Navigatori e appassionati di mare lo conoscono tutti, mentre sono pochi tra i “profani” a ricordarne l’impresa: è Giovanni Ajmone Cat, nato a Roma nel 1933 e poi adottato dai mari di tutto il mondo. Eccentrico e coraggioso, scelse un cantiere di Torre del Greco, quello di Antonio e Gerolamo Palomba, per farsi costruire il San Giuseppe II, una barca a vela di sedici metri con cui nel 1968 part verso l’Antartide, dove piantò per primo il tricolore. Alla prima spedizione ne segu una seconda a scopo scientifico. A lui è dedicata la mostra “Viaggio in Antartide di Giovanni Ajmone Cat”, ospitata fino al 26 novembre dal museo del mare di Napoli (nelle sale dell’istituto tecnico nautico Duca degli Abruzzi di Bagnoli).
Attrezzature, abbigliamento tecnico dell’epoca per proteggersi dal freddo polare, fotografie, modellini dell’imbarcazione oggi in restauro: un percorso a ritroso verso il tempo dei grandi esploratori, quelli senza sponsor, armati solo di passione e temerariet .
Molti degli effetti personali presenti sono frutto della donazione di Rita Ajmone Cat, sorella del comandante e prima spettatrice delle sue imprese, iniziate nell’infanzia con un gozzo, il San Giuseppe I, a bordo del quale crescevano la passione e la curiosit .
E’ la storia di un esploratore, ma anche di un cantiere campano, bandiera di un filone storico, quella dei maestri d’ascia, che va scomparendo, priva di tutela, persa in una regione che proprio non riesce a trasformare la tradizione del mare in ricchezza. Ci provano piccole realt come questo museo, a ricordare la vocazione cantieristica di Napoli e provincia, mentre tutt’intorno le produzioni asiatiche smantellano la qualit di una storia millenaria a colpi di produzioni a basso costo.
Una mostra per ricordare e per raccontare, pensata soprattutto per gli allievi dell’istituto che forma i navigatori di domani.
Per saperne di più:
www.museodelmarenapoli.it
Nelle immagini, i modellini del San Giuseppe II