Piaf, regina di Partenope. Napoli spesso la ricorda. Tra i tanti eventi del 2015 – quando avrebbe compiuto cento anni- quello che la produzione “Otto Jazz” mette in scena: “Édith” al Complesso Monumentale San Gennaro all’Olmo.
Il teatro Bolivar di Materdei,  domenica 22 gennaio, pensando a lei, ha accolto sul suo palco un viaggio musicale nella Francia degli anni 30-50 attraverso le canzoni dell’inidimenticabile cantante. Storie di vite nate nell’ambiente della malavita francese, storie di donne innamorate, storie di passioni, di sogni, di ricordi. Uno spettacolo che è già stato presentato in Messico, India, Brasile, Giappone e negli Usa .
«L’anima della strada entra in ogni stanza della città, non è più Edith Piaf che canta… è la pioggia che cade, il vento soffia, la luce della luna si mette a tavola. La “bocca d’ombra “, il termine sembra inventato per la sua bocca d’oracolo». Questo scriveva dell’artista il grande Jean Cocteau, che muore d’infarto dopo aver appreso la notizia della sua morte. E ancora di lei si disse che aveva “l’ugola insanguinata di un passerotto” o  “un arcobaleno in gola”, mentre lo scrittore Robert  Belleret  la definiva “Bugiarda cronica e seduttrice insaziabile”.
Édith, una donna con  una esistenza ricca di passione e amore, complessa e pienamente vissuta… La sua vita. Il passerotto (piaf nell’argot parigino) nasce il 19 dicembre 1915. Si chiama Édith Giovanna Gassion e la sua è una famiglia umile: il padre Louis è contorsionista circense; la madre, Annetta Maillard, chiamata Lina Marsa, originaria di Livorno, è una cantante di strada. E anche lei  inizia la sua carriera così.
 I genitori non si possono permettere economicamente di mantenerla e la piccola vive inizialmente con la nonna materna che se ne infischia della bambina , poi il padre la porta dalla nonna paterna, Louise Léontine Gassion, meglio conosciuta come Madame Tine,  prostituta e  tenutaria di una casa di tolleranza. Qui Édith cresce coccolata dalle “ragazze”.
In seguito il papà  le si riavvicina e, lei, per sostenerlo, inizia la sua storia che la porterà nell’Olimpo delle star internazionali. Con la ruvidezza e la rabbia della  sua voce, caratterizzata da mille sfumature, affascina i passanti grazie alla Marsigliese.
Una chanteuse réaliste. Costituisce insieme a Simone Berteaut un duo esibendosi in caserme e strade. A soli 17 anni resta incinta del muratore Louis Dupont, ma la bimba, Marcelle, morirà di meningite fulminante a soli due anni.
Incontra l’impresario Louis Leplée che le procura un’audizione in un piccolo locale “Le Gerny’s”: debutta nel 1935 … subito il successo… Édith è in grado di passare improvvisamente da toni aspri e aggressivi a toni dolcissimi, molti sono i personaggi del panorama musicale che accorrono per ascoltarla, primo tra tutti  Maurice Chevalier. E’ Leplée a cambiarle  il nome in Piaf .
Édith ottiene un contratto con la casa discografica Polydor. Leplée muore in misteriosi circostanze. E lei, nel 1937,  firma  il contratto con il teatro Abc  che segna  la sua  fortuna artistica. Ma la sua vita non è facile, come rivela il film che ne  ripercorre la biografia.
La Môme è uno splendido lavoro cinematografico, diretto da Olivier Dahan: non ha un perfetto ordine cronologico, ma associa ai punti più salienti della vita della cantante, tra i suoi alti e bassi. Presentato in concorso al Festival di Berlino, è uscito in Italia nel 2007. Ha vinto due premi Oscar, per il trucco e per la migliore interpretazione femminile, quella di Marion Cotillard, che, stupendamente brava, rispecchia bene l’anima di Édith con i suoi tormentati inizi, nello splendore del suo debutto, ma anche alla  fine della sua vita dove appare piccola e ricurva, con le mani deformate dall’artrite, e  radi capelli; solo la voce rimane inalterata.
Dopo la morte di Leplée, molti sono i suoi impresari: Raymond Asso, Michel Emer, Paul Meurisse, Norbert Glanzberg, Lou Barrier; qualcuno di loro le è vicino non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente. La fama di Édith Piaf continua  a crescere: conosce Jean Cocteau, che si ispirerà a lei per un lavoro teatrale, “Le bel indifférent.” Le star dell’epoca Boris Vian,  Juliette Greco, Roger Vadim, eccezionali… ma lei è un’altra cosa… con  il suo modo unico, la gioia, con il suono della sua voce dà forma  al senso di ribellione tipico dell’inquietudine.

Qui sopra Yves Montand, uno dei tanti artisti che la Piaf lanciò. In alto, un'immagine dell'indimenticabile cantante
Qui sopra Yves Montand, uno dei tanti artisti che la Piaf lanciò. In alto, un’immagine dell’indimenticabile cantante

Affronta sempre tante difficoltà, tra  brutti  incidenti stradali, coma epatici, interventi chirurgici, delirium tremens e anche un tentativo di suicidio, ma va incontro anche a intense esperienze storie d’amore come quella con  Yves Montand. Canta con lui al Moulin Rouge, ma appena lo chansonnier inizia a diventare famoso i due si lasciano. Corre l’anno 1944.
Ma la Piaf contribuirà a lanciare anche altri artisti nel mondo della canzone francese e mondiale. Alcuni nomi: Gilbert Bécaud, Charles Aznavour, Leo Ferré, Eddie Constantine. In molti casi  è lei stessa l’autrice dei testi delle canzoni che tanto magistralmente interpretava.
Nel 1945 cambia casa discografica ed entra a far parte della Pathé. Nel 1946 scrive le parole della canzone che, nel dopoguerra, diventerà per i francesi l’inno del ritorno alla vita: “La vie en rose”. Nello stesso anno va in tournée  negli Stati Uniti esibendosi alla Constitution Hall, l’anno dopo ritorna negli States per cantare alla Play House e al Versailles di New York,  tra il pubblico artisti del calibro di  Orson Welles, Marlene Dietrich, Charles Boyer, che,  entusiasti, le offrono calorosi applausi.
Insieme a Marguerite Monnot compone la storica canzone “Hymne à l’amour” che la porta al successo a livello mondiale, una canzone dedicata al suo amore perduto tragicamente:  Édith si innamora del pugile Marcel Cerdan,  felici vivono il loro momento magico, ma il destino crudele interrompe la favola. Cerdan, in viaggio per raggiungere la sua amata, muore in un incidente aereo. Dstrutta dalla morte del compagno, inizia a bere e a far uso di droghe. In seguito, sempre con la Monnot scriverà “Milord” e  canterà testi come “Le vagabond, Les amants, Les histoires du coeur, La foule, Non, je ne regrette rien, e tanti altri che diventeranno classici cantati ancora oggi da star internazionali.
Sposa nel 1952  il compositore Jacques Pills ma il matrimonio durerà solo pochi giorni. E nel 1955 si spalancano per Édith le porte dell’Olympia che ospita solo i grandi artisti. Riparte per l’America , ancora grande successo, al suo ritorno l’Olympia la vuole  è per quattro mesi di repliche,  sarà tutte le sere  sempre una standing ovation.  Un nuomo matrimonio nel 1961: sposa Théo Sarapo, nome d’arte di Theophanis Lamboukas, altro artista che lei con la sua grande generosità lancia nel mondo della musica.
“La vita è rosa” (la sua celebre canzone) con parole belle che suonano così:Quando mi prende fra le sue braccia/mi parla a bassa voce/io vedo la vita tutta rosa/lui mi dice parole d’amore/parole di tutti i giorni,” ancora dice la canzone/Notti d’amore che non finiscono. Una grande felicità che si fa spazio/I dispiaceri, i dolori si cancellano/Felice, felice da morire”.
Parole d’amore per periodi di passioni. Che la logorano anche. Muore di cirrosi epatica appena 48enne. La Piaf è andata con il marito nel sud della Francia, a Grasse, per   la convalescenza, ma una ricaduta le diventa fatale, è diventata un lumicino magra, troppo vecchia per la sua età. Il marito l’ha caricata sul sedile posteriore della macchina  per esaudire il suo ultimo desiderio, riportandola nella capitale francese.
Le sue spoglie riposano nel cimitero parigino delle celebrità Père Lachaise, nella  tomba della famiglia Gaission-Piaf: con lei anche il padre, la figlia Marcelle e il marito Théophanis Lamboukas. Migliaia di persone accorrono al funerale del “passerotto”  tanto amato dai francesi e non solo.
La sua tomba (dove troverete la scritta “Madame Lamboukas dite   dite Edith Piaf 1915 – 1963”) ancora oggi è meta di turisti, ammiratori, nostalgici e curiosi. Parigi le ha dedicato una piazza e recentemente anche una statua, nel 20.mo arrondissement. E un asteroide scoperto nel 1982 porta il suo nome: 3772 Piaf.
Grazie Édith, per la tua vocalità poetica passionale e drammatica che ci hai regalato. Napoli sempre ti renderà  omaggio.

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