Blitos edizioni/ “Le donne di Maddalena”: Giuseppina Mormandi indaga vite dolorose e segrete

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Siamo a Pietraia nei primi anni del novecento, qui la storica levatrice viene a mancare, e dopo poco sopraggiungerà la figura di Maddalena facente parte di una famiglia che da generazioni aiuta le madri a mettere al mondo bambini.
Maddalena diviene un punto di riferimento per le numerose donne in attesa del paese, e la ”Mammana” conquista un posto speciale nel cuore di numerose persone. Maddalena entra in tutte le case, permette a molti bambini di venire alla luce e conosce le storie intime di diverse famiglie.
Un romanzo che a toni rosa racconta storie delicate di donne, uomini e bambini abbandonati “alla ruota” della chiesa. Le donne di Maddalena è romanzo delicato e commuovente, primo classificato al Premio Letterario Nazionale di Pari Passo 2024.
Maddalena è bella, alta, slanciata, ha lunghi capelli neri raccolti in due trecce, all’orecchio un paio di piccoli orecchini a forma di ape con una M stilizzata. Un segreto che si porta addosso e che solo alla fine sarà svelato nel suo pieno entusiasmo.
Maddalena è un po’ il sogno proibito di don Alessandro, il farmacista del paese, mentre per Don Luigi, il parroco di Pietraia, la levatrice ha tutte le fattezze di una svergognata, complice la sua professione.  Attorno alla sua figura sono numerose le vicende che si intersecano, prima fra tutte il dispiacere nascosto di mettere al mondo sempre e solo i figli degli altri.
Tuttavia il suo lavoro è una missione delicata che non può lasciare le porte aperte all’indecisione e agli ingombri personali. Fino a quando, la sua improvvisa sparizione aprirà le porte ad un avvincente colpo di scena.
Il romanzo di Giuseppina Mormandi è una dedica a tutte le donne che nel passato e nel presente hanno subito torti e mortificazioni. Attraverso le vite “delle donne di Maddalena” infatti sarà possibile scorgere numerose storie delicate e segrete. Da qui la vergogna ingiusta del primo ciclo, l’amarezza di mettere al mondo solo figlie femmine con tutta la vergogna e la mortificazione che ne consegue, la rabbia di dover perseguire il dovere coniugale senza però tuttavia essere mossi da nessun moto passionale.
Accanto a tali argomenti se ne staglia uno ancora più profondo e delicato: la vicenda che riguarda la ruota dell’abbandono. L’autrice, infatti, attraverso il suo romanzo racconta con estrema maestria i fatti incresciosi di gravidanze indesiderate, gestazioni nascoste e vergognose, violenze da parte dei signorotti della casa presso cui si presta servizio. Un modo di vedere l’amore e il sesso volto solo all’atto ricreativo, che tuttavia a volte diviene motivo di imbarazzo. Da qui l’idea di abbandonare numerosi minori al loro destino, proprio presso la ruota dell’abbandono.
Il romanzo è capace di abbracciare un decennio, raccontando con estrema capacità la dura condizione delle donne: la povertà, l’epidemia, il ruolo marginale all’interno della società, la mancanza di cultura, l’essere meri oggetti per la procreazione.
La narrazione in terza persona non appare come vuota e fredda, quanto piuttosto, l’autrice sembra usarla come una sorta di imbuto per permettere a sentimenti e fatti di arrivare fino all’orecchio acuto dei suoi lettori. Un romanzo che ha tinte grigio scure, incapace di mostrare i colori vivaci della vita. I sogni delle donne a poco a poco sembrano perdere valore, e si aggrappano all’unico distillato di vita che è la voce dei propri figli che vengono al mondo.
La natura delle donne scorre dentro la vita, un mondo raccontato in maniera sublime da un’autrice che permette al lettore di scorgere speranze e sofferenze in ugual misura. Una battaglia spietata dove l’amore ha la peggior parte, fino a giungere alle battute finali, dove è proprio la vita che con prepotenza scuote le pagine bianche di un romanzo scritto col cuore. (Miriana Kuntz)

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