Il brivido corre in salotto. Di sabato e domenica mattina, Napoli si conferma così capitale del thriller, dove già da due anni gli è dedicato un festival ospitato nella sede dell’istituto francese, Palazzo Grenoble.
Ne è motore artistico Ciro Sabatino che possiede un cuore da cronista di nera. Lo esprime con passione e capacità narrativa, in una delle nuove iniziative lanciate come direttore dell’associazione Associazione culturale Gialli.it, coordinata dalla giornalista Anita Curci, dove si svolgono gli incontri, in corso Vittorio Emanuele, 487.
Ecco Caffè Noir, una mattina tra parole condite da suspense e bevanda scura corretta al mistero. La prima edizione è già premiata dall’attenzione intensa del pubblico che aderisce al Club dei delitti di carta. Tra i primi casi affrontati, quello del delitto di Posillipo avvenuto martedì 31 marzo 1981, alle 20,30 circa.
Anna Parlato Grimaldi era una donna bellissima, dalla mente libera, signora potente (presidente dell’ippodromo di Agnano), sposata con l’armatore Ugo Grimaldi, nipote del Comandante, Achille Lauro, proprietario di una delle flotte mercantili più importanti di Italia e già sindaco di Napoli.
Anna proviene da una facoltosa famiglia di costruttori della penisola sorrentina, ha 4 figli (l’ultima si chiama Angela), è giornalista pubblicista, collabora con il quotidiano Il Mattino e a questo giornale sarà legata anche la cronaca del suo omicidio.
Viene freddata da una piccola pistola semiautomatica, la Browning, modello baby, proprio mentre sta rincasando, ma l’arma non è mai stata ritrovata.
Anna Grimaldi arriva in auto davanti al cancello della villa (completamente nascosta da alberi e piante, si deve addirittura attraversare un piccolo tunnel per raggiungerla). Deve scendere per aprirlo: nel farlo, lascia i fari accesi e prende d’istinto la chiave di accensione, partono i colpi, il quarto s’inceppa, chi uccide scarrella l’arma e l’ultimo bossolo, il quinto, è fatale. Le perfora l’orecchio, riducendola in fin di vita.
Morente, viene trovata dai figli Giovanni e Giuseppe, dopo che la domestica di origine turca, Jasmine, scopre il corpo, davanti al cancello, quando va a prendere un plico portato da un dipendente (che ha appena bussato al citofono) del gruppo Grimaldi. Tra l’altro, quella è una serata speciale: si dovrebbe festeggiare il compleanno della figlia Elvira che compie 24 anni. E Anna, la madre, ha comprato, per l’occasione, dolci e champagne.
Corrono con la Panda verso il più vicino ospedale, il Fatebenefratelli, in via Manzoni sempre nel quartiere Posillipo, ma la vittima si spegne durante il tragitto
Il racconto in salotto è appassionante. I particolari si moltiplicano. Per esempio, la scena del crimine, ovvero la Panda ( e anche l’area intorno dove è avvenuto il delitto), viene inquinata: non esistono più tracce che avrebbero potuto essere utili alle indagini. Eventuali impronte digitali, o di scarpe, o ancora brandelli di stoffa impigliati nella vegetazione.
Durante la ricostruzione di Caffè Noir, la fase più delicata, e anche quella più avvincente, è quella dove sfilano i volti delle persone sospettate. L’accusa punterà il dito sulla giornalista de il Mattino Elena Massa. Il movente: la gelosia. Anna Grimaldi aveva una relazione con suo marito, Ciro Paglia, capocronista dello stesso quotidiano.
Ma Elena Massa viene definitivamente assolta per insufficienza di prove. Ancora oggi Elvira Grimaldi chiede di far luce sull’omicidio della mamma: due anni fa ha lanciato un appello dall’emittente privata Canale 21: chi sa, chi ricorda qualcosa può scriverlo a veritaperanna@gmail.com.
Gli anni in cui viene uccisa Anna Grimaldi sono tempi furiosi, quelli dell’antagonismo tra la Nuova Famiglia (alleanza tra Zaza-Nuvoletta-Gionta-Bardellino-Alfieri) e la Nuova camorra organizzata, guidata da Raffaele Cutolo, con un morto ammazzato al giorno. Spunta l’ombra camorristica: la Browning non è comune, una è in possesso di Gennaro Licciardi (di Secondigliano), detto ‘a scigna, ma lui ha un alibi di ferro: si trova in carcere.
Successivamente, un pentito di camorra riferirebbe che Anna Parlato Grimaldi avrebbe avuto un ruolo di mediazione per il rilascio del nipote Gianluca, rapito il 2 dicembre 1980 (sequestro in cui era coinvolto anche Giovanni Paesano, boss di Posillipo) e che avrebbe dovuto essere solo gambizzata, ma poi sarebbe stata assassinata per sbaglio.
Lo stesso Ciro Paglia avrebbe avuto un possibile motivo: proprio il giorno in cui muore, Anna chiude il rapporto con lui. Ugualmente forse il marito, Ugo, nonostante l’accordo della coppia fosse quello di una totale reciproca libertà, avrebbe potuto essere infastidito dai pettegolezzi sulla moglie. Con l’avvocato Paolo Diamante, poi, Anna aveva collegamenti di affari, ma lui quella sera aveva un appuntamento galante. E infine, qualche dubbio sul figlio adottivo, Achillino (rampollo illegittimo di Gioacchino Lauro, primogenito del Comandante): si sarebbe suicidato pochi mesi dopo la morte della donna.
Sabatino ricostruisce meticolosamente i fatti, avvalendosi di immagini che scorrono su uno schermo, scandite da orari e sostenute da ricerche approfondite per fare luce su uno spaccato della Napoli degli anni ottanta.
Durante la narrazione, lo affianca un pm di lungo corso, Raffele Marino, che offre chiarimenti sulle procedure investigative. Il pubblico è attento, chiede approfondimenti, rimarrebbe ore ad ascoltarlo.
Ma i misteri non finiscono mai. E chi di questi si nutre può seguirlo domani e dopodomani ripercorrere un altro caso (insoluto), quello del faro maledetto di Eilean Mòr, nelle Isole Flannan, al largo della costa occidentale scozzese. Lì, tre guardiani, nel dicembre del 1900, scomparvero nel nulla. Così nacque una sinistra leggenda.
Per partecipare, dovrete iscrivervi alla mail redazione@gialli.it.
In foto, un’immagine utilizzata durante la ricostruzione di Ciro Sabatino che localizza il palazzo dove abitava Elena Massa (sempre nella zona di Posillipo)