Anche i “Delitti al Museo” finiscono in rete. Alcune pagine dell’antologia edita da Giallo Mondadori da venerdì 23 novembre al centro di una nuova campagna del Museo archeologico nazionale di Napoli sulla pagina Facebook.
Un gatto solitario, che osserva il mondo dall’angolazione privilegiata del Giardino della Vanella; la Venere Callipige, la Tazza Farnese, i Tirannicidi e altri capolavori del Museo in avvincenti labirinti della fantasia, alla scoperta di storie tinte di mistero…
Sono questi gli ingredienti del volume, a cura di Franco Forte e Diego Lama: dieci racconti firmati da noti giallisti italiani (Diego Lama, Diana Lama, Andrea Franco, Stefano Di Marino, Carlo Martigli, Giulio Leoni, Romano De Marco, Antonio Fusco, Luigi Guicciardi, Serena Venditto) ambientati nelle sale dell’Archeologico di Napoli.
L’introduzione al libro sarà ripercorsa in un suggestivo video-racconto: una voce narrante, in pochi minuti, attraverserà gli ambienti oggi chiusi dell’Archeologico per l’emergenza da Covid; nelle puntate successive, programmate di martedì e venerdì, spazio a brevissimi inserti video realizzati da alcuni scrittori in novanta secondi. Non mancheranno focus diretti sui testi, con post di poche righe di sintesi “emozionale” in abbinamento alle immagini.
Filo conduttore della campagna sarà la riscoperta dei reperti del Mann, secondo una diversa chiave di lettura creativa: non soltanto opere d’arte, ma anche Sezioni (in primis quella Egizia, che si caratterizza per la sua aura di mistero) e manufatti preziosi, come la lamina orfica che corredava un’antica sepoltura del IV sec. a.C.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto “Museo accessibile” (coordinamento scientifico: prof. Ludovico Solima- Università della Campania “Luigi Vanvitelli”/ framework operativo: PON Cultura e sviluppo- FESR 2014/2020). Superando dalla piattaforma digitale le difficoltà di incontro ravvicinato a causa della pandemia.
In foto, il gatto, protagonista di uno dei racconti della antologia, la copertina del libro e Venere Callipige (credits: Luigi Spina)