A pieno titolo è la mostra che si inaugura oggi pomeriggio alle 19 allo Studio Sedicinoni di viale Gramsci 16 (Napoli) con opere di Loreta Azzellini, Gianni D’Anna, Antonio Giannino, Gustavo Pozzo e Salvatore Oppido. Proponiamo di seguito la presentazione in catalogo (Ige edizioni) di Antonio Filippetti.
Nella societ della comunicazione di massa i soggetti che ritengono di poter avere “voce in capitolo”, di essere ci autorizzati a parlare e far parlare sono sempre più numerosi nel senso che le nuove tecnologie comunicative, estendendo via via il loro raggio di azione ed interesse, consentono l’ingresso in campo di sempre nuovi attori e protagonisti i quali finiscono per occupare la scena a ciclo continuo utilizzando tutta la gamma delle possibilit espressive.
Parlare di arte ed in nome dell’arte finisce per diventare esercizio quotidiano riferito a personalit e situazioni che ad una attenta analisi risultano “fuori luogo”, non avendo ci niente da dire in nome e per conto dell’espressione creativa. Se, come sosteneva Victor Hugo, nell’artista (e nel poeta) c’è l’infinito, non è difficile desumere che pur se molti parlano ed operano nel recinto dell’arte, solo pochi hanno pieno titolo per farlo.E non a caso questa mostra intende evidenziare un nucleo di artisti che per vocazione, capacit ed esperienza, sono viceversa “titolati” a farlo.
I cinque artisti riuniti per l’occasione rappresentano poi un qualificato ed illuminante spaccato anche sotto un altro profilo, quello diremmo della circolarit dell’arte, in quanto esprimono valori e sentimenti differenziati per tecniche, orientamenti (e persino anagrafe) ma accomunati dalla qualit della resa che è poi il solo e unico lasciapassare per poter parlare appunto a pieno titolo.
La dimensione artistica di Salvatore Oppido risulta tutta orientata verso una continua opera di investigazione sui valori e sulle possibilit della ricerca artistica nel senso che il suo lavoro sembra procedere per scansioni successive che hanno come principaleobiettivo l’acquisizione di una determinazione intellettuale certificata. come se la sua bottega intenzionale fosse tutta orientata a percepire e conseguentemente raccogliere ciò che conta in una dimora preziosa, si potrebbe definire appunto una”casamondo” in cui si sostanzia tutto quello che non va disperso ed anzi custodito e privilegiato. Il che determina poi l’esigenza di una continua ricerca, mai esaurita o definita una volta per sempre, ed alla quale il maestro non intende rinunciare attivando cos un percorso in perenne evoluzione ma capace di produrre sempre esiti di consolidata caratura.
Antonio Giannino ha vissuto nell’arco di circa cinquant’anni di attivit una esperienza a tutto tondo, facendosi navigatore di un vero e proprio “grand tour della creativit spaziando in tutti i campi dell’avventura artistica, dalla scultura alla pittura, dal disegno alla grafica fino alla ricerca didattica e metodologica.Non solo ma ha elaborato un percorso che lo ha visto impegnato sul versante sacro come su quello profano alternando e commisurando le proprie energie sul terreno della religiosit come su quello della laicit , a testimonianza di una esigenza di ricerca che è propria dell’arte e che non conosce o ammette confini di sorta. La sua opera costituisce anche per chi osserva una sfida appassionante nel senso che il suo lavoro invita ogni volta ad una riflessione o meglio si direbbe ad un ripensamento sul senso dell’esistenza.Il che ci fornisce anche la cifra più significativa dell’artista, vale a dire la certezza di aver voluto lavorare sempre “fuori dal coro”, ma altrettando insistentemente “per qualche cosa”.
Per Gianni D’Anna potrebbe valere l’osservazione di Jean Cocteau secondo cui “l’arte è la scienza resa chiara”. In effetti l’esplorazione estetica dell’artista ha spaziato in campidi ricerca avanzata nel settore delle scienze naturali come dimostrano in particolare i suoi interessi nell’ambito della malacologia e entomologia.Ne è scaturito cos un coacervo di risultati al tempo stesso imprevedibili ed affascinanti. La sua attenzione per il mondo frattale lo ha portato a considerare le risultanze derivanti dalle teoria del caos creativo, riuscendo ad estrapolare esiti formali in buona parte inediti e tuttavia densi di significato.L’artista ci “impone” di riflettere sulla capacit di conseguire nuovi equilibri che nascono proprio dall’osservazione e lo studio di un universo in buona parte sconosciuto come se nella sua mente, ovvero nelle sue opere, si riordinasse poi in definitiva il caos del mondo.
Anche l’opera di Gustavo Pozzo si svolge all’insegna della sperimentazione. L’artista si misura per cos dire con le più avanzate tecnologie nel campo della comunicazione mediatica. Assorbendo il tessuto connettivo o si direbbe concettuale che la tecnologia propone e spesso impone, Pozzo più ancora che una risoluzione espressiva sembra voler trovare una via di uscita o almeno una interpretazion 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
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B 7 B l B K B pD n K e che seppure complice dei nuovi “modelli”, si industria per trovare un significato condivisibile. Il suo racconto va allora oltre la materia che lo anima o lo ispira giacchè l’obiettivo fondamentale è quello di ritrovare un segno definito, ovvero di estrarre,pur in una rappresentazione “corrotta” e giunta al limite dell’incomunicabilit , una consapevolezza esistenziale che depura in qualche modo l’oggetto rappresentato da tutte le sue scorie per farne un tramite di conoscenza.
Loreta Azzellini affianca i quattro “moschettieri” della mostra in maniera discreta ma nello stesso tempo “a pieno titolo” nel senso che rappresenta innanzi tutto – proprio perch di altra generazione – l’espressione di quella continuazione dell’esperienza creativa che è il motore stesso che alimenta e muove ogni sentimento d’arte. L’opera dell’artista la si può configurare come una riserva di energie destinata a produrre frutti ed effetti non secondari. Nella dimensione espressionista dei suoi ritratti si disvela una duplice valenza che è poi alla base della migliore ricerca artistica contemporanea, vale a dire la predisposizione a “narrare” la figura in una accezione non statica o fotografica, ma riuscendo a estrarre un significato “secondo” che va oltre il contesto e capace di raccogliere sfumature peculari ed esclusive in cui si indovina il bisogno di raccontare ma più ancoradi catturare una verit che va al di l delle apparenze e che trasmette una visione lirica ed appagante.
I cinque protagonisti di questa mostrapossono definirsi artisti “a pieno titolo” nelle loro opere riscontriamo quel certificato di qualit in assenza del quale non ci può essere poi alcuna legittimazione artistica.