Il 30 luglio scorso l’associazione italiana del farmaco (Aifa) ha dato il via libera alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486. Subito è divampata la polemica negli ambienti sia cattolici che laici.
I primi a scandalizzarsi, naturalmente, appartengono alla gerarchia ecclesiastica e subito dopo la politica che si interroga, a mio avviso, addirittura offendendo la portata storica di un segno distintivo di civilt .
Finalmente anche l’Italia potr avvicinarsi ai paesi europei e agli Stati Uniti in tema di emancipazione della donna.
Ma non sar facile sconfiggere l’integralismo della chiesa. Comincia il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) cardinale Angelo Bagnasco che addirittura interpreta l’interruzione di gravidanza “una crepa nella nostra civilt “. E la stampa cattolica con L’Avvenire che parla di “vita umana offesa per via burocratica”. Continuando con l’Osservatore Romano che precisa si tratti di “un vero e proprio aborto che giustifica un controllo medico apparentemente rigido”. E per finire direttamente il Papa: “Divorzio e aborto piaghe della societ “.
L’oscurantismo papale equivale al pensiero dei paesi dell’islam come l’Algeria, l’Egitto, il Pakistan o l’Afghanistan che mantengono la donna in una libert costruita, dettata dalle sure, ovvero dai 114 capitoli che compongono il Corano stabilendo che “gli uomini sono preposti alle donne perch Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perch essi donano dei loro beni per mantenerle”.
Al contrario, un assunto incontestabile è relativo alla storia del mondo occidentale che si fonda su un principio basilare che è quello della distinzione tra sfera politica e religiosa, contrariamente a quanto praticato dalla Chiesa nei secoli precedenti e nel Medioevo, caratterizzando non poche guerre e distruzioni di massa sulla base della possessione del potere politico e di quello religioso in un solo centro di comando. La Chiesa oggi vuole questo: asservire cio il potere politico sotto le mentite spoglie di una “presunta” libert della donna, ai voleri ecclesiastici.
Tornando alla vita attuale va sgomberato il campo da un equivoco principale: la Ru486 potr essere utilizzata solo in ambito ospedaliero, esattamente come prevede la legge 194 per le interruzioni volontarie di gravidanza. Inoltre, è garantito il ricovero in una struttura sanitaria dal momento dell’assunzione del farmaco sino alla certezza dell’avvenuta interruzione della stessa.
Che dire. Sul corpo e sulla pelle della donna perch non può decidere la donna stessa?
Si tratta di garantire la libert di scelta, l’autodeterminazione di un processo di genere fondato sulla valutazione del contesto sociale ed economico, oltre che di difesa della propria salute, consapevole e dettato da una conoscenza che solo chi vive la “condizione” conosce e non altri. La possibilit quindi di scegliere non la strada più facile o più comoda, come vorrebbero far passare, ma l’opportunit di decidere in base alle proprie esigenze sempre e comunque accompagnate da un vero e proprio strazio dell’anima, quale comporta la rinuncia a una gravidanza.
Nessuna donna al mondo dovrebbe essere costretta a una tale traumatica scelta, pur tuttavia bisogna tutelarne la legittima eventualit . Occorre attuare tutti i propositi di legge affinch prima di arrivare ad una determinazione di tale portata siano potenziati tutti gli strumenti a disposizione, ovvero la contraccezione, la prevenzione, il pieno rispetto della decisione femminile alla procreazione.
Eppure la legislazione degli anni ’70 introduce elementi innovativi in tal senso. Si inizia nel 1975 con la creazione dei consultori familiari. Si fornisce alla donna assistenza psico-sanitaria attraverso psicologi, assistenti sociali, ginecologi, ostetriche, pediatri affinch gravidanza, contraccezione, interruzione volontaria, diagnosi precoce dei tumori alla sfera genitale diventino elemento di confronto e di conoscenza, oltre che di sostegno. Tre anni dopo viene votata la legge sull’aborto (1978), completando un quadro contraddittorio e foriero di mille polemiche ma capace di segnare una svolta emancipatrice e di libert sessuale senza precedenti. Basti pensare alla eliminazione della propaganda anticoncezionale prevista da un preciso articolo del codice Rocco allora vigente.
Insomma, affinch maternit e paternit diventassero utilmente consapevoli.
Ma subito dopo l’odissea della donna deve confrontarsi con strutture pubbliche inefficienti, con medici e anestesisti obiettori di coscienza e con tempi di attesa stratosferici tanto da “giustificare” un fiorente mercato delle strutture private, certamente più “efficientiste” per una prestazione dietro corrispettivo, e pratiche di aborto clandestino.
La gerarchia ecclesiastica cattolica diventi strumento di emancipazione fino in fondo e sensibilizzi le coscienze con messaggi religiosi chiari e nel rispetto della volont di ognuno. Non si faccia prendere dalla tentazione di assoggettare la classe dirigente del nostro paese evidentemente imbarazzata nel far avanzare d 6 ibattiti ed opinioni che si interrogano sulla modernit e su dove va la nostra societ .
Un punto fermo e irrinunciabile delle moderne democrazie è la libert di coscienza, se ne dia pieno diritto alle donne.