Un crescendo. Che si vuole non finisca mai. Una lingua, araba o ebraica che sia, dalle roche inflessioni aspirate, in ritmi esotici, complessi, nettamente scanditi. È il canto del Mediterraneo, il canto ebraico e quello gregoriano dei monasteri femminili nell’alto medioevo. Un repertorio colto, raro, ma seducente e l’orecchio poco uso si va via via abituando e ne rimane affascinato.
Si ode una voce femminile sempre più calda, che a volte si confonde con quella del violino, del piano, del basso e delle percussioni, suonati da musicisti di grande bravura, accompagnati, di tanto in tanto, dalle danze di alcuni ballerini, molto bravi anche loro. Sono gli Ensemble Mira floriditas, un complesso tutto napoletano (impegnati nel concerto La danza della falena).
Hanno organizzato un programma ben ritmato, con inserti di una La vie en rose all’Edith Piaf e di famose musiche da film in lingua inglese. Vi sono anche i suoni magici delle campane orientali, una sorta di ciotole di metallo di varia grandezza. Vengono percosse oppure strofinate sul bordo strisciandovi la mano. Determinano delle vibrazioni sottili che durano a lungo nell’aria.
Musica è vibrazione, che quella dal vivo le sue tecnologiche riproduzioni non possono uguagliare. Ora rende l’aria vibratile di un misterioso magnetismo, fortificato da quello del luogo: il belvedere della Reggia di Capodimonte. Per anni nascosto, se ne ricordava solo il nome, da una confusa vegetazione che ne impediva la vista.
Liberato dal direttore Sylvain Bellenger, che in pochi anni anni ha risanato l’ambiente dello stupendo complesso, Reggia, Museo e Real Bosco, che si era fortemente degradato con gli immediati successori del sovrintendente Raffaello Causa. Questi aveva reso famoso il museo anche con due mostre di grande successo, del Settecento e del Seicento napoletano (sebbene altri senza vergogna se ne attribuiscano la paternità), che fecero scoprire ai napoletani e al mondo la grande umanissima cultura della capitale borbonica e spagnola.
Causa è stato iniziatore anche di questo luglio musicale che era morto con lui e che ora è stato organizzato, insieme a Bellenger, da Elsa Evangelista, già direttore del Conservatorio San Pietro a Majella, compositore e direttore d’orchestra e certamente fine musicologa e amante della cultura napoletana.
Il pubblico applaude il suo breve discorso e si nota che ogni volta che nomina Bellenger vi sono altri forti applausi. Napoli ha compreso l’eccellenza del suo lavoro e glielo riconosce. Come lui riconosce i meriti altrui e si complimenta con la solerte e plurivalente addetta stampa Luisa Maradei, invitandola a elencare le realizzazioni che sono state fatte da aprile in poi e di cui anche lei si è occupata. E’ stata brava, perché certamente non è facile correre appresso a qualcuno che va avanti come un treno.
Luisa Maradei quindi cita la promozione della ceramica di Capodimonte con Buongiorno ceramica, la mostra di Konrad Witz, l’acquisizione di un’opera di Umberto Mansi per la Sezione Contemporanei, l’apertura dell’Armeria e dell’Ottocento Privato, la mostra di Paolo La Motta, il Festival della musica popolare del Sud Italia, il recital di Beppe Barra ecc…
Da parte sua, Bellenger afferma che ha potuto fare tante cose perché c’è stato l’aiuto dei privati. Ha trovato comprensione e si è meritato la fiducia e la solidarietà anche degli imprenditori napoletani. Così la bella fontana del Belvedere sarà ripulita e restaurata con i soldi della Ferrarelle.
Bellenger non cita, invece, il suo grande progetto: quello di far comprendere l’unicità e l’importanza di Capodimonte all’Italia e al mondo attraverso il coinvolgimento del governo italiano e non solo, per attivare quei provvedimenti che già vi sono stati per Pompei.
A tale proposito, ricordo che il sito ufficiale del Museo di Capodimonte ha dato notizia che il 6 giugno di quest’anno il Consiglio di Amministrazione ha creato un advisory board, che ha l’incarico di attivare incentivazioni promozionali ed economiche per realizzare questo grande progetto. Che comprende sia la Reggia-Museo che il Real Bosco. Nel quale sono da Bellenger già stati restaurati 17 edifici, di cui si sta definendo la destinazione.
Il giornale La Repubblica (27/ 7/ 18) riporta che Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II, si è detto pronto a interessare al progetto la facoltà di Agraria (in verità già attenta al bosco con i suoi professori e studenti), la facoltà di Architettura e quella di Studi Umanistici, che potranno attivare studi di comunicazione culturale, di museologia e di museografia, declinati attraverso la cultura digitale.
Suggerirei, nel mio piccolo, che sarebbe importante per le scienze umanistiche e di grande impatto sulla comunità scientifica mondiale la realizzazione digitale della struttura compositiva delle opere pittoriche. Soprattutto di quelle che rispecchiano più chiaramente la tradizione napoletana (si trovano in abbondanza anche a Capodimonte).
Attraverso la realizzazione digitale della loro struttura si potrà testimoniare, spiegare, rendere lampante e far comprendere quindi anche al grosso pubblico la loro particolare composizione, che obbedisce alle regole di una prospettiva diversa da quella toscana: la prospettiva napoletana. (cfr. Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana. La scoperta di una prosperttiva spazio-tempo firmato da chi scrive e pubblicato da – Tullio Pironti editore).
Per saperne di più
http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/
Nella pagina, alcuni momenti del concerto di ieri fotografati da Agnese Cervone