Lockdown più morbido rispetto a marzo in Campania, ma comunque a casa, in zona rossa. Pur se al lavoro o a scuola da remoto. Così lo streaming diventa più che mai una possibilità per connettersi all’arte e alla bellezza, anche a quella del cinema. Per diradare almeno un po’ l’ombra cupa del virus.
Un’occasione la offre la società indipendente di distribuzione Viggo che rende accessibile al grande pubblico sull’app Chili da domani, venerdì 20 novembre (e da dicembre in dvd per la Ripley’s home video) la versione cinematografica restaurata del film Heimat, una cronaca tedesca (foto) di Edgar Reitz presentato al 2° Festival di Monaco e alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 1984.
Il lavoro cinematografico copre un lungo arco di tempo, dal 1919 al 1982, rileggendo la storia della Germania del novecento con gli occhi della gente comune attraverso la vita della famiglia Simon e di tutta la comunità di Schabbach, immaginario piccolo centro della Renania. Una grande storia familiare e di un villaggio, come precisa l’autore.
Quasi 10 anni ci sono voluti per il restauro. Dopo innumerevoli proiezioni, trasporti e riavvolgimenti il film non poteva più essere proiettato: le immagini avevano perso i loro veri colori.
Edgar Reitz, con il figlio Christian, ha avviato l’enorme progetto per salvare il film che ha dovuto essere rimasterizzato: hanno portato la versione cinematografica nell’era del digitale attraverso la scansione dei negativi originali 35mm e il loro recupero tecnologico.
utti i materiali, oggi disponibili per la distribuzione alla Edgar Reitz Filmstiftung corrispondono alla originale versione cinematografica in 7 parti di alta qualità in termini di immagine, suono ed edizione.
Il restauro è stato realizzato con il sostegno della Kulturstiftung des Bundes e della Kulturstiftung des Landes Rheinland-Pfalz presso il laboratorio Christian Reitz – Studio for Digital. Film Restoration in collaborazione con ARRI München.
Così Reitz durante la lavorazione dell’opera: «Narrare storie ha molto a che vedere con l’atto di ricordare. Noi tedeschi abbiamo dei problemi con le nostre “storie”. L’ostacolo vero è la nostra ‘Storia’. Il 1945, l’anno zero della nazione, ha cancellato molto, ha creato un baratro nella capacità di ricordo della gente. Milioni di tedeschi hanno vissuto prima e dopo questa data e hanno prodotto molte storie quotidiane degne di essere raccontate; esse, però, giacciono seppellite sotto il peso dei grandi avvenimenti. Un “piccolo passato” che nessuno osa raccontare in considerazione del nostro terribile ‘passato grande’».
La quadrilogia di Heimat ha occupato quasi 30 anni anni della sua vita. Da “Heimat, una cronaca tedesca” degli anni 0ttanta a “L’altra Heimat. Cronaca di un sogno” terminata nel 2013.