Ha appena spento i riflettori sulla giornata della memoria. E l’istituto francese di Napoli propone un nuovo rendez-vous al suo pubblico con la due giorni dedicata al regista francese Vincent Dieutre che domani sar alla 19, all’ex asilo Filangieri di vico Giuseppe Maffei 4, per la proiezione del mediometraggio “La notte delle lucciole”, lunga videointervista al filosofo e storico dell’arte Georges Didi-Huberman, autore di “Come le lucciole una politica delle sopravvivenze” (Bollati Boringhieri, 2010). Il cineasta gioved 30 si sposter nell’edificio di via Crispi, dove, alla stessa ora, sar proiettato “Orlando ferito” (Francia/Italia 2013, 121′), il suo ultimo progetto che nasce, come lui stesso racconta, «per dare una forma poetica a una speranza che non è la speranza un po’ ingenua degli indignati, ma quella di chi riconosce le cose per quello che sono un’occupazione di un teatro, uno sciopero, un movimento di sostegno agli immigrati. Piccole cose, lucciole».
Ma il cinema ha lasciato un segno forte anche ieri al Grenoble, quando, durante l’incontro con lo scrittore (francofono) marocchino Tahar Ben Jelloun, il filosofo Bruno Moroncini, i giornalisti Mario Serenellini e Karima Moual, sul grande schermo della sala Dumas è apparso un frammento del documentario/verit realizzato dal maestro del brivido, Alfred Hitchcock, nel 1945 dal materiale girato sull’orrore di Auschwitz e Dachau e intitolato “Memory of the camps”. Riscoperto dopo 60 anni di oblio dall’Imperial war di Londra, il film sar lanciato in anteprima mondiale l’anno prossimo proprio in Gran Bretagna.
Immagini agghiaccianti interrotte da un black out causato, in molte zone di Napoli, da un forte temporale. Che ha creato un po’ di sconcerto, tanto da indurre l’attivissimo padrone di casa, il console Christian Thimonier, sollecitato dal servizio di sicurezza, ad avvertire i presenti di essere pronti a lasciare il palazzo il più presto possibile. Ma, dopo pochi minuti, la luce ha ridato fiato al dibattito, concentrato essenzialmente su due posizioni differenti quella di Moroncini che invita a non confondere quanto accaduto durante il nazismo con altri genocidi e che auspica di veder bollato finalmente come reato il negazionismo e l’opinione di Jelloun che attualizza il passato vedendo nella crudelt del rais siriano Assad, concentrato sul massacro del proprio popolo e nello strisciante razzismo di oggi, un po’ dovunque, quel pericolo sempre a portata di mano dell’uomo la voglia di supremazia sull’altro, per schiacciarlo, umiliarlo, annientarlo. Peccato che dalla bocca dello stesso scrittore, un po’ in sordina, sul palco, durante la confusione per l’improvvisa oscurit , sia scappata la lapidaria e scontata frase «On est Naples. Siamo a Napol». L’ombra del pregiudizio ha appannato cos perfino la sua voce.
Nella foto, in alto, Vincent Dieutre; in basso, l’orrore della Shoah visto da Alfred Hittchcock e Tahar Ben Jelloun
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