Alla galleria d’arte Casamadre in Palazzo Partanna a Napoli, torna l’artista beneventano della Transavanguardia Mimmo Paladino, tra i più importanti pittori e scultori internazionali, le cui opere sono esposte in musei come il Metropolitan di New York. Ci ha abituati ormai da anni al suo linguaggio ancestrale che rievoca il mito, attraverso forme lineari ed essenziali, colori vivaci che richiamano la Terra in cui si muovono figure arcaiche e storie antiche.


Nei confronti dello spettatore Paladino conserva sempre quel sentore malinconico di quella Napoli che fu centro dell’arte contemporanea durante gli anni ’70 con Lucio Amelio, proprio nell’attuale galleria Casamadre.
C’è un motivo se si cita spesso la sua Montagna di Sale esposta in piazza Plebiscito nel 1995 e opera di scenografia permanente a Gibellina Vecchia (TP): 15 metri di sale da cui fuoriuscivano cavalli neri in omaggio a Don Chisciotte, un po’ come dei resti immobili di una battaglia finita e cristallizzata nel tempo. All’epoca era qualcosa di innovativo perché, seppure decontestualizzato dal suo luogo di esposizione originale, non perdeva il suo significato e la sua imponenza diventava parte della Piazza e non accessorio, come invece è accaduto per altre opere in anni recenti. I suoi progetti ci riportano indietro nel tempo a ricordarci che molti grandi nomi sono passati da qui, grazie a quella lungimiranza di un mecenatismo che a oggi manca.
Infatti se i grandi maestri servono per raccontarci il passato e cercare di proiettarci al futuro, non sempre le gallerie colgono questo tipo di messaggio. Già normalmente il mercato dell’arte lasciava poco margine a nuovi visionari (soprattutto nostrani), cosa che si è accentuata con la pandemia e oggi non di meno si punta su volti noti e nomi che sono pietre miliari.

In foto, le opere di Paladino alla galleria Casamadre

Siamo certi che l’eredità di Lucio Amelio avrebbe dovuto, almeno in parte, seguire il filone di una nuova linfa quanto meno smuovere una situazione che è ormai in stallo da troppo tempo. Le generazioni passate hanno portato ad esplorare nuove strade che adesso risultano, giustamente, sature e non perché non ci siano idee diverse ma perché non c’è il coraggio di avallarle e portarle alla ribalta. E a chi mette in mezzo l’alibi del “momento storico buio”, ricordiamo che molto spesso le crisi che fanno retrocedere a livello zero sono un ottimo terreno di ripartenza per “svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni” (cit. “Altrove”, Morgan)
©Riproduzione riservata 

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.