi napoletani, corredandole dei versi di Ferdinando Russo che, con il piglio di un pittore, tratteggiava dal vero il mondo degli esclusi. “Il giornalista e il fotografo insieme sentono di star registrando la memoria storica della citt , della antica capitale come era e come non sarebbe più stata”. Versi e immagini sono una testimonianza di quel colore locale che “chi sta per salire su quei bastimenti” forse non avrebbe più assaporato. Il libro edito da Paolo Izzo consente di riemergere dal sommerso una produzione minore di Russo, finora trascurata dall’editoria libraria.
Abbiamo raggiunto l’editore al telefono.
Qual è l’idea alla base dei suoi testi?
Un atto d’amore per tutto ciò che di bello Napoli ha prodotto nei suoi trenta secoli di storia. Ci proponiamo di ricostruire e, al contempo, restituire al semplice lettore e agli addetti ai lavori l’immagine di Napoli che pensatori, giornalisti, folcroristi e quanti, nativi e non, l’hanno amato, mirabilmente hanno concorso a creare. Da ciò inizia la ricerca di testi dimenticati, non più ricordati che hanno diritto a una visibilit e, parallelamente, la curiosit e l’attenzione per argomenti mai scoperti o mai trattati in maniera esaustiva. Cito, per fare qualche esempio, Le uova dell’angelo, un testo atteso da 150 anni sulle accademie a Napoli fino al 600, Giochi storici napoletani, sui giochi da strada, Le feste napoletane tra paganesimo e cristianesimo, un trattato che documenta ben 167 feste, in gran parte perdute e di cui, per la maggior parte, non si conosce nemmeno l’esistenza. L’ultima fatica, Il Pazzariello, che è una monografia mai scritta su questo mito della cultura e del folklore partenopeo, 6 « o è è á « s pt L libri n e d d d d pG 7 e : E è H l è NO » OJ e
t n sar presentata il 26 gennaio alle 18,30 presso la libreria Loffredo in via KerbaKer.
A colpo d’occhio colpisce l’estrema cura dei testi…
I materiali adoperati sono molto selezionati: dalla carta palatina color avorio al cartoncino usato per le copertine, che si colorano del grasso cutaneo di chi legge il libro, che, non essendo mai stato sfogliato prima, perch incellofanato, diventa un bene privato da amare, conservare e, perch no, collezionare. Gli scritti, poi, sono corredati di un ampio e accurato apparato iconografico e bibliografico perch la ricerca va documentata.
Cosa chiede ai suoi autori?
Sono un editore puro che non chiede contributi agli autori. Sono aperto ad accogliere il nuovo ma i miei autori devono accettare che io metta le mani da un punto di vista stilistico. Mi auguro di bandire a breve un concorso letterario.
Altri progetti per il futuro?
Sto aprendo una collana teatrale per recuperare canovacci dimenticati e poco noti.
Nelle foto, le copertine dei volumi