Persefone, sposa di Ade e regina dell’oltretomba. Ma anche figlia prediletta di Demetra, dea della fertilit . La sua anima affonda nella terra che le d luce attraverso i suoi frutti. Figura di bronzo patinata, sinuosa e seducente, alleggerita dal chiarore dipinto di un limone, un melograno, una mela che accoglie nella maestosit del suo corpo, è creatura della coscienza artistica di Aulo Pedicini. Scultore e pittore, con radici beneventane, l’ha proposta come una delle protagoniste anche della sua recente mostra salernitananel complesso monumentale di Santa Sofia intitolata “La citt solare”. Adesso racchiusa in un volume edito da Guida che sar presentato in autunno a Napoli e Salerno, con interventi di Ermanno Guerra, Gilda Luongo, Massimo Bignardi e Enrico Crispolti ( e una corposa antologia critica).
LA PORTA DEL SOGNO
La citt del sole è un rifugio del pensiero dove dimora la porta del sogno, una grande scultura che accoglie le memorie di un ragazzo che suona il violino nel luogo d’origine (Foglianise in provincia di Benevento) dove si producono bottiglie di ottimo vino lo strumento musicale, un grappolo d’uva , rami e arbusti testimoniano il legame profondo con la natura e i desideri di un tempo. Quando gi i suoi sentimenti di artista si esprimono in giochi infantili. Sul bordo di un piccolo ruscello che scorre nel fiume Calore, plasma il fango, morbido come l’argilla, e crea tegamini per le bambine, sue compagne di gioco, immaginando, nel verde della valle, una cucina dove inventare pietanze saporite. Affascinato anche dal legno, passione ereditata dal padre ebanista, comincia presto a intagliarlo, individuando una strada che lo condurr all’istituto d’arte Palizzi, in piazzetta Salazar a Napoli, dove il padre(militare) è stato, nel frattempo, trasferito.
ALLIEVO DI CASTELLI
All’Accademia di Belle arti a Napoli negli anni sessanta Emilio Greco guida la cattedra di scultura. Aulo spera di richiamarne l’attenzione portando nel palazzo di via Costantinopoli una delle sue prime creature che passa invece inosservata. Non la ignora Augusto Perez, a quel tempo suo assistente, che gli dice «Ma tu non hai bisogno di venire qui. Non hai un posto dove lavorare?». No, non ce l’ha un posto dove scolpire e nemmeno la modella. Per questo, alla fine, accetta l’invito a iscriversi da Gerardo Di Fiore che, invece, ne sta per formare un’altra al fianco del titolare, Alfio Castelli.
Marchigiano, residente nella capitale, Castelli, quando arriva in aula, trova una sfilza di disegni di Aulo, appena diciottenne, e ne resta colpito. Lui, piccolo e magrolino, avanza e gli spiega che frequenta la scuola di nudo con Domenico Spinosa (tanto generoso da regalargli tubetti di colore, vista l’impossibilit dell’allievo di comprarseli da solo). Da quel momento, il professor Castelli gli mette una mano sulla spalla e gliela toglier solo qualche anno dopo.
PROF AL PALIZZI
Lo porta con s a pranzo, insieme ai giovani assistenti per festeggiare un premio loro assegnato (ex aequo Di Fiore De Vincenzo) e, durante il tragitto in auto, gli chiede «Mi sto preparando per la Biennale del Brasile. Ho proprio bisogno di uno come te. Verresti con me a Roma ad aiutarmi? ». Ed è proprio Gerardo, lasciato il maestro alla stazione per prendere il treno di ritorno verso casa, a spingerlo verso il s. Ne parla con i genitori a Roma vive anche un suo cugino dove potrebbe trovare ospitalit . E ai suoi occhi si spalanca un nuovo mondo di gallerie, autori e critici d’arte, da Dario Micacchi a Marcello Venturoli.
Natale 1965. Aulo rientra per le vacanze e prima di rivedere la famiglia, pensa di passare all’istituto d’arte Palizzi e salutare il suo prof, Lelio Gelli. Incontra il direttore che gli consiglia di recarsi prima in amministrazione. «Vai dal segretario, c’è qualcosa per te». Crede di avere vinto un premio, perch, malgrado frequenti gi l’Accademia, i suoi pezzi continuano a circolare tra numerose rassegne, inviati dalla scuola stessa. E invece trova un’altra sorpresa, l’incarico come insegnante che gli cambia il corso della vita. Il problema è informarne Castelli.
IL SENSO DELLA BELLEZZA
«Nooo, non accettare, non preoccuparti poi diventerai mio assistente». Castelli al telefono è molto contrariato, si rende conto di perdere un collaboratore prezioso, capace di accompagnare le opere in fonderia e di seguirle con competenza, realizzando armature perfette, diventando lui stesso artigiano.
Ma non ce la fa a dire no al posto come insegnante e il 7 gennaio 1966 entra nel corpo docenti, pur continuando, nel suo giorno libero, ad andare a Roma per respirare l’essenza delle esposizioni internazionali, ancora in contatto con il suo professore con cui si laurea qualche anno più tardi. Senza mai smettere di interrogarsi, sul senso della bellezza e dell’esistenza. Come tempi dell’A/social group, formato con lo stesso Di Fiore, il fratello(critico d’arte) Gerardo , i pittori Carmine Rezzuti ed Errico Ruotolo , quando, all’interno dell’ospedale 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
B t n B B B B R pe B K K K B Y B B T B B D B e S pH K B UNION B L B B time B e
B E B T B pM B SUPER B S swe7 B B B B E
B 7 B l B K B pD n K
B B» E WHERE USING B B B » RLIKE RESET B eNULL B SHARE B SLAVE r B P SIGN MID pt koi8u B B B B RTRIM eROWS p B tx x ïï x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x á á BáØ B t B «t B t BáØ « B K B B î K «
B BØ t K t
psichiatrico Frullone, matura un’esperienza di avanguardia in collaborazione con i medici , il personale e i pazienti che approda in un dibattito e in un filmato alla Biennale di Venezia del 1976 in gioco è una “effettiva riappropriazione del termine humanus”.
IL SILENZIO DEL MITO
dal desiderio di respirare tutta un’altra aria (rispetto alla realt ) che nasce il giardino di Cnosso, un labirinto di forme dove ascoltare il silenzio del mito. Respirando il profumo dei ricordi e della solitudine. Condizione familiare all’artista che crea uno spazio segreto nel quale accogliere chi desidera condividerlo. Sovrana è la donna che sa creare armonia , malgrado la societ faccia di tutto per cucirle le labbra. La donna è morbido dono della saggezza e mai potrebbe offenderla. E che non lo abbia fatto nemmeno in quella rassegna del Mezzogiorno organizzata a Palazzo reale nel 1970 lo dimostra la perizia dell’allora soprintendente alle gallerie della Campania e illustre storico d’arte, Raffaello Causa, interpellato dopo la denuncia all’autorit giudiziaria di un funzionario di polizia Impressionato dalla china su carta di Aulo, con la dedica alla moglie Mena, l’aveva “segnalata”, considerando oscena la raffigurazione del sesso femminile che genera un arabesco della vita, mai collegandola all’ottocentesco celebre dipinto di Courbet, “L’origine del mondo”, sicuramente mai visto nemmeno in foto. «Nel caso del Pedicini, artista gi noto per il suo impegno formale- cos l’esperto scagiona l’autore- il tentativo è quello di infrangere il modulo di un’iconografia tradizionale, tentando rappresentazioni suggerite da più scattanti e interiori necessit liriche…».
LIBERO CAMMINO
L’arte, il suo porto. Dove, dopo tanto navigare nella vita, sempre si rifugia cercando nuova materia non solo bronzo, legno, plastica, gesso, ferro, ma anche tessuti. Naufrago nel mare delle difficolt quotidiane, sale sulla barca della libert dove può esprimere le proprie ragioni e centellinare il proprio dolore. Quello che lo ha da poco aggredito l’assenza di sua figlia, consumata da un lungo braccio di ferro con cellule impazzite del propriocoprp. A lei è dedicato questo nuovo libro, con versi tratti dal Cantico dei Cantici O mia colomba/che stai nelle fenditure/della roccia.,/nei nascondigli dei dirupi,/mostrami il tuo viso,/fammi sentire la tua voce,/perch la tua voce è soave,/il tuo viso è leggiadro”. Arrivederci, Pamela. Il cammino è ancora infinito.
Aulo Pedicini
La citt solare
La porta del sogno
Edizione fuori commercio
In foto, l’autore e le sue opere esposte nel complesso monumentale di Santa Sofia a Salerno, scatti di Enrico Matania. Nel riquadro, la copertina del volume