Si era laureata in letteratura araba all’Università La Sapienza di Roma, acquisendo una conoscenza perfetta di quella lingua. E dopo aver vinto una borsa di studio fu assunta alla Rai. Questa passione l’ha condotta sulla strada dei suoi killer a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin nei dintorni della nostra ambasciata in Somalia.
Da inviata, Ilaria Alpi aveva indagato su un possibile traffico di armi e rifiuti tossici in cui si intravedeva la complicità dei servizi segreti e di alcune alte istituzioni italiane.
A trent’anni da quei due delitti ancora avvolti nella nebbia, il dipartimento di scienze umanistiche, sociali e della formazione di UniMol, con l’adesione della Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi”, e la collaborazione dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, del Comune di Campobasso, del Corecom Molise, ha dedicato alla giornalista un’iniziativa che si è svolta ieri, dal titolo Ricordando Ilaria Alpi.
Il convegno è stato preceduto  da una breve cerimonia (voluta dall’amministrazione comunale di Campobasso) per l’intitolazione del Largo, lungo via Scardocchia.
Subito dopo, nella Sala “E. Fermi” della Biblioteca di Ateneo, si è svolto l’incontro “Giornalismo d’inchiesta per la libertà d’informazione” che ha offerto l’occasione alla napoletana Giuliana Cacciapuoti (borsista UniMol), arabista e curatrice dell’archivio  Alpi, di presentare i risultati di un anno di lavoro.

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