Il lavoro con l’Umpis a Napoli (unit mobile di pronto intervento sociale) inizia nell’agosto del 2006, a seguito della conclusione dei miei studi e in relazione al mio progetto di tesi sui “Senza fissa dimora”. L’entusiasmo è stato immediato.
La vera fortuna è stata quella di essere inserita in gruppo di lavoro composto da professionisti con un’esperienza maturata negli anni che, molto spesso, sa andare oltre quelli che sono gli schemi troppo rigidi dell’aiuto, ed è sulla base delle loro tipologie di lavoro e della loro umanit che oggi credo di essere più avanti rispetto a quello che ho studiato.
L’utenza alla quale ci rivolgiamo è l’emblema più forte delle forme di povert estrema che emerge dal rapporto italiano sulle povert , una povert che determina una forte esclusione sociale interrelata non solo agli stati di deprivazione economica, ma soprattutto agli stati di deprivazione relazionale che cicatrizzano il dolore delle storie di vita di chi incontriamo lungo la strada; uomini e donne la cui assenza di una dimora costituisce solo la punta dell’iceberg di quella complessa multidimensionalit di un disagio, che nella stragrande maggioranza dei casi è di tipo multiproblematico; alcolismo,dipendenza da sostanze psicotrope,perdita di lavoro,lutti, impoverimento delle reti di supporto, malattia mentale, immigrazione,disabilit , separazioni o abbandoni.
Per quanto concerne le funzioni dell’assistente sociale nell’ambito del progetto Umpis, l’obiettivo principale, e tuttavia non sempre facile da perseguire, è quello di implementare o,in alcuni casi, ricostruire la rete di supporto dell’utenza.
La difficolt è spesso data da motivazioni personali legate alla reticenza di mostrarsi in difficolt , quasi a dimostrazione che la societ di oggi esalta solo i vincenti scaraventando sempre più giù chi avrebbe bisogno di una “mano tesa”. Essere in difficolt e chiedere aiuto ad una famiglia geograficamente o virtualmente lontana significa riconoscere un fallimento di conseguenza, la richiesta d’aiuto viene sfuggita quasi inconsapevolmente.
Altre funzioni attraverso le quali si articola il lavoro dell’assistente sociale sono attivazione dei servizi offerti dallo Stato e dal terzo settore, accompagnamento alla fruizione dei servizi nonch mediazione tra Stato e Utente. Dopo una prima lettura del bisogno manifestato si procede alla lettura dei bisogni inespressi dando inizio,quando è possibile,ad un percorso di slatentizzazione del problema attraverso un supporto di tipo psicologico ed attraverso lo sviluppo di relazioni che sono delle vere e proprie risposte affettive ed umane prima ancora di essere professionali.
L’empatia e professionalit quindi, sono i sentimenti che ci guidano nel lavoro con persone che si sono consumate nel tempo ed più che mai importate lavorare sulla motivazione nonch sulla costruzione di una alternativa,di un motivo per credere di poter continuare in maniera dignitosa la propria vita e sulla possibilit di scelta attraverso l’empawerment ovvero quel processo di autodeterminazione, di rafforzamento che consente alle persone di essere vivi in maniera consapevole e protagonista.
Nella vita tutti hanno diritto a una seconda possibilit , le difficolt fanno parte del gioco, un gioco che rischia di rimanere perverso senza un supporto concreto ed immediato. Il mio augurio per l’anno che verr è di sensibilizzare sempre di più le istituzioni e i cittadini sulla reale necessit di offrire maggiori “chance di vita” a tutti gli “amici della strada”.
Nelle foto, tre immagini di senza fissa dimora