Un viaggio all’interno del tema del femminile, esplorato e indagato attraverso l’approccio multidisciplinare che, nello scambio comunicativo della riflessione comune, arricchisce i singoli campi e stimola il dibattito sul ruolo della “appartenenza di sesso” nella costruzione di compagini sociali e culturali mai neutre, come la prassi storica insegna. “Parole di donne”(Edizioni Aracne, pp. 301, euro 20) a cura di Francesca M. Dovetto, è una raccolta di saggi “a più mani” e “a più voci”. Un obiettivo importante e ambizioso che nasce da una giornata di studi, organizzata all’universit di Napoli Federico II nel marzo 2007. Le prospettive filologica, filosofica, psicologica aperte al tema della differenza si interfacciano con la riflessione linguistica sul mondo femminile dando vita a “parole di donne, sulle donne, per dire donna, per definire il suo ruolo, i titoli professionali, la sua variet di lingua, il suo essere-donna, il suo modo di manifestare sentimenti, emozioni, stati d’animo”.
Tortuoso il cammino che porta la donna all’acquisizione di autonomia “in un universo nominato e descritto dall’uomo”. Attraverso la relazione con l’esterno, il confronto con le forme sociali, l’essere umano femminile diventa donna, fondando su basi esperienziali la propria soggettivit . Scardinare sistemi valoriali e comportamentali consolidatisi nei secoli, è un’impresa titanica. Tralasciando, tuttavia, le derive femministe, nel tessuto sociale la relazione tra uomo e donna realizza pienamente le parti quando si fonda sul rispetto delle reciproche differenze. Anche la finzione letteraria risulta dominata dalla fantasia maschile. La voce femminile è dotata di poteri seduttivi, ma al contempo evoca forze sinistre seppur foriere di conoscenza. Alla dimensione profetica dell’alterit e del sovrasensibile rimandano figure mitologiche dalle fattezze femminili quali le Muse, signore del canto, la Sibilla e le Sirene, capaci di modulare parole di miele che veicolano una conoscenza minacciosa per i pericoli che cela.
Nel Beowulf, poema nazionale inglese, che è espressione della cultura pangermanica, le formule linguistiche presentano un’immagine di donna legata a modelli cristiani, vestendo il ruolo di regina e madre “virtuosa nell’animo”. Il nuovo si insinua nella poesia cristiana anglosassone di argomento agiografico, ove la Santa assume i caratteri degli eroi epici. La condizione storica del soggetto femminile emerge anche dalle parole che designano la donna. Il lessico è una spia della cultura spirituale dei parlanti e si colora di rappresentazioni simboliche. Nelle lingue classiche “le parole per dire donna” rimandano all’istituto della famiglia, alla procreazione e alla cura dei figli. Questa donna “ai margini”acquisisce nel tempo maggiore visibilit . I mutamenti si registrano nelle principali lingue europee, i cui “termini per donna e intorno alla donna” mettono in luce la gamma di ruoli, competenze e attributi declinati al femminile. Gli stereotipi sono duri a morire. Nel Thesaurus di Word 2008 per Mac, malgrado le raccomandazioni e le misure intraprese per un uso non sessista della lingua, il correttore ortografico propone per la referenza femminile lemmi che richiamano ruoli femminili subalterni. Gli stili comunicativi riflettono dinamiche tendenti al contemperamento tra “femminilizzazione” e “mascolinizzazione”.
Nel settore dei servizi, che non può prescindere dalla sfera delle emozioni, gli uomini sono inclini a adottare uno stile “femminile”, orientato alla cortesia e alla cooperazione, al cosiddetto rapport talk. Al contrario, le donne che ricoprono ruoli di responsabilit e di dirigenza si adattano al modello “maschile”, preferendo la modalit assertiva del suo contrario, il report talk. Nell’immaginario collettivo la donna realizza la sua primigenia natura nella maternit . La dea Demetra paventa di rendere sterile la terra, mettendo a rischio la sopravvivenza della degli uomini, se Zeus non interceder presso Ade, che ha rapito la figlia Core. Nel Paradiso Dante ricorre “all’immagine del bambino affamato che cerca il seno materno” per esprimere il desiderio di vedere Dio. Alla fine dell’Aracoeli, ultimo romanzo di Elsa Morante, Manuele termina la sua ricerca, recuperando la dimensione degli affetti, sublimata nelle filastrocche cantate in spagnolo, la lingua materna che, nei ricordi dell’infanzia, fungeva da contraltare alla componente incorporea, anaffettiva rappresentata dall’italiano, la lingua normativa del padre.
Dovetto. Tra femminilit e linguistica
Ne parliamo con la curatrice, Francesca M. Dovetto, associata di glottologia e linguistica presso l’Universit di Napoli Federico II.
Questa raccolta di saggi è rivolta esclusivamente agli addetti ai lavori o si propone di raggiungere un pubblico trasversale?
“Il libro, che è innegabilmente tecnico per molti suoi aspetti, si presta tuttavia anche a letture di diversa profondit ed esperienza (è tra i testi in lettura di una associazione culturale napoletana: il Salotto letterario dell’Associazione Tempo Libero, mercoled 14 6 « o è è á « s pt L libri n e d d d d pG 7 e : E è H l è NO » OJ e
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Quali aspetti trattati possono suscitare attenzione e vivo interesse nel “lettore comune”?
“Penso che in diversi settori e contributi del libro il "lettore comune" possa trovare stimolo per riflettere sul ruolo della donna e sulla sua rappresentazione linguistica (rappresentazione che, d’altra parte, è proprio specchio del suo ruolo) e principalmente nelle immagini che il lessico, del presente come del passato, ci restituisce (dal delirio di uomini illustri a quelle immagini che l’antichit ha costruito delle donne – creature curiose e bizzarre, inquietanti, e comunque profondamente ‘altre’ -, a quelle invece a noi più vicine e attuali che emergono dai termini ai quali è affidata la rappresentazione linguistica del femminile e che identificano anche ruoli che spesso sono stati negati, come appare chiaramente dall’uso di alcuni strumenti informatici…). Di comune interesse può essere anche osservare come l’analisi linguistica conversazionale rimetta giustamente in discussione alcuni fastidiosi luoghi comuni, come quello secondo cui le donne sarebbero eccessivamente loquaci e poco incisive nello stile conversazionale, tendente più alla cooperazione che alla competizione. Ora che una certa distanza ci separa dai primi studi di genere degli anni Settanta, i tempi sono maturi perch si ricominci a parlare e pensare su questi temi con una nuova attenzione a quanto, di effimero spesso, è stato ottenuto e a quanto ancora resta purtroppo da fare”.
Siamo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna. A tutt’oggi, in tante parti del mondo, permangono degli ostacoli che impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica. A suo avviso ci vuole ancora del coraggio per trattare il tema del femminile?
“Ha ragione, ancora oggi ci vuole certamente grande impegno e coraggio per trattare un tema cos ampio e complesso, cos come ce ne vuole per ricostruire il ruolo di un soggetto parlante sessuato e femminile una volta che si parta dalla consapevolezza che, come ha scritto Violi, “le donne si trovano linguisticamente in una condizione paradossale perch si pongono come soggetti parlanti in un linguaggio che le ha gi costruite come oggetti”. Ciò non toglie che questo percorso si profili come molto suggestivo e stimolante”.
Nelle foto, Dovetto a Punta Arenas (museo della Patagonia) e la copertina del volume