Ritorno al barocco è una rassegna che intende raccontare il barocco e la sua polivalenza artistica coinvolgendo la citt  di Napoli attraverso un copioso programma di mostre ed atre iniziative culturali tra cui un calendario di incontri che vedono i curatori delle sei mostre impegnati personalmente nell’approfondimento conoscitivo di temi e aspetti differenti dell’arte. Interessante l’intervento della dott.sa Maria Tamajo che passa in rassegna un gruppo circoscritto opere in mostra presso il Museo e la Certosa di San Martino, soffermandosi su quegli aspetti tecnico-scientifici legati alla materia dell’opera a e alla sua trasformazione nel tempo spesso causa scatenante di un intervento dell’uomo. Un taglio inusitato per una mostra che consente di cogliere, seppur in lievi sfumature, i segreti di un mestiere, quello del restauratore, importante anche per la determinazione di scelte stilistiche compiute dall’artista in fase di realizzazione dell’opera d’arte stessa. Si analizzano cos le sculture in terracotta policroma provenienti dalla Chiesa di S. Pasquale a Chiaia, i due “quadri di marmo” di Giuseppe Sammartino, il bozzetto del “Cristo velato” di Antonio Corradini, il monumentale Stemma in marmo del Casato dei Medina ed altre opere tra cui la meravigliosa pavimentazione marmorea della Certosa in parte realizzata da Cosimo Fanzago e in parte dal Bonaventura, la cui infelice scelta di collocare le tessere marmoree direttamente su uno strato di pece greca ha comportato una serie di problematiche legate alla conservazione dei materiali nel tempo.”Fasti barocchi: i coralli siciliani” è il nome dell’intervento della dott.sa Paola Giusti al Museo duca di Martina in merito ai complementi d’arredo seicenteschi in corallo e metallo di manifattura trapanese esposti nelle sale del museo. Il corallo è un materiale aulico, prezioso, difficilmente reperibile oggi come nell’antichit . Considerato un materiale apotropaico, che “omnia mala fugat” capace quindi di scacciare i diavoli della notte, il corallium rubrum limnei, ovvero il corallo rosso rutilante caratteristico del nostro mar mediterraneo è lavorato sin dall’et  minoica. Nel periodo barocco a Trapani come in tutto il mediterraneo l’appannaggio delle tecniche di lavorazione di questo materiale era completamente affidato alle maestranze ebraiche. Agli inizi del 600 Trapani era gi  ben strutturata con corporazioni di artigiani regolamentate da rigide regole atte a definire e controllare la qualit  del prodotto artigianale e a garantirne il pregio. Nel corso del 600 a Trapani il corallo si lavora sostanzialmente per grani (tondi, ovali o sfaccettati, assemblati in paternostri e collane) o per scultura. una lavorazione che richiedeva una grande attenzione per la preziosit  e l’irregolarit  del ramo di corallo dalle cui estremit  si ricavavano i grani e dalle porzioni più grosse il corpo scultoreo. A queste tecniche i maestri trapanasi aggiunsero una lavorazione propria detta a retro-incastro. L’analisi di una saliera da tavola trapanese degli inizi del 600 in corallo e rame dorato ci da l’indizio di una capacit  tecnica perfettamente padroneggiata. La saliera termina in una S. Agata al martirio, una scultura nella quale l’andamento asimmetrico e sinuoso è dettato dalla forma stessa del corno. Una lavorazione per scultura nella quale la superficie opaca del ramo grezzo è stata levigata per far risaltare il colore rosso brillante tipico del corallo. La parte bassa della saliera è in rame dorato, abbellito da incrostazioni di corallo costituite da piccoli segmenti di corallo realizzati nelle più svariate forme che dal retro venivano incastrati nell’alveolo e ciò garantiva loro di ancorarsi al supporto per esclusiva perizia tecnica, evitando di ricorrere all’uso di leganti.. Il corallo, oggigiorno carente in buona parte del bacino mediterraneo era gi  in epoca barocca un bene raro, come dimostrano opere successive alla saliera dove l’uso di porzioni di materia assemblati insieme sostituiscono il pezzo intero di corallo lavorato “a tutto tondo”. Altra iniziativa degna di nota è il laboratorio intitolato “disegnare per guardare”, dedicato ai bambini e agli adulti, curato dall’artista francese Caroline Peyron, nell’ambito della mostra “Natura in posa”, allestita al Museo Pignatelli: “il migliore modo di guardare un quadro è con una matita in mano. Riscoprendo le opere attraverso l’osservazione e la riproduzione del particolare, si svelano linee di forza, ritmi, forme che lo sguardo, scivolando sulla tela, spesso non può percepire”.

Nella foto, manifattura trapanese,"Trionfo di Apollo sul carro del sole". Palermo, fondazione Withaker, Duca di Martina.

Gli approfondimenti sono gratuiti per i possessori di biglietto d’ingresso alla mostra
La prenotazione è obbligatoria: 848 800 288 / +39 06 39967050 dai cellulari, dall’estero
e da telefoni non abilitati (lun.-ven. 9.00-18.00 / sab. 9.00-14.00)

www.ritornoalbarocco.it

Calendario delle visite

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8 aprile, ore 11.00 e 12.00, CERTOSA E MUSEO DI SAN MARTINO, CHIESA

IL BAROCCO FRA SACRO E PROFANO

a cura di Nicola Spinosa

10 aprile, ore 12.00, MUSEO DI CAPODIMONTE, SALA 91

LA PITTURA DI GENERE

a cura di Umberto Bile

11 aprile, ore 11.00 e 12.00, MUSEO DI CAPODIMONTE, SALA 78

CARAVAGGIO E IL PRIMO NATURALISMO: DAL DRAMMA VISSUTO AL DRAMMA RACCONTATO

a cura di Nicola Spinosa

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