Un viaggio nella bellezza e nel passato. Con “Il figlio di Adamo”, un evento proposto dalle due ideata dalle due associazioni partenopee Agora e Atn (associazione transessuali Napoli), con il patrocinio del Comune di Napoli. Domenica 11 dicembre, alle 11, all’ex ospedale della pace di via dei Tribunali 16, ecco quella che viene definita in lingua napoletana ‘a figliata dei femminielli. Obiettivo: far conoscere apsetti sconosciuti ai più della Napoli di un tempo.
Il percorso, infatti, propone un tutto in uno dei gioielli architettonici e storici meno noti della città (l’ex ospedale della Pace, appunto) e in un’umanità troppo spesso ignorata,quella dei transessuali che ha radici antiche.
Un’immersione nel tempo che fu con i suoi protagonisti: Sergianni Caracciolo proprietario del palazzo, i frati giovanniti, che lo gestirono come luogo di cura, i malati di peste o di malattie contagiose accolti nel suggestivo Lazzaretto. Ed è proprio in questa sala che sarà raccontata da alcuni artisti (Giuseppe Loffredo, Loredana Rossi, Carmen Ladybird, Tarantina, Ciretta Fortunato, Franco Bizzarro, Gennaro De Vita, Clementina Coppola, Enzo Tammurriello, Gennaro Ciardiello, con i contributi musicali di Enzo Foniciello e Anna Merolla) uno dei fenomeni culturali unici al mondo, quello dei femminielli napoletani, figure cardine della società napoletana.
In un alternarsi di tradizioni arcaiche, rituali magico/religiosi e di eccentrica e a voltedi sofferente vita quotidiana, vissuta tra i limitati confini dei vicoli dei quartieri popolari, si ripropongono vicende ispirate alla tradizione, tra interventi teatralizzati e musica in dialogo con la realtà dei nostri giorni.
«Lo scopo – spiega Paola Filardi presidente dell’associazione Agora – è aprire gli scrigni troppo spesso chiusi di una città meravigliosa come Napoli. Ci preme infatti, evidenziare la preziosa storia di un luogo-margine come l’ex ospedale della pace, che nel tempo diventa simbolo della capacità della città di Napoli di curarsi delle persone che vivono ai margini. Dall’altra vogliamo raccontare un’altra storia, umana, anche questa poco nota della valenza culturale e dell’aspetto più vero del mondo dei transessuali chiamati a Napoli femminielli».
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