Le donne palestinersi raccontano. Lunedì 30 gennaio 2017,  grazie all’Associazione École Cinéma presieduta da Sabrina Innocenti in collaborazione con Assopace Palestina. Nell’antisala dei baroni, al Maschio Angioino di Napoli, infatti, dalle 10  dibattito sul tema con la proiezione di 5 cortometraggi prodotti dalla Sahera Production.
Ospite d’onore, Sahera Dirbas, filmaker di rilievo internazionale conosciuta per il suo impegno documentario e per il recupero della storia dei villaggi palestinesi distrutti nel 1948, per il suo dare voce a protagonisti di una diaspora che stanno via via spegnendosi o ”abituandosi alla situazione di occupazione, vissuta quasi come normalità.
Alla manifestazione interverranno gli alunni del Liceo llassico Umberto I di Napoli e dell’Istituto Francesco Saverio Nitti di Bagnoli. Con la regista cineasta ci saranno anche l’assessore alle politiche di genere e pari opportunità Daniela Villani, il consigliere comunale Luca Stoelcker, il professore Francesco Dandolo (Storia ed Economia – Federico II) Susanna Poole e Marisa Savoia dell’Associazione Donne in Nero.
La giornata si concentrerà sulla condizione e il ruolo delle donne in Palestina. Tutto rueterà intorno  al ruolo del cinema dei diritti umani tra le giovani generazioni.  Sotto il segno dell’educazione alla pluralità culturale come cultura dell’integrazione.
Ecco i filmati rporsti: Se Asmaa avesse parlato di Yafa Atef – 24 min. Una ragazzina di 16 anni viene arrestata e subisce estenuanti interrogatori nel carcere israeliano. Non si sa cosa abbia potuto confessare o che tipo di pressioni abbia subìto. Quando viene rilasciata è profondamente sconvolta e poco dopo si uccide, portando con sé il suo segreto.
La collana di gelsomino di Qamar Shabaroo – 34 min Una donna di una famiglia benestante ricorda la vita, le usanze e le tradizioni palestinesi dei tempi anteriori al 1948. Un racconto tra il nostalgico e il rassegnato sui piaceri del bagno turco, sui matrimoni, i parti, i raffinati profumi di collane al gelsomino, e poi quei cerimoniosi ricevimenti tra donne chiamati Istiqbal.
Un secchio d’acqua di Rebeeha Allan – 28 min Khadeja ha 96 anni e vive in un campo profughi. Ripercorre tutta la sua vita, sul filo dei ricordi legati alla costante penuria di acqua. Da quando, sposa 15enne, aveva acqua in abbondanza vicino a casa, alle distruzioni e uccisioni nel suo villaggio all’arrivo degli israeliani, alla fuga affannosa fino all’approdo nel campo UNRWA, alle interminabili ma piacevoli file davanti alle fontane, al penoso scavo di latrine e sorgenti all’interno stesso del campo.
Il segreto della donna pastora di Basma Swaity – 19 min Una dura vita spesa pascolando le pecore, accudendo alla casae allevando i figli. Le restrizioni al pascolo causate dal Muro si intrecciano con le terribili vicende personali: uccide un figlio lattante in un accesso d’ira e di stanchezza, ha un altro figlio imprigionato e poi ucciso dagli israeliani. Ma quest’ultimo figlio muore da eroe, dissetandosi da una bottiglia che la donna conserva e che usa come suo unico strumento per bere.
L’impronta di Suzan di Shams Gareeb e Zakeih Jabda – 17 min Suzan è un’anziana educatrice che ha speso la sua vita ad organizzare scuole e orfanotrofi in Cisgiordania. Il suo racconto comincia da quando, ancora fanciulla, piangeva sapendo che la sua maestra era stata costretta dai Sionisti a camminare a piedi nudi da Ramla a Gerusalemme. Poi si diploma, mette su famiglia e comincia la sua attività tesa a raccogliere fondi per costruire scuole e istituti per minori. La sua visita a una di queste scuole è accolta con grande commozione.
In foto, donne palestinesi

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