La poesia che eleva la parola, che bada sì all’estetica, ma che s’interroga, in ogni passaggio evocativo, sul messaggio universale che deve profondere, al pari dei concetti principali della vita. Questo è il libro/raccolta di poesie dal titolo: “Il bene profondissimo” (2024), di Antonella Vairano, Controluna Edizioni, pagg. 119, euro 16. 
È come se l’autrice volesse provare a capovolgere l’impostazione tradizionale di chi “racconta” poesia, di chi macchia d’inchiostro un foglio bianco non solo per la bellezza della parola, del suono, ma anche delle sensazioni che deve saper risvegliare, scuotere, ovvero prova a “piegare” il mondo alla sua visione, alla sua prospettiva di vita, al suo modo d’essere.
E lo fa trasferendo, in un continuo crescendo, la sua grande forza interiore con una voglia e un bisogno di farne esistenza in versi.  Sublimandone così un connubio d’incontro, in cui arretrano finanche il ricorso alla metrica, le pause, i pensieri riflettenti, la parola ricercata.
Per esempio, nella composizione “La via Lattea, la regina delle galassie, piuttosto che essere raccontata come un fascio luminoso nella notte, la si immagina come qualcosa di preciso che segna il tempo, l’anima. Ecco il punto: l’interpretazione data a un elemento che percorre trasversalmente l’intera volta celeste, è “piegata” alla propria idea scritta, cioè, passa da un elemento certo, scientificamente riconosciuto, a un’aurea di incertezza, riflessiva, interrogativa. Oggettivamente questo è un punto singolare, originale e potente.
Stesso filone logico segue la poesiaLa mia stella”, mentre il mondo segue le stelle, l’autrice si fa seguire dalla sua, ed è lei ad indicarle la via.
E poi l’amore (“Sempre, ma sempre sempre”). È quel qualcosa da “sottrarre” al mondo, una grandezza da catturare, uno stato intimo sublime al cui cospetto anche tutto il resto sembra piccolo. Amare, come una sorta di riempitivo, proprio come il mondo (“Mentre t’amo”).
Seguono, ancora, una serie di poesie che contengono un chiaro linguaggio contro l’ordine costituito, in cui Vairano disegna la sua idea di libertà, senza lasciarsi domare dalle convenzioni comuni. Non si adagia, strattona e combatte.
Amore, immaginazione, ridefinizione del tempo e dello spazio, disegni alati, rivoluzione, questi sono gli elementi essenziali che emergono dalla raccolta.
Antonella Vairano (figlia del Sud, è nata a Conversano, in procincia di Bari) scrive una silloge curata, talentuosa e coraggiosa, inserendosi tra quelle scrittrici autonome e indipendenti che si mettono in gioco senza rete di protezione, con case editrici autofinanziate, forti solo dei propri sacrifici e passioni, fuori dai giri di ritorno delle grandi visibilità di settore.
Per questo e per il significativo valore del libro, quest’opera merita di ricevere attenzione. Buona lettura.

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