“Un Grand tour della creativit “. il titolo della mostra di Antonio Giannino che verr inaugurata domani, gioved 15 aprile (ore 16,30) nella biblioteca centrale della facolt di architettura di Napoli, a Palazzo Gravina. L’evento, promosso dell’Istituto culturale del Mezzogiorno, dall’Unione nazionale scrittori e artisti e dall’Universit Federico II, sar introdotto, alla presenza dell’artista, da Antonio Filippetti, Fiorella Franchini, Generoso Pignalosa, Antonio Lobefalo e Maurizio Vitiello.
L’impegno artistico e civile di Giannino ha origini remote e copre un lasso di tempo considerevole se si pensa che i suoi esordi risalgono agli anni sessanta. Il libro/catalogo che accompagna la mostracompendia in realt proprio le varie vicende che l’hanno visto protagonista e testimone. Ed è proprio questa intensit professionale che Antonio Filippetti mette subito in rilievo nella introduzione del volume da lui stesso curato quando scrive: “L’attivit creativa di Antonio Giannino si articola lungo un arco di tempo abbastanza esteso, che sfiora ormai la soglia dei cinquant’anni: un percorso durante il quale l’artista ha messo per cos dire in campo le sue peculiarit attraverso un ventaglio di esperienze assai vasto che comprende pittura, scultura, grafica, ma anche esplorazioni critiche e didattiche e poi una variet di stimoli e sensazioni. L’arte sacra ma anche profana, lo stimolo della fede ed il richiamo della laicit ,in un coacervo di sensazioni e suggestioni che anche per chi guarda o ammira rappresentano una sfida intrigante o meglio l’invito ad addentrarsi in un osservatorio ricco di fascino e di sorprese. Alla fine anche il viaggio nella bottega dell’artista presenta perciò persino dei rischi nel senso che la stessa molteplicit di esperienze può risultare in qualche modo fuorviante poich non immediatamente riconoscibile in una data classificazione”.
L’attivit poliedrica e costante di Giannino riconduce – o forse anche impone – a un bilancio che è poi quello che la pubblicazione che lo riguarda in qualche modo suggerisce. Giusto per riferire per sommi capi, è utile ricordare che l’artista è l’autore del Monumento ai Caduti a San Arpino e dell’omaggio a Gennaro Serra, ed ha al proprio attivo la realizzazione di una summa di opere d’ispirazione religiosa collocata nella chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Portici e che comprendono una”Via crucis”, le sculture dell’apoteosi di San Giovanni Bosco e per ultimo le porte in bronzo della stessa parrocchia. Ma Giannino è anche il protagonista di una lunga attivit didattica che ha comportato la formazione di una scuola di allievi (alcuni dei quali tra l’altro hanno collaborato con lui per il restauro di uno dei leoni di Piazza del Plebiscito). E per di più alla sua opera non sono mancati riscontri critici di alto profilo sia a livello nazionale che internazionale.
Giannino è sicuramente uno di quei personaggi del mondo della cultura e dell’arte che hanno operato con grande discrezione nella citt di Napoli e l’hanno onorata con una testimonianza silenziosa e benevola, senza reclamare per altro (n ricevere) come forse avrebbe potuto particolari tributi o allori. Questa straordinaria e per molti versi insolita discrezione dell’artista sembra essere anche la sua cifra morale e persino stilistica. Ed è questo che induce Filippetti a concludere affermando che l’artista “pur lavorando incessantemente non si è mai lasciato prendere la mano, non ha ecceduto in una iperproduzione fine a se stessa, sterile o ripetitiva, ma ha sempre inteso lasciare un segno, lavorando per qualche cosa’. Senza rincorrere facili chimere o coltivare falsi miraggi, l’artista ha puntualmente operato in ossequio alle proprie credenze, assecondando e valorizzando un istinto che oggi, al tirare delle somme, sia pure in modo necessariamente provvisorio, rappresenta un caposaldo di eccellenza, una garanzia di assoluta qualit “.
Nella foto (di Maria Volpe Prignano), una scultura dell’artista
Guarda l’arte di Giannino nel video.