Un autentico canto d’amore verso i Campi Flegrei eletti a immagine e dimora dell’animo umano. In questa frase si racchiude il nuovo lavoro letterario di Mario Sirpettino intitolato “Adriano nei Campi Flegrei” (Edizioni Kairos, pp124, euro 12) in cui racconta nel pieno del rigore storico il legame che l’imperatore Adriano ebbe con la terra flegrea. Laureato in giurisprudenza alla Federico II di Napoli, Sirpettino ha retto per molti anni la direzione generale dell’ente provinciale per il turismo di Napoli, divenendo cos noto per la sua lunga e intensa attivit di pubblicista tutta dedicata ai Campi Flegrei.
L’et d’oro dell’Impero Romano; dopo Nerone ecco l’impero di Adriano; un impero vivo, armonioso. L’autore campano narra le vicende di un imperatore viaggiatore, sempre in movimento attorno alle province romane per rendersi conto dello stato di salute del suo prezioso impero e per diffondere a tutti i suoi abitanti il suo messaggio di ordine, stabilit , di sviluppo sociale.
Met preferita del suo viaggio erano i Campi Flegrei. Puteoli, Baia, Bacoli, Miseno ecco la zona flegrea di Adriano da questo legame che l’autore inizia questo suo racconto in cui soprattutto d una giusta e completa collocazione storica al personaggio di Adriano, il quale fu artefice di opere che, nell’odierna terra flegrea, appaiono come brandelli di uno splendore che non morir mai.
Quello che emerge di più in questa ultima fatica di Sirpettino è l’immagine di una Puteoli affollata, rumorosa e sfavillante nei suoi templi e nei suoi candidi marmi. Villa Adriana, il Tempio di Venere, il Tempio di Mercurio, le “regiones”, i “vici” e i “clivi” sono alcuni grani monumenti o solo semplicemente quartieri edificati nel periodo d’oro di Adriano in questa terra; luogo che più di tutto si sente la sua presenza. Con Adriano Puteroli prima e poi Baia, luogo della sua morte, arrivano al massimo splendore e questo testo ne è un’importante testimonianza. Ancora una volta l’autore campano, Sirpettino, riesce nel suo intento: far conoscere tutte le vicende storiche e umane di un territorio straordinario e stupefacente per bellezza e ricchezza monumentale.
Sirpettino, ode a Puteoli
A spiegare questo legame particolare tra i Campi Flegrei e il suo imperatore Mario Sirpettino, autore del libro.
Un rapporto d’amore quello tra Puteoli e l’Imperatore Adriano?
Negli ultimi anni di vita Adriano preferiva soggiornare a Baia. Amava il mare e la costa flegrea, soprattutto, per lui questi luoghi simboleggiavano la conquista della libert dal suo corpo e dai suoi mali.
Nel volume si sente molto il confronto tra Puteoli e Roma, centro dell’Impero Romano. Che tipo di rapporto vi era tra le due zone?
Puteoli è stata da sempre considerata la “piccola” Roma. Importantissimo era il suo porto; una zona che fa faceva da tramite tra l’impero romano e l’oriente sia per quanto riguardava il commercio e sia per le comunicazioni. Non c’era imperatore che per poter ritornare a Roma non passasse per la terra flegrea.
Prima di Adriano lei ha parlato dei Campi Flegrei durante il soggiorno di Nerone. Come è cambiata Puteoli dal passaggio da Nerone ad Adriano?
Puteoli non cambia di molto, rimane la citt abitata dalle famiglie dei senatori e famiglie orientali. Ovviamente con Nerone non possiamo parlare dello stesso rapporto che la terra flegrea aveva con Adriano. Con Nerone vigeva un’atmosfera molto più violenta e dominatrice rispetto all’atmosfera tranquilla e serena che si respirava con Adriano Imperatore. Se con la morte di Adriano nella citt puteolana fu il pianto a dominare gli animi dei cittadini; alla morte di Nerone i cittadini campani provvidero a sostituire le statue che raffiguravano il tanto temuto imperatore con i volti degli imperatori romani che lo susseguirono.
Cosa rimane oggi nella terra flegrea del tanto amato imperatore Adriano?
I resti delle sue costruzioni: Il Tempio di Mercurio, il Tempio di Venere e il Tempio di Nettuno. Baia e Puteoli con Adriano divennero il centro di sperimentazione dell’architettura dell’Impero Romano. Insomma, le due citt campane furono per l’imperatore un vero e proprio cantiere a dimostrazione di quello che si sarebbe edificato in seguito nella Roma capitale.
In foto, l’autore