Bertoni editore/ Cinquanta giorni con mia madre: Giuseppe Filidoro racconta la malattia mentale nascosta come segreto di famiglia

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Giuseppe Filidoro torna in libreria con la sua ultima opera “Cinquanta giorni con mia madre”, un romanzo che si fa notare per la sensibilità e la profondità con cui esplora l’animo umano e la complessità delle dinamiche familiari.
Protagonista della storia è Lorenzo Callisi, un avvocato quarantenne di successo che vive a Milano, dove conduce una vita apparentemente serena con la moglie Agata e la figlia Giovanna. Tuttavia la sua tranquillità viene sconvolta da una rivelazione inaspettata: sua madre, che credeva morta, è viva e da quel momento dovrà occuparsene proprio lui.
Questa scoperta, che porta con sé il peso di un segreto familiare ben custodito, è il punto di partenza di un viaggio interiore che condurrà Lorenzo a confrontarsi con il passato e la malattia mentale della madre, che torna a casa dopo essere stata ospite di un ospedale psichiatrico a Palermo per molti anni.
La figura di Cosimo, il vecchio amministratore delle proprietà di famiglia, si rivela fondamentale poiché sarà lui a guidare il protagonista attraverso i meandri di una storia segnata da dolore e vergogna.
«Ho bisogno di sapere tutto. Capisco che per te sia difficile raccontare questa storia ma capisci quanto possa essere importante per me sapere? E sappilo, Cosimì, se esiste una possibilità che io ti perdoni dipende dall’eventualità che tu mi dica tutto quello che sai; solo in questo caso forse riuscirò a rispettarti e a volerti bene come sempre. Mettiti nei miei panni. Fino a qualche giorno fa pensavo di essere orfano di madre, e ora scopro di averne una, segregata chissà dove e per chissà quali oscuri motivi. Sì, Cosimì, scusa se insisto, ma a me alcune cose non sono affatto chiare. I motivi per esempio. Perché mia madre si è ammalata di quella strana malattia? Ammesso che fosse davvero una malattia. E poi, perché non è più tornata a casa? Perché mi si è fatto credere per tanti anni che fosse morta? Insomma, come sono davvero andate le cose? Me lo vuoi dire una buona volta, Cosimì!» chiede Lorenzo all’anziano amministratore.
Giuseppe Filidoro riesce a tessere una narrazione ricca di dettagli, capace di far entrare il lettore nei luoghi e nelle emozioni dei personaggi. La scrittura è chiara e precisa e le introspezioni di Lorenzo, così come le descrizioni evocative degli ambienti, rendono evidenti le esperienze vissute dai protagonisti.
La frustrazione e il silenzio che caratterizzano il rapporto tra il protagonista e la madre, incapace di riconoscerlo, creano un’atmosfera di intensa tensione emotiva che coinvolge il lettore in un pellegrinaggio interiore alla ricerca di un equilibrio perduto.
Le tematiche universali dell’amore familiare, del perdono, della memoria e dell’identità personale emergono con forza, invitando alla riflessione su quanto sia fondamentale affrontare i propri sentimenti e i segreti che spesso si celano all’interno delle famiglie. (Maria Rosaria Grifone)

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