Napoli è una città che vive di contraddizioni. Splendidi scorci spesso si alternano ad angoli consumati dal frenetico vivere quotidiano; strade centralissime e più note si alternano a parallele lasciate a sé, in cui troppo spesso anche le istituzioni non intervengono. In questi vuoti, a volte, possono nascere idee come quella che ha avuto Felice della Caffetteria Riccardi, che si trova in via Domenico Cirillo 61 (nei pressi dell’arteria di Via Foria e alle spalle di Via Duomo) dal 2010.
La strada porta direttamente alla stazione centrale di Garibaldi e incontra bellezze storiche come la Chiesa di San Giovanni a Carbonara, uno dei più noti esempi di architettura ecclesiastica che racchiude la storia della città. E’ spesso trafficata ma sembra essere solo un passaggio per arrivare altrove.
Tante le saracinesche chiuse o abbandonate ed è qui che nasce l’idea di farle dipingere dagli artisti locali e nazionali che da diversi mesi aggiungono tasselli colorati al grigiore del metallo e del cemento.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con Felice per sapere come procede il progetto e soprattutto come ha risposto il territorio.
«Tutto è iniziato quando ho fatto dipingere a uno streetartist le porte del mio deposito e guardandomi intorno ho immaginato che sarebbe stato bello ravvivare anche il resto della strada e creare una sorta di percorso artistico. Così ho contattato personalmente i primi artisti e pittori che hanno accolto positivamente l’iniziativa e a tutt’oggi si è diffuso un certo passaparola per cui continuano a intervenire. Anche la galleria “Fatti d’arte” di Aversa si è interessata, nella persona di Gennaro D’Alterio che tengo moltissimo a ringraziare perché si è messo in gioco con me, pur senza conoscermi, supportandomi con entusiasmo e facendo partecipare due dei suoi artisti».
E aggiunge: «L’intento è anche quello di risvegliare un po’ le coscienze. Le istituzioni non guardano il vivere quotidiano dei cittadini né il degrado in cui molte zone riversano. Ci si ritrova da soli. Io vorrei reagire e fare qualcosa per la comunità da cittadino attivo anche se è difficile perché, spesso, i primi ostacoli li trovi proprio tra la gente del tuo quartiere. Premesso che le energie economiche ma anche fisiche restano solo le mie per ora, l’importanza di educare le persone al bello e l’importanza del fare rete sono le uniche soluzioni per smuovere qualcosa. Dobbiamo assolutamente venire fuori dal luogo comune della pizza e del mandolino e contrastare quel messaggio distorto che fa diventare il folklore qualcosa di trash, quando invece dovrebbe essere sinonimo di tradizione e cultura. Le realtà valide ci sono e restano quasi nascoste anche dall’informazione, dai media che sono settati sempre sugli stessi argomenti. Per esempio, proprio di fronte al bar si affaccia il “Quartiere Latino” che è un condominio-museo di arte contemporanea gestito da giovani artisti, con cui poter collaborare».
Da soli non si va da nessuna parte. «Per educare al bello bisogna fare un’azione collettiva. Se ho un posto importante come quello di Santa Caterina a Formiello (alla fine della strada quasi a ridosso di piazza Garibaldi) che rivive grazie al progetto di riqualifica “Made in cloister” ma subito fuori è completamente circondato dal degrado urbano, con i giardinetti che sono purtroppo delle discariche e ritrovo di delinquenti, va da sé che si resta come tante isole separate e disperse, senza una visione univoca e proiettata alla fruibilità della cittadinanza».
Ognuno dovrebbe fare la sua parte, a cominciare dalle istituzioni a cui sempre più spesso si sostituiscono associazioni o interventi di singoli che agiscono in totale autonomia, autofinanziati il più delle volte o su base totalmente volontaria e gratuita. Li muove l’urgenza di non restare indifferenti e passivi di fronte all’invivibilità di certe zone, stesso principio che dovrebbe essere alla base dell’agire politico che invece si desta solo se legato al mero ritorno economico e di immagine. Vorremo meno passerelle, meno social, meno facce girate dall’altra parte e più concretezza.
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Nelle foto, il progetto e il protagonista che ha dato vita a una vera e propria rinascita culturale della strada