Tesserino di giornalista professionista per Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra il 23 settembre 1985. Tra otto mesi, durante la manifestazione organizzata ogni anno per ricordarlo a Palazzo delle arti Napoli dove c’è la sua inconfondibile Citroën Méhari, gli sarà consegnato (alla memoria) il simbolo di quel traguardo per cui aveva lavorato con passione, impegnato a denunciare la ramificazione della criminalità organizzata, da cronista abusivo (cioè senza contratto) nella redazione del quotidiano il Mattino. Lo ha annunciato stamattina il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, durante il corso di aggiornamento (gratuito) ospitato nell’affollato salone della Curia a Napoli, in largo Donnaregina.
L’annuncio è arrivato dopo l’intervento del Cardinale Crescenzio Sepe, che , scherzando (ma nemmeno tanto) ha proposto il tesserino di giornalista ad honorem per San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione, discendente da famiglia aristocratica, comunicatore doc già nel Seicento, quando diffondeva il messaggio religioso attraverso piccoli manifesti da distribuire e affiggere all’uscita delle chiese.
Non è un caso che l’incontro dedicato al tema La deontolgia ai tempi di internet sia stato promosso proprio nel giorno in cui se ne celebra la memoria (24 gennaio), a pochi giorni dall’aggressione di Alessandro Jovane e Pier Paolo Petino a San Felice a Cancello, nella “Terra dei Fuochi”, dove i reporter erano arrivati documentare le operazioni di vigili del fuoco e polizia metropolitana nell’ex cava del Giglio trasformata in discarica.
Dopo l’introduzione di Giuseppe Blasi dell’Ucsi, dello stesso Lucarelli e il saluto di Sepe che ha invitato i giornalisti a procedere con coraggio nel raccontare la vita malgrado intimidazioni esterne senza mai farsi strumentalizzare, la conferenza colta e articolata di Giuseppe Acocella, attuale rettore dell’Università Giustino Fortunato di Benevento e, tra l’altro, anche professore emerito di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto alla Federico II.
Citando grandi pensatori, da Kant e Hegel, passando per Habermas, fino a Weber e Jonas, Acocella ha puntualizzato come la deontologia coinvolga i giornalisti nel loro rapporto con gli altri e quanto sia finalizzata a tutelare i lettori e gli utenti delle notizie. In un periodo in cui la libertà conclamata dell’informazione è messa a repentaglio dall’incapacità di discernimento, tra fake news e nonsenso.
Responsabilità professionale: una parola chiave che vale per tutti i tempi. Non solo per la società delle tecnologie. In sintesi, il giornalista non può essere indifferente ai valori sociali e non può non rendersi conto dell’effetto di un’eventuale manipolazione. Anche ai tempi del web, dunque, pensiero e cultura fanno la differenza. E la libertà dipende dalla consapevolezza del limite. Da non oltrepassare per non schiacciare la dignità delle persone.
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In foto, da sinistra, Blasi, Sepe, Acocella e Lucarelli