Una grande rassegna di arte contemporanea è di scena in questi giorni al Contemporary Art Museum di Casoria (Cam) intitolata “Survival”. Ospita opere provenienti da tutto il mondo che si interrogano sulla sopravvivenza dell’arte e sulla figura dell’artista, oggi in balìa di circostanze fuori dall’ordinario come una pandemia oppure in preda al becero sistema capitalista che snatura i ruoli e i contenuti. L’ingresso è gratuito e l’esposizione durerà fino alla fine di dicembre, proponendo ogni fine settimana eventi musicali e ospiti speciali.
Come sopravvive l’arte oggi? Cosa è cambiato con la pandemia?
Se parliamo delle dinamiche artistiche, un cambiamento da un lato c’è stato. La necessità di circondarsi di “bello” contro il grigiore dei tempi, si è avvertita e le piattaforme virtuali in questo hanno dato una grande mano. Inizialmente c’è stato un forte e inevitabile calo nelle vendite face-to-face per poi ritrovare nel digitale il modo di risollevarsi e superare le aspettative.
Di fatto sono proprio i mercati digitali ad aver rimesso in pari le vendite e non aver concesso cali eccessivamente vertiginosi. Per esempio nel 2020 l’arte venduta attraverso le aste online è stata il doppio del 2019 e gli stessi e-commerce hanno potuto intercettare un nuovo pubblico e ampliare le vendite. Anche i social hanno fatto e continuano a fare la loro parte e un terzo dei collezionisti ha sfruttato molto Instagram, solo per citarne uno.
Ma va ricordato anche che molti, tra gallerie e collezionisti, hanno puntato quasi sempre sul sicuro e pochissimo su nuovi talenti. Molti hanno comprato da gallerie che già conoscevano, molti hanno puntato su artisti già quotati. Alcuni diranno che l’investimento certo e protetto è ovvio in tempi di crisi ma in realtà si viaggiava sul sicuro anche prima, ragion per cui l’arte contemporanea troppo spesso punta su una nicchia di nomi, i soliti noti.
A questo punto, dopo aver parlato per sommi capi solo di dinamiche di mercato e statistiche, perchè è così che a quanto pare si inquadra l’arte contemporanea, la realtà del Museo Cam sembra quasi surreale. Più noto all’estero che nella nostra regione, il Cam è quel tentativo di creare una dimensione quanto più ampia possibile tra una consistente collezione permanente e le iniziative di collettive e personali che accolgono anche nuove proposte.
Le firme provengono da ogni parte del mondo, persino dall’Oceania, e come spesso accade per ogni Museo che si rispetti, ce ne sono di più nei suoi depositi che in esposizione, per cui l’allestimento cambia ciclicamente. 1200 pezzi che coprono un arco di tempo dagli anni Novanta fino ai giorni nostri.
E dalla collezione permanente ritorniamo al Festival “Survival” in cui si trovano spunti di riflessione molto originali, distribuiti in grandi sale bianche dall’aspetto industrial. Una nutrita sezione di arte africana, video installazioni, grandi tele, sculture, fotografie, assemblaggi. Inoltre, ogni venerdì viene organizzato l’ “AperiArt” con musica e performance per una serata nel cuore dell’arte.
Il Museo avrebbe sicuramente bisogno di una mano in più. Come accennato prima, è una realtà più conosciuta fuori che entro i nostri territori italiani e che purtroppo più volte ha rischiato di chiudere i battenti.
Nasce nel 2005, diretto da Antonio Manfredi con l’intento di diventare un polo culturale e di fatto lo è: una vera e propria factory con tanto di Biblioteca e spazio teatrale oltre a quello espositivo, per un totale di circa 3000 mq. L’idea alla base è di portare a nuovi scambi culturali, coinvolgere i giovani e le scuole, ampliare il pubblico e sfatare il concetto di “museo” come luogo passivo e per pochi. Ha ospitato grandi mostre, come per esempio un’anticipazione della Biennale di Venezia del 2011.
Negli eventi che il Cam organizza, queste intenzioni sono palpabili ma il contesto non aiuta.
Allora ecco che ritorna il quesito “Come sopravvive l’arte contemporanea oggi?”. Se prescindiamo dai grandi sistemi, notiamo quotidianamente realtà locali che hanno grandi potenzialità ma che rischiano di perdersi. Non dovrebbero soltanto sorreggersi sulla caparbietà di chi le porta avanti perchè potrebbe non bastare. A livello macro servirebbe un piano nazionale a supporto, con fondi specifici; a livello micro, il Comune di Casoria, che non prevede in questo senso fondi spesa, potrebbe invece puntare buona parte dei suoi investimenti per creare un unicum regionale e poi anche nazionale.
Come sopravviveremo noi senza che nessuno punti su cultura, idee e risorse umane? Come facciamo a sopravvivere già oggi che il nostro Paese è trattato come un’azienda in cui siamo solo i numeri? E in cui a farla da padrone è la mentalità provinciale? La risposta sarebbe molto lunga ma crediamo che la frase chiave sia supportare il pensiero critico, là dove ci sono ancora persone che per fortuna non mollano e che hanno visioni a lungo termine.
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Per saperne di più
https://casoriacontemporaryartmuseum.com/it/festivalsurvival2021/
ARTISTI
Evelin Stermitz AUSTRIA
Zourane Djamil ALGERIA
Valentina Guerra_Associazione Kairos ITALIA
Brittany Roark USA
Sansone Alfredo ITALIA
Neil Powell UK
Lamia Cheikh Brahim TUNISIA
M. Sara Pistilli ITALIA
Zourane Djamil ALGERIA
Samia Ben Hmida TUNISIA
Suzana Henriqueta PORTOGALLO
Quing Yue CINA
Francesco Gagliari ITALIA
Jnaini Rachida MAROCCO
Roberto Edoardo De Simone ITALIA
Istvan Tenke UNGHERIA
Dell’Aversano & Varavallo ITALIA
Harouse Ilham MAROCCO
Barbara Pensa ITALIA
Ghanam Samir MAROCCO
Wittar Rima ITALIA
Pamela Toll USA
Roberto Fabio Brucci ITALIA
Associazione culturale Ombre ITALIA