Pratica terapeutica alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Dopo il successo di partecipazione  al laboratorio (durato 7 anni) “La Biblioteca dei destini incrociati: gruppo sperimentale per la trasformazione della sofferenza oscura” (foto) arriva un nuovo invito alla lettura e allo studio dell’opera dello psichiatra Sergio Piro (relativa alla produzione scientifica e letteraria ),  in continuità con il precedente esperimento.
Le letture  si rivolgono a chi opera nei campi che vanno dalla psicoterapia all’insegnamento scolastico, dalle prassi sociali informali a quelle istituzionali. Si muoverà da questa angolazione, quindi non dal Piro linguista, né dal Piro filosofo, né da Piro formatore e si cercherà di seguirne gli sviluppi, le reticenze (a volte più significative delle dichiarazioni esplicite), gli anfratti, le svolte che si sono susseguite in cinquanta anni di ricerca.
Il primo incontro  si svolgerà martedì 28 febbraio dalle 15.30 alle 17.00 nella Sala del Camino della Biblioteca Nazionale di Napoli.
 “Le tecniche della liberazione di Sergio Piro era un libro denso e forte, che si proponeva di illustrare le tecniche di liberazione del disagio umano detto malamente (come avrebbe detto molti anni dopo) psichico. 
Spiega  lo psichiatra Antonio Mancini, conduttore  del Laboratorio insieme alla vicedirettrice della Biblioteca Lucia Marinelli: «Oggi a quasi quindici anni dalla morte di Sergio Piro il declino  dell’assistenza ai sofferenti psichici sembra inarrestabile e soffiano impetuosi venti di restaurazione neokraepeliniana.  In questo quadro e con il farsi sempre più evidente di connessioni tra eventi del mondo (la pandemia da coronavirus ad esempio) e nuove forme di disagio o nuovi modi per definirli, si avverte la necessità di un ritorno a Sergio Piro».
Durerà sei mesi lavoro in gruppo e punta a essere  il primo di una serie di studi che interroghino il pensiero “terapeutico” di Sergio Piro, lo mettano alla prova, lo sveglino dall’inerzia museale dove rischia di essere confinato.
Il disagio psichico, sicuramente quello detto nevrotico, fu descritto come una condizione storica interiorizzata di lotta tra una linea psichica avanzata, progressista, libertaria e ugualitaria, e una linea stabilizzata, conservatrice, individualista. Il mondo storico attraversato da forze propulsive libertarie e da forze conservatrici e reazionarie si riproduceva nell’individuo e la comprensione dell’individuo non poteva che partire dal suo essere sociale. 
A distanza di cinquanta anni cosa è rimasto oggi di tecniche della liberazione? Piro dopo quel libro entrò in una profonda crisi di scrittura, diede alle fiamme un libro già pronto per la pubblicazione, “Dialettica della sublimazione”, ne uscì solo negli anni ottanta con Esercitazione e poi successivamente con libri corposi che hanno tentato di definire un campo unico di ricerca, l’antropologia trasformazionale, di approntare un sistema di formazione per operatori-psy aperto a operatori del sociale e della scuola, di costruire i servizi di salute mentale territoriali.
Intanto, prima che inizi il ciclo di incontri dedicati a Piro, alla Biblioteca Nazionale di Napoli domani, giovedì 23 febbraio alle 16 Ciro Tremolaterra presenta “A un metro di disranza” una bella silloge  dai colori malinconici e delicati, pubblicata da Homoscrivens.
Il libro raccoglie le poesie scritte da Tremolaterra dal 2020 al 2022 durante l’intero arco  della pandemia. Tremolaterra, Ciro Tremolaterra, che insegna filosofia e storia al Liceo Umberto I di Napoli, chiuso nella sua fragilità, cerca gli altri per condividere il suo mondo interiore, pensieri, sentimenti, sofferenza ed il ricordo di chi non c’è più. Dietro la maschera dello stupore e dell’ingenuità il poeta gioca con le rime e ammicca al sorriso.
Alla presentazione nella Sala del Camino della Biblioteca napoletana con Ciro Tremolaterra, Isabella Pedicini ed Achille Pignatelli. Introducono la direttrice Maria Iannotti e l’editore Aldo Putignano.

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