La memoria è un bene prezioso. Ci riporta nel passato, ce lo fa rivivere nella sua lontana contemporaneità. E la pazienza è una sua fedele complice. E’ quella che accompagna da anni Maria Beatrice Cozzi,moglie di un discendente diretto di Vincenzo, figlio di Eduardo, papà del personaggio teatrale Felice Sciosciammocca, e fratello di Eduardo De Filippo.
Dopo aver scoperchiato la scatola che conteneva l’archivio delle sue commedie, tocca al grande schermo. Il suo lungo lavoro di ricerca è raccolto nel volume Pionieri del cinema napoletano che sarà presentato(anche questo, come quelli dedicati al teatro di Vincenzo, porta il marchio editoriale di Liguori) giovedì 19 gennaio alle 16, nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli, in piazza del Plebiscito.
Il volume contiene le sceneggiature di Vincenzo e i film perduti di Eduardo Scarpetta ed è curato da Maria Beatrice insieme a Pasquale Iaccio, docente di Storia del cinema dell’Università di Salerno e della Federico II di Napoli.
Introdurrà la direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli Simonetta Buttò. Con i curatori, intererranno l’assessore alla cultura del Comune di Napoli Gaetano Daniele, Sergio Bruno della Cineteca Nazionale di Roma, il critico cinematografico Mario Franco, la giornalista Titti Marrone e la responsabile della Sezione Lucchesi Palli, Rosaria Savio.
Seguirà la proiezione del film muto di Vincenzo Scarpetta, restaurato dalla Cineteca nazionale con la collaborazione della Fondazione Eduardo De Filippo,“Il gallo nel pollaio” (1916) con musiche originali dello stesso autore.
Il testo ricostruisce il percorso di cinque film di Eduardo andati perduti e la ricca produzione del figlio, con la pubblicazione di alcune delle sue sceneggiature, foto e altri documenti inediti.
«Quando il cinema nacque- scrive il critico e storico cinematografico Mino Argentieri nella prefazione- la sorpresa, la meraviglia furono grandi per le moltitudini. Sorgeva una nuova epoca e le promesse e le attese erano eccitanti… Uno dei meriti che vanno riconosciuti a Pasquale Iaccio e a Maria Beatrice Cozzi Scarpetta, che ha curato la trascrizione delle sceneggiature, è quello di aver frugato nei ripostigli del vecchio cinema napoletano, prestando l’attenzione su Scarpetta padre e figlio, che hanno avuto gli occhi degli studiosi teatrali puntati sulla coppia, ma che sono stati completamente e a torto trascurati dagli esegeti cinematografici. In effetti, non si sapeva nulla dei soggetti, dei trattamenti, delle sceneggiature mai tradotti in film e che hanno impegnato Vincenzo Scarpetta, a dispetto delle difficoltà incontrate e delle incomprensioni. Gli autori hanno scoperto una piccola miniera che contribuisce a riprofilare l’opposta attitudine dei due Scarpetta nei riguardi del cinema e le schegge ritrovate e riconsiderate su ciò che Napoli ha dato con il suo ricco entroterra culturale, a una cinematografia che stava misurandosi con un competitore irresistibile, la Hollywood del primo dopoguerra, spesso adottando ricette appassite, generalmente in uno stato di debolezza strutturale crescente».
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In foto, la copertina del libro e una scena del film “Il gallo nel pollaio”
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