“L’assassinio della Storia. Il tramonto del pensiero giudaico-cristiano” di Maurizio Agostini è un saggio che esplora, attraverso il linguaggio della filosofia, della letteratura e della profezia, la condizione attuale in cui versa il genere umano.
L’autore afferma che la concezione della Storia, intesa come un tempo in sviluppo in cui esiste un Passato tendenzialmente primitivo, un Presente tendenzialmente costruttivo e un Futuro tendenzialmente ottimistico, non è sempre stata un patrimonio dell’umanità; nato grazie alla commistione tra il pensiero ebraico e quello greco-romano, tale concetto è stato ripreso anche dai movimenti non religiosi, come l’Illuminismo, ed è stato applicato per secoli finché, negli ultimi tempi, ogni cosa è cambiata radicalmente.
Per Agostini l’Ultimo Uomo è in sofferenza e può già intravedere la sua fine all’orizzonte. L’autore offre quindi le proprie riflessioni in merito: provocatorie, apocalittiche e, probabilmente, profetiche. Tali elucubrazioni partono dalla certezza che «Il mondo in cui siamo entrati, dal Covid-19 in poi, sarà un mondo del tutto diverso da quello che abbiamo conosciuto perché il 2020 è stato l’anno in cui la Storia è entrata in coma irreversibile».
I primi segnali si sono visti già nel pensiero del filosofo Friedrich Nietzsche: la morte di Dio da lui teorizzata rappresenta il tramonto della dimensione metafisica che pensa che Dio sia la causa di tutto. Non è però solamente il Dio del Cristianesimo che muore, «ma anche il Dio degli ebrei, anche quello di Platone, e muore anche il Dio Progresso degli illuministi, nelle sue varie declinazioni kantiane, hegeliane, marxiane o freudiane, quello che dava in ogni caso una direzione alla Storia. Dio, morendo, trascina con sé tutta l’essenza del mondo occidentale».
Dalla morte di Dio nelle sue varie accezioni all’annientamento dell’essere umano per come lo conosciamo il passo è breve: ora stiamo vivendo ancora un periodo di transizione ma la metamorfosi dell’uomo è, per l’autore, inevitabile. «Grazie al Covid-19 abbiamo dovuto constatare che le masse, riprogrammate dalla televisione e dai social media, non sono altro che la manifestazione della pochezza dell’Ultimo Uomo nietzschiano».
In tal senso, quindi, con spirito apocalittico, Agostini afferma che il tramonto dell’Occidente è il concludersi della sua Storia e, infine, dell’Uomo stesso. «Siamo condannati a scomparire non per una qualche forma di pensiero sociale, politico o religioso di ordine superiore ma solo perché vi è la possibilità tecnologica di farci scomparire. Che morte infame. Tutta la nostra tradizione, tutto il pensiero giudaico-cristiano, tutta la nostra Storia». (Giorgio Livoti)
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