Per aspera ad astra recita un verso del poeta latino Seneca. Massima che esemplifica non solo la parabola dei grandi eroi resi immortali dal mito, ma anche l’odissea di quanti investono con tenacia le migliori energie nella realizzazioni di idee e progetti, pur consapevoli che la strada è irta di difficolt , ostacoli e fatiche. Ne sa qualcosa l’astrofisico Massimo Capaccioli che, fuor di metafora, conosce a menadito la tortuosa via per raggiungere le stelle. Gi  direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, è ordinario di astronomia all’Universit  Federico di Napoli. Una carriera accademica costellata di pubblicazioni e di partnership con i più autorevoli nomi della ricerca scientifica in Italia e all’estero. Le onorificenze e i premi non si contano più, ma ad infoltire il palma res due prestigiosi riconoscimenti: il titolo di professor ad honorem che gli è stato conferito, il 24 giugno scorso, dalla Universit  Statale Lomonosov di Mosca e, quattro giorni dopo, questa volta a San Pietroburgo, la medaglia Struve, cos chiamata in onore di Friederich Georg Wilhelm von Struve, fondatore dell’Osservatorio centrale dell’Accademia delle Scienze russa, dove si è svolta la premiazione.
Professore torna dalla Russia con una doppietta di tutto rispetto?
“S, nel corso di una solenne cerimonia svoltasi nell’aula magna della Lomonosov di Mosca, una delle dieci universit  più importanti del mondo, il Magnifico Rettore, Victor Sadovnichij, mi ha insignito della professorship ad honorem, un riconoscimento straordinario che viene concesso, ogni anno, a un cittadino russo e a un forestiero per meriti legati alla carriera e ai risultati raggiunti nella ricerca scientifica. La cerimonia si è svolta alla presenza di 1500 persone tra presidi, professori, studenti, delegati di altre universit , anche al di fuori della Russia, e di esponenti delle istituzioni. Tra le motivazioni si consideravano anche le collaborazioni con scienziati e ingegneri dell’industria ottica russa, cui il centro del VLT Survey Telescope, sotto la mia direzione, si è rivolto per ultimare la realizzazione del potente telescopio orgoglio napoletano- che entrer  in azione a Cerro Paranal, sulle Ande cilene, poco più a sud del Perù, entro quest’anno”.
Questi prestigiosi riconoscimenti scientifici l’avranno riempito di gioia?
“Certamente, soprattutto per il fatto che i colleghi russi, con una dimostrazione di grande affetto, hanno ripetuto per me una cerimonia che, di solito, ha luogo a gennaio, nel giorno di “Tatiana” in cui si festeggia il fondatore dell’universit . Purtroppo a gennaio, per motivi di salute, non ho potuto ricevere il riconoscimento, che mi è stato, invece, conferito in occasione della premiazione degli studenti più meritevoli dell’universit : cervelli raccolti a Mosca da ogni angolo dell’ex Unione Sovietica. La Lomonosov di Mosca è una fucina di talenti; cito solo un nome tra gli scienziati di grosso calibro: il fisico Lev Landau, premio Nobel nel 1962, e i matematici Andrei Kolmogorov e Pyotr Kapitsa.
I media non hanno dato risonanza all’evento?
“Per nulla. Come lei sa, non si finisce sui giornali per i meriti. Sono le notizie pruriginose e gli scandali che fanno notizia. Eppure, questi riconoscimenti premiano la ricerca made in Italy laddove l’universit  italiana è scossa da forti segnali di protesta per il decreto Gelmini, che in s presenta anche aspetti positivi. Necessariamente si dovranno chiudere le universit  improduttive: non si può ipotizzare che i grandi atenei continuino a vivere in questo soffocamento generalizzato, che non permette di fare gli opportuni distinguo. Occorre premiare il merito, finanziare la ricerca, fare largo ai giovani, colpendo le sacche di privilegio”.
Lei, che ha seguito generazioni di laureandi, dottorandi e ricercatori, prestando grande attenzione alla didattica, ritiene sia possibile fermare il gran tour alla rovescia ossia contrastare la fuga dei cervelli?
“E’ possibile, ma bisogna creare un sistema virtuoso affinch i migliori abbiano concrete opportunit  di crescita e di lavoro nelle nostre universit . E’ inutile laureare tutti, in quanto si finisce per intasare la strada a svantaggio dei migliori. Ci vuole il coraggio di fare selezione, garantendo a tutti un futuro sia all’interno che fuori delle universit “.
Come prosegue il progetto del telescopio in Cile?
“Sono stato l’ideatore e il promotore del telescopio VST che, ci tengo a dire, abbiamo fatto noi napoletani. Il duplice incidente, che in fasi diverse ha mandato in rovina prima lo specchio primario, poi la cella, ha rallentato la messa in opera dello strumento. Tuttavia le disgrazie non ci hanno fermato: ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo rifatto ciò che era stato danneggiato. A settembre, al rientro dalle vacanze (estive da noi, invernali in Cile), una squadra si occuper  del montaggio degli ultimi pezzi, che fanno da interfaccia tra la camera per le immagini e il telescopio. Si proceder  con gli allineamenti meccanici e ottici, e a dicem            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
tnRpeKKKYT Debre, finalmente, dovremmo avere le prime immagini dal cielo. A seguire, poi, il commissioning, una sorta di collaudo tecnico-scientifico che accerta il corretto funzionamento dello strumento, e la consegna all’European Southern Observatory (ESO). Per Napoli è previsto, secondo gli accordi pattuiti, l’utilizzo gratuito part-time del telescopio. L’Osservatorio di Capodimonte provveder  all’analisi e all’archiviazione dei dati”.
Progetti per il futuro?
“Continuerò a occuparmi del VST, auspicando che non resti un oggetto alla memoria per i napoletani, ma venga utilizzato da quanti lo vorranno, purch siano disposti a collaborare in nome della scienza, al fine di attirare qui a Napoli l’attenzione del mondo. Siamo aperti a tutti coloro intendono fare squadra con onest  e rigore. Le facility d’avanguardia, se ben organizzate e gestite, costituiscono un arricchimento foriero di nuove scoperte nel settore dell’astrofisica. Ma niente nozze con i fichi secchi: ci vogliono risorse per creare una scuola con personalit  di rilievo e per avviare collaborazioni che non siano occasionali, ma divengano prassi costante e consolidata”.

In alto, il professor Capaccioli. In basso, l’Univ Lomonosov e la medaglia assegnata al professore

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